Dopo le ultime elezioni, il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica del paese. Il movimento fondato da Beppe Grillo non rivendica la leadership del comico genovese, il quale, de facto, ne rappresenta il deus ex machina: detiene i diritti di sfruttamento del logo/sito di riferimento ed è presidente dell'omonima associazione. Nel 2008, Salvoj Žižek definiva Berlusconi il “Kung Fu Panda” della politica italiana. Non l'uomo "who screwed an entire country" (come lo definì il Guardian), bensì il soggetto che ha fatto del self-screwing o self-mocking la chiave del proprio successo. Come il panda della Disney, zuzzurellone e incompatibile con la carica di “maestro di kung fu”, Berlusconi ha trionfato proprio in virtù della sua sfacciata autoironia nei confronti delle proprie debolezze. “Non facciamoci ingannare, però” - ammoniva Žižek - “dietro la maschera da pagliaccio c’è un potere spietatamente efficiente” basato sulla paura del soggetto nocivo (immigrati, clandestini, giudici corrotti ecc.). Berlusconi è ed è stato un grande feticcio (a destra si cantava “meno male che silvio c'è” a sinistra si organizzavano i No B-day).
Oggi Beppe Grillo ha elevato il pagliaccio ad un livello superiore, impersonando un clown incazzoso che non ha bisogno di occupare una posizione simbolica specifica (la cosidetta “poltrona”), per esercitare il proprio potere superegogico. Ma cos'è il superego? Secondo Sigmund Freud, in L'Io e L'es, è l'istanza psichica che subentra dopo la morte simbolica del Padre (tramonto del complesso di Edipo) e attraverso cui interiorizziamo i codici di comportamento etico, l'insieme dei valori socialmente accettati che ci guida nelle scelte (“l'Ideale dell'io o Super-io”). Succesivamente Jacques Lacan suddividerà questo agente (agency) in due parti: definendo l'Ideale dell'Io come Nome-del-padre/Grande Altro (in inglese: Big Other), un concetto molto simile all'orwelliano Grande Fratello (Big Brother): lo sguardo onnivedente dell'ordine socio-simbolico, l'Alterità verso cui il soggetto fonda il suo desiderio, sempre disatteso perchè basato su una mancanza. Il Nome-del-padre di Lacan ha però il suo lato osceno, e si esprime con quello egli nel Discorso ai Cattolici chiama “Il padre Reale” (e Žižek rielabora in Padre del godimento). Il superego allo stato puro è “questo stesso agire nel suo aspetto vendicativo, sadico e punitivo […] l'agente crudele e insaziabile che mi bombarda di richieste impossibili […] e per cui più provo a reprimere i miei sforzi peccaminosi, più sono colpevole ai suoi occhi”(Žižek, Leggere Lacan, p.98). Per Lacan il superego è strettamente legato all'inconscio, poiché diventa “l'identificazione che sommergiamo di rimproveri in noi stessi” (Discorso ai cattolici, p.76). Secondo questa teoria, dietro ad un processo guidato da un apparato di potere, c'è sempre un buco nero di godimento insaziabile. Nel film/saggio The Pervert's Guide To Cinema, Žižek cita come esempio un cartone Disney del 1935 intitolato Pluto's Judgment day.
Il superego (il tribunale staliniano dei gatti) mette in scena il “processo farsa” sotto forma di musical, trasformando l'applicazione della legge (la condanna a morte di Pluto) in un carnevale dionisiaco di puro godimento. La tragedia si consuma attraverso la farsa, il riso - a 33 anni da Il Nome della Rosa - è a servizio del potere.
Il radicamento del superego nelle dinamiche di desiderio/godimento popolare, permette a Grillo di superare Berlusconi, attraverso la non-occupazione della poltrona (il posto dell'autorità socio-simbolica occupata da B. durante il suo ventennio). Infatti Grillo non è un leader, bensì un “garante”. Ma cos'è che garantisce? Poichè la poltrona del leader è vacante, egli garantisce al “cittadino qualunque” di occuparla in maniera transitoria. Come sottolinea Giuliano Santoro in questa intervista su Giap, Grillo è populista poiché attraverso la sua non-candidatura “è come se tutti i candidati fossero Grillo”, dando voce e corpo al “capitale di rabbia” del popolo anti-Casta. Beppe Grillo è un Grande Altro superegogico, il padre del godimento post-berlusconista. La sua voce è oscena (“Vaffanculo!”), militare (“Siamo in guerra”), lussuriosa (“Sarà un piacere”): è il clown shakespeariano, il becchino dal naso rosso.
Oltre alla celebre trasposizione filmica di IT (Tommy Lee Wallace) e Joker (Tim Burton, Christopher Nolan), il regista che più di tutti si è occupato dei risvolti psicotici e perturbanti del clown è lo spagnolo Alex De La Iglesia. Balada Triste De Trompeda (2010, Leone d'argento a Venezia) è un ottimo esempio di come la maschera clowneresca possa ad un certo punto letteralmente “fondersi” con quella del mostro psicotico. Il film è un horror/action/melodrama ambientato nel periodo della spagna franchista, che vede due clown, Javier (payaso triste) e Sergio (payaso tonto), contendersi l'amore di Natasha, la trapezista del circo in cui lavorano. Dopo aver sfigurato Sergio in preda alla gelosia, Javier si dà alla macchia fino a quando non viene catturato dall'entourage di Francisco Franco (superego spagnolo par exellance). Costretto a servire il colonnello in qualità di “cane da caccia”, Javier opera su se stesso un'ultima, disperata “vestizione” da clown: usa soda caustica per decolorarsi il viso, un ferro da stiro rovente per arrossare guance e labbra e una lama affilata per contornarsi le sopracciglia. Ciò che ne esce è una sorta di Papa-melodrammatico che semina il panico in città nel folle tentativo di riconquistare Natasha. Quando lei sceglie di tornare con Sergio, De La Iglesa fa irrompere nella vicenda l'attentato dell'ETA che uccide Carrero Blanco. Potere politico e melodramma, clownerie e violenza, o per dirla alla Deleuze: “non siamo noi a fare il cinema, è il mondo che ci appare come un brutto film”.
Padre della Legge e Padre del godimento rappresentano due facce di un unico centro di potere: quando entrambe le facce sublimano, ciò che ne deriva non è equilibro, bensì orrore, buco nero, fascistizzazione emotiva.
[to be continued...]
Il padre della legge e il padre del godimento si rincorrono nel discorso umano su un nastro di Moebius che non c'entra con una legge non scritta che ci impegna all'etica. La svalutazione prima di Freud, poi di Lacan, infine dialetticamente radicale in Zizek implica il problema demodé del libero arbitrio.
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