domenica 14 agosto 2016

The Get Down (primo episodio): una storia potenziata sulla nascita dell'hip-hop




Raccontare è inevitabile. Intorno ad un fuoco, di ritorno da un viaggio, di fronte agli occhi assonnati dei bambini: l'umanità ha usato le storie per dare senso alla realtà. Per questo ogni soggetto, individuale e collettivo, ha bisogno di costruire una narrazione efficace in grado di modellare l'ammasso di eventi accumulati nel corso del tempo. Oggi più che mai, la così detta cultura hip-hop vede il riemegere di antichi relitti della memoria, navi colme di racconti e storie mai narrate fino ad ora che chiedono di essere aperte, decifrate e classificate dalla generazione "di mezzo", quella che con l'hip-hop ci è cresciuta e ora ci lavora. Una generazione digitale libera dal culto dell'io-c'ero, ma allo stesso tempo cresciuta in una mitologia urbana popolata di b-boy leggendari, dischi introvabili e "lettere base" ricopiate dai ritagli di giornale.

Una generazione che insieme alla nuova si raccoglierà attorno a The Get Down, il Wild Style degli anni 2k10. Assemblata nelle fornaci di Netflix dall'australiano Baz Luhurmann (Romeo + Juliet, Moulin Rouge!, Il grande Gatsby) la serie è ambientata nel Bronx degli anni settanta e racconta le vicende che portarono alla nascita del fenomeno hip-hop. Uscita lo scorso 12 agosto dopo oltre 1 anno di promozione, The Get Down apre il sipario con un episodio adrenalinico che supra i 90 minuti. La storia è corale, sebbene il plot ruoti attorno all'amicizia fra due adolescenti, Ezekiel "Zeke" Figuero, un futuro mc portoricano, e Shaolin Fantastic, una cintura nera di "stile" metropolitano. Entrambi figli delle politiche di abbandono del Bronx, presentata come una vera "babilonia in fiamme" per citare Jeff Chang, l'amicizia fra Zeke e Shao dischiude un mondo più complesso fatto di lotte territoriali, giri d'affari e rimpasti politici. Un approccio sfaccettato, che ci trasporta continuamente dentro e fuori la scena underground, e che al momento non celebra nessuna "leggenda" ma semmai ne ipotizza e traccia di nuove. E' il caso di Shaolin Fantastic, un misterioso eroe che indossa puma rosso fuoco e marchia New York con la firma "Shao 007". Un supereroe immaginario che condensa e potenzia i racconti di leggende del writing come Taki 183, Super Kool, Phase 2 e Lee, e viene accompagnato con ironia e gusto vintage da una regia in stile blaxploitation e kung-fu movie. 

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