venerdì 18 gennaio 2013

Gli "Amici" della Breakdance: Lettera aperta a b-girl/b-boy italian*


[AGGIORNAMENTO del 27/02/2014: Negli ultimi mesi Amici ha intrapreso una rocambolesca relazione amorosa con l'Hip Hop underground italiano, coinvolgendo personaggi noti nell'ambiente come il rapper/produttore Mastafive, ed esponenti del breaking come Anthony, Japo e per ultima la crew Knéf di Napoli. Non solo: Amici ha intrapreso un'operazione di "approfondimento" (e quindi di narrazione) della cultura Hip Hop, tentando di canalizzare il malumore e il dissenso che circola nella rete e nei circuiti sotterranei

Questa sQuola della precarietà televisiva, ha organizzato e mandato in onda una sorta di lezione/confronto sulla cultura Hip Hop. Il risultato è stato culturalmente disastroso: contraddizioni, esitazioni, panzane. Dando in apparenza "libertà di parola" ai ragazzi (l'incontro è stato proposto da uno dei  breaker durante un "fuorionda"), lo staff di Amici ne ha sapientemente messo in evidenza i deficit culturali e promosso i valori più monetizzabili. Mentre il video incriminato circola in rete, molti commenti si abbattono sulla presunta "ignoranza" dei partecipanti alla tele-lezione. Invece che indirizzare le colpe, non potremmo concentrarci sulla provenienza dei colpi? 

E' sufficiente analizzare la disposizione dei "personaggi" per determinarne le relazioni sbilanciate di potere. I ragazzi e le ragazze siedono raggruppati in un divano, indossando ridicole tutine gialle, mentre il supposto-essere "tutor culturale", è un adulto in abiti sobriamente casual, che siede alle spalle di una schiera di libri. Oltre al vantaggio "scenografico", ne ha un'altro ben più palese: controlla un televisore grazie al quale mostra in risposta o in anticipo rispetto alle parole dei ragazzi/e, dei videoclip che parlano al posto suo, parlano da soli. La video-scaletta è già programmata: il programma sa dove andrà a parare, mentre i ragazzi/e no. A loro è data una ridicola lavagnetta, dove il breaker proponente l'incontro, ha scritto la parola "rivoluzione" a cui non sa dare un significato univoco. Di contro, il conduttore dice di essere "un frequentatore dell'Hip Hop", distanziandosi ulteriormente dalla cricca del divano, e promuovendo un punto di vista meno emotivo, più sobrio (come il suo abbigliamento). La sua tesi è la seguente: l'underground è "militante" e "minoranza" (termini usati in senso negativo!), oltre che "integralista", perchè non accetta di invischiarsi col "commerciale" (termine "fuzzy" usato per accomunare Sangue Misto, gruppo anni '90 proveniente dalla realtà militante di Bologna, con Moreno, un rapper proveniente dalla realtà miLLantante di canale 5)

Così, quando Japo dice la cosa più sacrosanta del mondo ("Vengo dalla strada"), essa suona automaticamente retorica, giovanilista, ridicola. Questo perchè un format influisce non solo sulla potenza delle argomentazioni ma anche sulle modalità interpretative dello spettatore (aka sulla sua ermeneutica). Nel caso di Amici, la strategia è ferrea: chi pratica una disciplina dovrebbe saper "comunicare" ad un pubblico di massa e non di nicchia. Se non riesce a farlo, c'è bisogno di qualcuno (sempre Amici) che gli elargisca, a seguito di numerose e spettacolari sfide e tele-voti, gli strumenti per farlo. E' un misto di retorica neo-colonialista e filosofia Crociana: se non sai esprimerti (nei termini che Io, soggetto maggioritario, impongo) tu non sai veramente chi sei e cosa fai. Più tenti di esprimerti (con i linguaggi a te più vicini e congeniali), più dimostri la tua inadeguatezza (nel contesto che Io ho creato, da me e per me). Così Io (Amici), non solo ho la possibilità, ma ho il dovere di istruirti (cioè di instaurare una relazione sbilanciata di dominio e quindi aumentare, anzichè diminuire, la distanza "culturale" che ci separa). Amici è anche questo, con una marcia in più: attraverso il tele-voto (e l'hashtag #Amici13) offre l'illusione, ai singoli "ignoranti", di ricoprire una posizione di potere. Ma è sempre Amici che elargisce gli strumenti per interpretare la realtà televisiva, ergo: è come offrire un piatto di spaghetti ad un affamato e dire: "puoi mangiarne quanto vuoi, a patto che usi la...cannuccia!" (o come direbbe Dj Gruff: "E' come se uno dopo aver cagato, si pulisce con la mano, e con quella cazzo di mano volesse stringere la mia, giustificandosi del fatto che di questi tempi non si trova carta igienica").

Ora: cosa succede se utilizziamo gli stessi strumenti della nostra dominazione per promuovere strategie di libertà? E se usassimo l'hashtag #Amici13 per diffondere e mostrare il "lato oscuro", subdolo e cafone di questa trasmissione? ;-) ]


***
 
Apro il 2013 con questa lettera rivolta a chi vive e segue le vicende della comunità di Breaking italiana. Non mi rivolgo strettamente a b-girl/b-boy, ma anche al così detto "pubblico" dei contest, o ai fan della disciplina e soprattutto a chi si è affacciato da poco alla "scena" e percepisce le prime contraddizioni tra il fuori e il dentro.

"Lo sai che io non sono amico di maria
e tengo fuori a forza venditori porta a porta
dalla vita mia"
Danno, Accannace

Amici,
da quand'è che siamo diventati amici io e te? Da quando abbiamo incrociato lo sguardo per la prima volta all'allenamento? Dai tempi del corso di breakdance o addirittura dai tempi della strada? O quella volta che ci siamo sfidati, puntando tutto sugli ultimi 5 euro nel portafogli? Siamo amici perchè sono settimane, mesi, anni che ci incrociamo agli eventi ignorando la vita dell'altro? Allora siamo una comunità di ignoranti, strictu sensu. Oppure no, siamo amici proprio perchè nella sfida ci prendiamo per quello che siamo realmente, ci confrontiamo su un piano talmente intimo che a scuola, a lavoro, a casa, nessuno conosce quell'aspetto di noi. E siamo ancora amici quando ci insultiamo su internet per un video commentato a la cazzo, per "la kultura Hiphop", o perchè "L'Italia fa schifo"? Forse la nostra amicizia si regge solo attraverso un mezzo (il breaking, internet, il contest), ma tolto il mezzo che rimane? Cosa fa quella b-girl quando torna a casa? A cosa pensa prima di addormentarsi? Studia ancora o è in cerca di un lavoro? Che ne pensa dello Stato, della famiglia, dell'odio, di me, della vita? Gli amici di solito si confrontano su queste cose.

Ma amici de che? Amici dell'Hip Hop, della Danza...di Maria? Ora la "Break Dance" è su Amici di Maria e non posso, non devo, illudermi che questa "amicizia" possa durare. Quando è uscita sta' Maria, io facevo il primo liceo e ballavo da pochi mesi. "Saranno Famosi" era il titolo del programma e anch'io - lo confesso - sognavo di entrare per dare una lezione ai vari Leonardo Fumarola di turno. In quel periodo della vita in cui ogni cosa che ti passa per la mente la appunti su un diario, io scrivevo storie del tipo: "Spaccherò il culo a tutti!" - "Porterò il vero underground nella scuola". Misunderstandings.

"Il mezzo è il messaggio" diceva il saggio. Ovvero: è il mezzo con cui trasmetto un messaggio, che ne determina prepotentemente il contenuto, e non viceversa. Una coscia di vitellone, per mezzo del tritacarne, diventa macinato. Provate a mangiarvi un burrito o a fare una polpetta, buttando dentro pezzi interi di carne...

In tv ci sono dei format, come in cucina delle ricette. Quello di Amici risponde a quello del "talent show", ovvero una fusione diabolica fra il vecchio spettacolo di varietà e il reality show. Lo scopo è quello di creare e gestire un immaginario fatto di personaggi (i concorrenti), archi narrativi (sfide, eliminazioni, prove ecc.) che portino alla fidelizzazione del pubblico (televoto, discussioni, gossip, ecc.) e - con una tesi ancor più radicale - all'integrazione di determinati schemi di pensiero e soggettività. In 15 anni, Maria de Filippi non ha lanciato nuovi talenti , bensì ha fornito un modello giovanile intossicato (e consumista) di vivere le arti performative (danza, canto, recitazione). Disprezzo questa strategia con tutto il cuore.

E qui entra in gioco il compromesso: se una disciplina vuole visibilità, deve scendere a compromessi. Ma ci sono almeno 2 obiezioni:

1. Al compromesso c'è già scesa negli anni '80, quando a Flashdance (1981) seguirono tutta una serie di eventi su scala mondiale che portarono il Breaking alla ribalta (tutti i quarantenni di oggi, dicono di aver fatto Breakdance ieri!). Poi il fenomeno è scemato perchè impostato in quanto moda, e ad oggi, l'opinione pubblica associa il Breaking al retaggio anni '80-'90. Finchè il Breaking sarà sfruttato da agenti esterni al movimento, o avrà dei brevi "fuochi di paglia" commerciali, oppure si snaturerà a tal punto da diventare tecnica integrativa per le varie coreografia di urban dance (vedere che fine ha fatto il Krumping: da stile di ballo/vita all'ultimo grido, a manciata di passi da inserire fra un pop e uno shake).


2. Ma davvero oggi il nostro orizzonte utopico è limitato a pensare che Amici sia "il migliore dei mondi possibili"? Davvero non riusciamo, a fronte di 40 anni di storia e un collegamento ormai worldwide fra le varie scene, a pensare ad un modello originale e autonomo per diffondere la nostra disciplina/cultura senza perdere il contatto con le radici? E non ci accorgiamo che i format televisivi italiani sono di default molto più melodrammatici, faziosi, tracontanti (in una sola parola: scrausi) di altri paesi dove nell'underground il rapporto con le origini è molto più saldo? Lo testimonia anche la "tipologia" di breaker che è andata in onda su Amici...


Il commerciale non va bandito, ma allo stesso tempo io non voglio pensare che dovrò farne parte sempre e per forza. Io devo elaborare delle vie alternative, devo reagire, perchè questo non è uno scontro fisico, è una lotta per il dominio dell'immaginario, della nostra facoltà di ri-pensare il mondo per come ci piacerebbe che fosse. Cazzo, siamo una comunità di vent'enni, i nostri "vecchi" li contiamo sulla punta delle dita, c'è una ragazza ogni duecento b-boy, rappresentiamo il nostro paese all'estero e non abbiamo uno straccio di posto per allenarci e stiamo a discutere se Maria è o non è amica nostra?

Io non posso dire: meno male che c'è Maria perchè almeno il Breaking avrà visibilità; perchè almeno quando il ragazzino si iscriverà al mio corso, lo indirizzerò nel modo giusto; perchè quando saremo passati da 1000 a  100mila, potremo rivendicare la nostra autonomia. Non posso - e non devo - perchè altre strade (e altri format) ci sono e sono già percorribili. 
Basta immaginarli.    

Peace,
Nexus

 

46 commenti:

  1. Perfetto , non fa una Piega! Grazie per l'articolo!

    Lil'Blade.

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  2. Argomentazione bene accurata. C'è da dire che i primi Breakers sono Since 1965

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  3. è la seconda volta che lo leggo, spesso serve anche perche si cresce e rileggere un vecchio articolo fa riflettere e capire, oltre il significato dell'articolo anche sestessi.
    Concordo pienamente, i format esisteranno sempre..siamo noi che scegliamo il nostro pensiero, le nostre stesse azioni ci giudicano.
    bella!

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  4. L unica maniera di combattere questo format televisivo è farne uno nostro

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  5. Ho letto l'articolo. Quali sono le soluzioni reali e concrete che proponi ? Quali sono i sentieri non immaginari che si possono percorrere?

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  6. Io non posso dire: meno male che c'è Maria perchè almeno il Breaking avrà visibilità; perchè almeno quando il ragazzino si iscriverà al mio corso, lo indirizzerò nel modo giusto; perchè quando saremo passati da 1000 a 100mila, potremo rivendicare la nostra autonomia. Non posso - e non devo - perchè altre strade (e altri format) ci sono e sono già percorribili.
    Basta immaginarli.
    non sono assolutamente daccordo su questo ultimo quo pensiero perche semplicemente penso che i ragazzetti che verranno ai corsi i tuoi o queli di un altro verranno con la testa gia impostata quella impostata dalla televisione in questo caso da maria etc etc !!quindi sarà molto peggio non troveranno quello che vogliono e andranno magari in un altra palestra dove faranno un paio di coreografie di minchia sognando di fare step up o di andare un giorno da maria !!
    peace (nagasaky)

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  7. Amen!
    Comunque sia, tutto questo "mercanteggiare" sul hip hop in generale mi rende un botto sfiduciata e triste sulle nuove generazioni e sulla alta capacità di plagio che vivono nel nostro paese....poca documentazione, poca voglia di sapere e troppa d'apparire....Io dico che oggi la genuinità è per pochi....
    -Ninetta-

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  8. Cerco di replicare agli ultimi quattro sacrosanti commenti di Hamed, Froz, Nagasaky e Nina, ringraziandoli per aver rinfocolato la discussione qui sul blog, e non su Facebook dove il potere dell'instant comment, invece che facilitare, rende le discussioni banali e frettolose. Qui, possiamo ragionare con lentezza.

    @Nagasaki: mi hai frainteso, causa intreccio sintattico. Il senso della frase è "[io non posso dire: meno Male che c'è Maria] perchè almeno[,] quando il ragazzino si iscriverà al mio corso, lo indirizzerò nel modo giusto". Dunque concordiamo :-) Non si può "gioire" che Maria abbia portato ragazzini/e nelle scuole di danza poichè costoro saranno alla ricerca di modelli intossicati (e "market-oriented") del breaking o della danza in generale.

    @Nina: porre l'accento su questo "mercanteggiare" attorno alla Doppia H, è fondamentale. Tuttavia non deve farci cadere in una grande trappola interpretative: pensare che ci sia un'opposizione netta fra "underground vs commerciale" e che Noi - quelli che vengono dalla strada, che ballano nei cerchi, che organizzano Jam, che collezionano dischi, che insomma "vivono la Kultura HH" - abbiamo un punto di vista privilegiato su Loro - quelli che vengono dalle palestre, che partecipano solo ai contest, che sia allenano ma non ballano, che in definitiva non sanno un cazzo del vero Hip Hop. Noi facciamo sempre parte dell'oggetto che stiamo criticando: siamo dentro e contro l'evoluzione dell'Hip Hop, come a sua volta l'Hip Hop è dentro e contro la produzione culturale del sistema tardo-capitalista. Noi dobbiamo guardare alla realtà in maniera complessa: dar voce ad una molteplicità di storie come diamo vita ad una molteplicità di stili. Invece abbiamo trasformato l'Underground in un palcoscenico (paradosso!), dove scenarizzare il biasimo nei confronti di un passato glorioso che in realtà non è mai esistito, e, se fosse esistito, non ci apparterrebbe (qualcuno di noi ha vissuto condizioni di indigenza e segregazione razziale nel West Bronx degli anni 70'?). E poi - last but not least - c'è il fattore temporale. Qual'è il confine per passare dall'underground al commerciale e quanto commerciale devo diventare per cancellare tutto il mio valore underground? "Se un infame resta infame allora un re resta re" ammoniva Neffa. Poco tempo fa, parlando di persona con Crazy Legs, egli mi ha rivelato come a distanza di anni si sia reso conto che i "graffiti" sono effettivamente una mancanza di rispetto nei confronti della proprietà altrui e che se avesse beccato un ragazzino taggare sulla "sua proprietà", lo avrebbe preso a calci nel culo. Questo fa di Crazy Legs...cosa? Tornando ai "nostri pizzi", che dire di Popping Kris, Mastafive e Japo ad Amici di Maria? In pochi minuti di apparizione tv hanno "bruciato" tutto il loro valore underground? Se fosse così allora anche Maurizio aka The Next One si sarebbe già bruciato nel lontano 1989 quando ballò sul palco di "1,2,3 Jovanotti"...Questa dualismo e questo "giudizio dall'alto" ha come unico scopo quello di indebolirci.

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    1. @Hamed: per questo noi non dobbiamo lottare per proporre non solo format alternativi, ma sistemi sostenibili di produzione culturale e sociale.

      @Froz: "Che fare?" - diceva Lenin ;-) L'orizzonte di cui parlo nell'articolo è volutamente utopico e parte dall'idea che se noi sapessimo già cosa fare non ci sarebbe bisogno di sforzarsi a pensare a delle alternative. L'Utopia, a differenza dell'utopismo, è una carica propositiva a lavorare per uscire dai confini di un sistema (e di una categoria di pensiero) che ci schiacciano sull'orizzonte del già-dato. Un format come Maria è già-dato; il contest o la Jam, come noi lo conosciamo, anch'esso è già-dato. Dobbiamo reinventare tutto, e dobbiamo farlo insieme, come una comunità fatta di una molteplicità di stili (e di stimoli). Il modello che ho più volte chiamato "bboyxploitation" (la creazione di marchi grassroots come TheBboySpot, Bboyworld o Fluidowear per sfruttare e condizionare in maniera commerciale l'immaginario dei bboy e delle bigirl) non funziona perchè si pone semplicemente come alternativa e non come superamento. Ognuno di questi "marchi" si vuole imporre sull'altro proponendo i propri eventi, sponsorizzando le proprie crew e diffondendo il loro "visione dell'Hip Hop". Fluidowear è un caso esemplare di come questa visione sia completamente fasulla e variabile a seconda di come tira il vento: dalla moda per il flexible e i tricks, alla riscoperta delle foundation europee, fino al neo "skinny style" americano.

      Io non propongo soluzioni o alternative, bensì strumenti ed iniziative per produrne di collettive. A questo proposito non sarebbe una cattiva idea iniziare a confrontarsi e incontrarsi di persona e - come sta avvenendo a Roma - sviluppare una serie di pratiche ed eventi che portino ad interagire con altre comunità e sub-culture.
      Uscire, perdersi per strada.

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    2. Caro Giuseppe...nel Ruba bandiera di Maria,dove 5 euro fanno da bandiera e dove tutti si accalcano per accaparrarseli,non guardando in faccia nessuno e sputando sulle proprie radici,nn c'è posto per quelli che al contrario,su di quelle radici hanno basato le proprie convizioni e ideologie.

      Purtroppo il breaking sta subendo una commercializzazione in ogni parte del mondo,ciò nn fa altro che attirare con la promessa di gloria,fama e denaro anche chi..di questa cultura nn sa praticamente nulla e cosa peggiore nn ne vuole sapere.
      'Ti dico per esperienza personale,che proprio molti di quelli che stanno in 'prima linea' venderebbero le madri pur di avere un pò di gloria'.
      Le nuove generazioni,avendo come modelli persone del genere,cresceranno ricercando qualcosa che gli potrà essere dato solo persone del genere..sarà un ciclo che porterà acqua sempre allo stesso mulino..e ciò che il breaking realmente 'è' finirà per essere sovrastato da quello che il breaking 'dovrebbe essere' per potersi vendere al meglio.
      Ciò che è underground dovrebbe restare underground...e c'è,chi è saldamente legato alle proprie 'roots'....piu' di quanti abbiano deciso di vendersi.La coscienza e la conoscenza collettiva possono far rifiorire la nostra cultura,bisogna muoversi nelle direzioni giuste...
      Hai pienamente ragione sull'organizzazone di eventi e per quanto mi riguarda cercherò di darti il mio pieno appoggio.


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    3. Grazie, se solo sapessi chi tu sia.
      Ricordatevi di firmare i vostri commenti ;-)

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    4. La differenza fra mainstream e underground sta solo nella rapporto fra azione e diffusione alla massa. Se delle persone "underground" organizzano un evento (azione) come dio comanda e riescono a portarlo alla visione di tutta l'italia (massa) avremo un evento underground mainstream. Il punto della situazione come dice Nexus è creare unità, e cercare format e canali alternativi che crescano nel tempo, stando attenti però a non farsi inglobare dal sistema. Pace

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    5. Giusto una precisazione: piu' che Unita' (concetto caro alla tradizione zulu nation) userei il termine "ricomposizioni". L'unita' spesso rinvia ad un unico blocco da contrapporre ad un altro e - di conseguenza - al ristabilimento di una logica interpretativa 'noi vs loro' di cui sto cercando in tutti i modi di distaccarmi.

      D'altro canto, la comunita', per come siamo abituati a viverla, e' frammentata quasi di default: i vari network della contemporaneita' (internet, relazioni sociali, commerciali, culturali, professionali ecc.) sono caratterizzati per i loro legami multipli ma deboli, invasivi ma effimeri, appiccicosi quanto dinamici. Dobbiamo e possiamo lottare contro questa logica riformulando della pratiche di "unione forte" tramite diversita' numericamente deboli.

      Il rischio dell'invocazione dell'Unita' e' che sottilmente si instauri un "gruppo di garanzia" per il mantenimento della suddetta e si finisca col creare dei muri e non delle passatoie. Quindi assolutamente Si' ad idee e pratiche di ricomposizione culturale e sociale dell'HH, che sfruttino le spinte alla diversita', alle molteplici versioni e attitudini.

      In ultimo sui formar: che siano alternativi nel senso che propongano una forma diversa e 'aperta' rispetto alle logiche mainstream e non semplicemente dei referenti o temi provenienti dall'underground. Non scordiamoci che il termine Underground ha un significato ambientale e successivamente e' stato declinato come 'status mentale'. Noi non siamo quel che siamo 'a prescindere' dal contesto in cui viviamo. Non che siamo determinati dal contesto, ma siamo sempre dentro un certo contesto. Underground e' questo stato eco-mentale di incontro-scontro fra strada, soggettivita' e flussi sotterranei.

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  9. Gran bell'articolo. Spero che le vostre iniziative a Roma funzionino e poi si allarghino anche in altre zone.
    Jay.

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  10. "Io devo elaborare delle vie alternative, devo reagire, perchè questo non è uno scontro fisico, è una lotta per il dominio dell'immaginario, della nostra facoltà di ri-pensare il mondo per come ci piacerebbe che fosse." Se riuscissimo a sostituire quel "io" con un "noi" sarebbe un ottimo punto di ri-partenza per proporre sistemi sostenibili di produzione culturale e sociale. In questo modo tutti avremmo un ruolo fondamentale, vecchie e nuove generazioni, per far rifiorire questa cultura.
    Inoltre potremo offrire alle future generazioni delle ideologie ben precise, cosa che ultimamente non accade. Da quando ho iniziato ad avvicinarmi al b-boying avrò sentito migliaia di versioni diverse riguardante esso da persone di diverso calibro... questo non va bene e mette in difficoltà chi magari crede ancora in questa cultura. Io purtroppo non ho i mezzi necessari, ma se gli avessi li metterai a disposizione di chiunque dimostrasse un vero interesse x questa cultura.
    Solo feedback positivi, 0 "grupetti"... Un GRANDE COMMUNITà :D

    Cmq grande Nexus ;)

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    1. Il "noi" è sicuramente doveroso e penso che la chiamata collettiva sia abbastanza evidente - a dispetto della persona verbale che uso :-P.
      Riguardo alle ideologie, penso tu ti riferisca ad un sistema di valori di riferimento che in un certo senso "regolamenti" la cultura.

      Sono scettico nell'imboccare questo sentiero. Cosa c'è di sbagliato nel sentire "migliaia di versioni diverse"? Da chi e in quali contesti le hai recepite? E soprattutto: questa tua/nostra "difficoltà" nasce solo a causa di storie fuorivianti e fasulle, oppure è determinata dalla nostra mancanza di senso critico?

      Invece che incanalare le storie in una Grande Unica Narrazione (questa sì "Ideologica"), dovremmo sia moltiplicare le storie sia gli strumenti con cui le interpretiamo, i momenti in cui le confrontiamo e le situazioni per cui ne inventiamo delle nuove.

      Non ti sembra un'orizzonte ben più affascinante e orizzontale? ;-)

      PS: firmate i commenti, pls.

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    2. Bè una linea generale secondo me ci può essere e la parola chiave è Positivo. Adesso lo so che mi direte che l'aggettivo positivo è relativo alle persone che l'osservano, ma se parliamo di Cultura Hip Hop allora la questione cambia e positivo è riferito alla preservazione ed evoluzione della stessa, per un miglioramento di se stessi e della comunità che ci circonda, quindi la risposta si da da sola. Quello che vedo dalla mia esperienza (non vorrei sembrare duro) è che tanti parlano ma poi quelli che passano all'azione (non discipline ma organizzativo di un collettivo che comporta anche un grande lavoro su se stessi) sono molto pochi e non uniti. Quindi il lavoro di base sta nel creare collegamenti fra le persone ma non è facile, anzi e ci vuole molto tempo. Poi ci vuole 1 cosa in comune la volontà e la priorità nella propria vita personale nello svolgere questo progetto, se no non si va da nessuna parte. Ps e una grande dose di pazienza. Pace Smogone

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  11. Mi sono iscritta ad un corso di break dance meno di cinque mesi fa. Era 'lo sfogo' a cui tiene tanto mia madre, un modo per staccare dalla scuola, per non pensare a nulla per un'ora e mezza, per mantenermi in forma. All'inizio mi concentravo a fare bene il six-step perchè poggiavo tutto il palmo della mano (lo faccio tutt'ora, sigh), a velocizzare il baby/doll, a capire il tempo per fare un freeze. Ma vedevo che gli altri ragazzi che ballavano con me (normalissimo corso principianti under18), quando l'insegnante faceva partire la musica, non riuscivano a stare fermi e io non capivo cosa sentissero, perchè a me non faceva quell'effetto; iniziavano a sorridere e a muoversi sempre più velocemente, chi più goffamente chi con un flow (scusate sono ancora drammaticamente ignorante ma penso si dica/scriva così) fantastico e, stop, per loro non c'era nient'altro. Ci sono stata malissimo, mi sentivo stupida, un'incapace, non entravo nei cerchi a fine lezione (sinceramente non ci entro tutt'ora ma dettagli) perchè avevo paura di non essere 'all'altezza', di non riuscire mai a essere come loro. Qui è subentrata la Family, che ora posso definire anche 'mia'. I ragazzi più grandi, che ballano da più tempo e che c'erano già passati, mi hanno aiutata, rassicurata, mi hanno insegnato il nome di ogni passo (che io, puntualmente, non ricordo) e, soprattutto, non mi hanno fatta sentire emarginata perchè non conoscevo Froz o una crew o una canzone. E non mi hanno lasciato mollare, andando in una scuoletta dove, invece che break dance, insegnano danza moderna con le canzoni di Macklemore.
    Mi sentivo emarginata perchè li vedevo come un gruppo chiuso dove io non potevo entrare perchè non abbastanza bgirl, perchè non ballavo per strada o perchè a volte saltavo le lezioni per studiare. (Ora arriva il collegamento con 'Amici', promesso)
    Andando da 'Amici', questi bboy faranno pensare ai futuri breaker che non devi per forza stare nel 'sistema' per poter fare 'il figo', sfoggiando Tomas o mortali così da poter rimorchiare e quindi la Family, quella che non mi ha fatto restare e che penso sia l'essenza della break dance, ciò che la differenzia da tutta l'altra merda, non esisterà più perchè ci sarà solo la 'gloria' individuale.
    Ma, d'altro canto, bisognerebbe essere più aperti: non si può pretendere che un ragazzo per poter entrare in una Family sappia la storia della break dance e i suoi maggiori 'esponenti', perchè altrimenti diventa un altro impegno e noi (sì, me sto a allargà) ragazzi di 15 anni ce ne abbiamo davvero abbastanza. E' un po' il cane che si morde la coda. Il 'gruppo' si chiude perchè ci sono più teste vuote con addosso 500euro di roba e ragazzi che sanno di poterci mettere un po' di carattere lasciano stare perchè spaventati.
    Scusate per il commento chilometrico, mi sono lasciata, uhm, trasportare.

    p.s: grandissimo articolo, grandissimi commenti

    Emma/(pseudo)bgirl Reor.

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    1. Anche se ti definisci "pseudo" bgirl, hai colto nel segno un aspetto importante di questa disciplina: non basta praticarla, ma serve viverla all'interno di una comunità (la così detta "scena") che è molteplice e transculturale.

      L'oscillazione fra apertura/chisura del "Sistema Hip Hop" non deve sviarci dal comprenderne le peculiarità e le potenzialità. Come ho scritto molte volte, la peculiarità è proprio quella di avere un sistema socio-culturale di riferimento e la potenzialità è quella di produrre pratiche e idee alternative sia per il singolo individuo (il bboy/bgirl) sia per una comunità (la crew, la scena italiana o quella worldwide).

      Riflettere su questo è molto più importante che domandarsi quale sia la "vera" scena o quella più underground, non trovi?

      Si tratta di capire chi amministra (e spesso sfrutta) i frutti di questo circolo mutante che è l'Hip Hop, e nel caso in cui si creano aggregatori di potere (Amici, ma anche alcune prese di posizione di quale "old school"), trovare vie di fuga alternative che riconsegnino il timone alle comunità e mai ai singoli.

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    2. a proposito del discorso sull'importanza della scena vi linko questo articolo. Pace
      http://zulunationitalia.blogspot.it/2013/12/limportanza-della-scena-in-strada.html

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  12. Non so cosa altro dire, mi dispiace. Certo Ilenia Rossi l'ho vista anche io: una che non aggancia corona-tomas non può giudicare Japo: è ovvio. E quella musica ? Dio mio, che orrore. E Steve La Chance, c'è ancora Steve La Chance ad Amici ? Un omone che fa delle "presone": fuori dal tempo da sempre, già vecchio ai tempi di un vecchio spot della Barilla...
    Ma, ad essere sincero, non me la sento neppure di buttare la croce addosso a Japo o ai Knef perchè ci stanno provando. Japo faceva il verniciatore alla FIAT con un contratto a tempo determinato. Non gli è stato rinnovato il contratto. Che cosa doveva fare ? Se vuoi campare con la danza, devi ballare e l'immondo Amici è, comunque, una vetrina. Una vetrina discutibile ma, comunque, una vetrina. Di Maria de Filippi penso, personalmente, tutto il male possibile: una donna intelligente che ha scelto, consapevolmente, di fare e celebrare il "male". Uomini e donne, C'è posta per te, Amici di Maria: è l'ergastolo della cultura. Un ergastolo, peraltro, costruito a regola d'arte: una specie di fortezza Bastiani dove gli uomini, la mattina, si fanno le sopracciglia, vanno dal manicure, non si vergognano dei loro vestiti alla moda, dei loro flirt repellenti. A volte sogno gli ultras del Partizan.
    Ciononostante non riesco a buttare la croce addosso a quelli di noi che ci stanno provando o ci hanno provato. Sono, comunque, dei Breakers fortissimi e, quando usciranno da lì, camperanno un altro anno ancora in questo paese nel quale persino i migliori fra di noi si arrabattano ogni santo giorno. Come diceva Giacomo nel dialogo con l'islandese ? "(...) è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall'inedia che appena ebbero la forza di mangiarsi quell'islandese (...) e, presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno".
    Così sarà per i nostri eroi televisivi o, forse, no. Di Emma Marrone in Alessandra Amoroso qualcuno diventerà famoso – magari come Marco Carta o come Yaman - o, forse, di più. Oppure no. Si spengono i riflettori, non squilla più il cellulare, Japo torna a casa dopo il suo quarto d'ora di celebrità.
    Mi dispiace: per me è più facile sopportare queste cose. A me di Maria non me ne frega niente. Io non credo nell' Hip Hop. Non credo nella sacralità delle radici niuiorchesi, non so fare toprock come Lorenzone e non voglio tramandare niente a nessuno. Detesto i graffiti di Wany, dei Wu Tang Clan non conosco neppure una canzone, i testi dei rappers mi intristiscono, lo scratch mi annoia a morte e non mi sembra questa grande rivoluzione musicale. Sono un Breaker per caso e non devo rendere conto a nessuno. Io non traggo nessun reddito dalla Break e, per questo unico motivo, sono libero. Sono libero, persino, di farmi Maria de Filippi o di raccontarvi una altra sconvolgente verità: non siamo fighi, non siamo più fighi. Scordatevelo. Siamo puttane. Ed un cliente vale l'altro.

    L'opinione di Karla (a Karla piace darla)

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    1. Cara "Karla", come sempre le tue riflessioni sono una gragnuola di meteoriti che non lascia scampo al pianeta Hip Hop, provocando l'estinzione di qualsiasi passato/futuro glorioso.

      Eppure, queste visioni apocalittiche, sono ben lontane dallo sventolare la bandiera bianca sul fronte Doppia H. Sono invece una risorsa in quanto sguardi utopici su ciò che non è accaduto, sulle faglie e gli smottamenti in seno alla Kultura, fino a quei giudizi che nessuno osa dare ("lo scratch mi annoia a morte e non mi sembra questa grande rivoluzione musicale"). In questo sei molto FoucaultianA.

      Per elaborare delle risposte alternative all'Industria dell'intrattenimento culturale, bisogna prima di tutto accettare la natura 'incongruente', 'nociva' e 'contaminata' in seno all'Hip Hop.

      Non ci si può autoassolvere pensando che sia esistito un momento in cui tutto era 'genuino', e poi, a causa di fattori esterni (gli impresari, i mass-media, la Società), sia stato gradualmente avvelenato. Questo ci riporta all'interpretazione dualista e monolitica che prima si criticava. L'Hip Hop non è tutto 'fresh & cool'. Il veleno siamo noi, siamo anche noi. L'Hip Hop è anche/a volte maschilismo, esclusione, ipocrisia, violenza. Sì, violenza. E se vogliamo proprio guardare alle origini, la stragrande maggiornaza dei così detti 'pionieri' sono/o sono stati in carcere: spaccio, aggressione, rapine in banca. L'Hip Hop per molti ex-ventenni, si è rivelato un vicolo cieco.

      Ma l'attenzione, come ricorda "Karla", non va rivolta alle singole persone bensì ai flussi collettivi e ai dispositivi istituzionali/ideologici che li attraversano (e/o che sono a loro volta attraversati dai flussi). La contraddizione è insista in ogni singolarità: lo schiaffo della realtà giunge prima o poi a chiunque di noi e la risposta che diamo è sempre estemporanea, goffa, raramente ponderabile.

      Non è questione se Japo o i Knef facciano bene o male ad andare ad Amici. Il punto è: noi, in quanto comunità Hip Hop, quali alternative possiamo elaborare affinchè dei b-boy/b-girl di talento non siano costretti a vendersi il culo?

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    2. l'unica possibilità è l'unione degli elementi e delle persone scusate se mi ripeto ma l'esempio è la macchina l'HipHop ha 4 discipline ovvero 4 ruote ma al momento andiamo in giro con una ruota alla volta e intanti casi di mescola finta oppure mista. Dove vogliamo andare? se avessimo 4 ruote avremmo 4 volte il potenziale. Però non si possono costringere le persone, quindi a parer mio c'è anche da mettersi in testa che la cultura Hip Hop nel suo complesso rimarrà di nicchia mentre gli elementi diventeranno e potranno diventare mainstream non è colpa di nessuno e non ci si può fare niente. Facciamo quello che ci piace fare e facciamolo in maniera positiva. Pace

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  13. Scusate ma i ragazzi entrati adesso i 'KNEF' nn sono quelli che hanno vinto il battle of the year?che esempio stanno dando?

    (Rito-ST Crew)

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    1. Ho in parte 'deviato' la tua domanda nel commento sopra, e qui vorrei ragionare su questo fatto de 'L'esempio'.

      Se Afrika Bambaataa va ad Amici, sputtana tutto il suo passato o diventa un esempio per le future generazioni? Dipende: forse entrambe le cose. Per fortuna non siamo tutti uguali e ognuno, in base alle proprie esperienze/contesto/gender reagisce in modo diverso ad uno stesso 'stimolo'.

      Il problema sta nel capire quanto la sua 'identità underground' (attraverso la quale, nella scena, hanno e danno un certo esempio) venga intossicata o trasformata dalla strategia televisiva in cui è catapultato.

      Io non credo che una persona possa a priori, attraverso una forma di "osmosi mentale", trasmettere una sorta di flusso positivo. Siamo esseri in-divenire, immersi in un contesto simbolico che creaiamo e contemporaneamente ci crea.

      Nel concreto: i Knef posso ballare nel modo più 'underground' possibile, ma se lo fanno replicando uno scontro coreografico alla 'Step Up' su "Io penso positivo" di Jovanotti, il risultato sul pubblico potrebbe leggermente variare rispetto a quello ottenuto in un contest o una jam underground.

      Questo non significa che Knef, Japo, Mastafive o chi altri, siano dei 'venduti'. Loro possono e devono fare del loro meglio, cercando di esprimersi nella maniera più aderente possibile all'identità underground che noi tutti conosciamo. Il problema sta nel capire quali strategie a livello narrativo, visuale, sonoro ed 'emozionale' si svolgono durante le loro azioni. E vi assicuro che non è per niente facile, specialmente se ci stai dentro. Per questo il nostro ruolo (da esterni) non è quello di demonizzare il singolo soggetto, ma cogliere la situazione al balzo per parlare delle conseguenze del "fast food culturale" di Amici.

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  14. Sinceramente penso che,se l'esempio che sta portando 'amici' è sbagliato e mirato a commercializzare una visione distorta della nostra cultura,chiunque ne faccia parte consapevole di ciò,stia di conseguenza sbagliando.
    Se Afrika bambaataa andasse in tv lo farebbe cn dietro un bagaglio tale di radici e convinzioni da mostrare ciò che realmente è quello in cui crede...nn penso si venderebbe per un pò di gloria come a mio parere stanno facendo i Knef...Vorrei giusto portare l'esempio di Remind...sicuramente nn è paragonabile ai Knef,e mai lo sarà...però in un intervista ha raccontato di essersi allontanato da questo mondo dopo che,per soldi naturalmente,gli era stato commissionato uno show su Bootylicious...In quella occasione lui è andato contro ciò che gli era stato detto di fare allontanandosi anche dai suoi stessi compagni,solo perchè quello nn era altro che gettare fango su ciò in cui lui credeva...perciò..parlando di integrità morale...certa gente nn dovrebbe definirsi cultori di ciò che abbandonano alla prima occasione...si definissero ballerini disposti a tutto pur di lavorare sfruttando il breaking...nn bboy...

    (Rito-ST Crew)

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  15. Indipendentemente da tutto.. Io penso che so debba smettere di pensare al. Breaking come un lavoro... La parola breaking e la parola lavoro sono due cose distinte e separate.. Può diventare un espediente per fare soldi.. Quello sì ci puoi fare un bel gruzzolo per qualche periodo di tempo.. Ma il lavoro vero è un altra cosa.. Il lavoro vero è una cosa che bella brutta provoca stress fisico o mentale.. Quando vedo gente che continua a definirsi 'lavoratore dell hip hop' mi arrabbio perché penso a chi si balza alle sei e va magari a ristrutturare la facciata di un palazzo al freddo... Se si potesse campare a vita facendo una cosa bella come il breaking... Tutte le persone che studiano o si ammazzano di lavoro cosa sono?? Degli stupidi?.. Sono stato in America ho fatto gli show con gli americani guadagnano un sacco di soldi ma poi a quarant'anni si ritrovano co tendini e muscoli che nn funzionano bene.. Diventano meno competitivi.. E i giovani si prendono la scena.. Credetemi è una vita triste... A parte qualche eccezione c'è solo fame... Il breaking è così bello in quel cypher che facciamo con i nostri amici.. Li resta puro.. Li i soldi non ci sono e non li vuole nessuno... Un saluto

    Un meridionale

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    1. Oddio, se il nostro unico orizzonte di lavoro dovesse essere quello di spaccarsi la schiena per un tozzo di pane, preferirei di gran lunga la prospettiva degli street show. Ma il punto è che lavorare con la propria passione non dovrebbe essere sinonimo di 'precarietà'. Da noi, come in altre parti del mondo, lo è diventato.

      Chi va (o è costretto) ad andare ad Amici, lo fa' dopo un passato tirato a campare fra lavori part-time, spettacoli alla sagra del cinghiale, comparsate in discoteca, massacranti show in strada e qualche turno nella buon vecchia fabbrica. Ma Amici, a differenza di un percorso artistico serio, incarna anch'esso un orizzonte di precarietà. Quando parlo di "fast food culture" mi riferisco a questa carosello di visibilità/invisibilità che porta alcuni soggetti, nel giro di pochi mesi, dalle stalle alle stelle e di nuovo alle stalle. Street-show, scuole di danza e...Amici: il nostro orizzonte è limitato solo a questi 3 impieghi del breaking? Perchè non si pensa al teatro, alla pedagogia, al filmmaking, al giornalismo, all'editoria?

      Come ventenne che è riuscito a mantenersi con il breaking da circa 7 anni a questa parte (sì, per me il Breaking è anche un lavoro), ho incrociato e lavorato con dozzine di ex-Amici che, dopo un breve periodo di gloria, sono tornati a condividere con me gli stessi lavoretti di sempre. Nessun progetto artistico realmente avviato. E non sto parlando di personaggi marginali, ma di ragazzi/e che avevano i loro nutrito gruppetto di fan e faticavano ad uscire vivi dalle discoteche della riviera.

      Amici è precarietà mentale, artistica e lavorativa.

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    2. Caro nexus... Io sicuramente ti ho visto in qualche contest e apprezzo il tuo breaking.... Tuttavia mi dispiace sentire da te le parole che sento da tutti...il breaking è un a cosa che può essere compresa solo da chi c'è dentro... Per Un profano, ovvero il pubblico da cui dovrebbero provenire questi soldi con cui voi dovreste campare.. Conta solo impressjonarsi con qualche bpowermoves qui come ij America... Non c'è alcuna differenza.... Guarda in faccia la realtà agli occhi di chi non capisce i bboys sono solo' scimmie da circo ' e niente più... È un a cosa che se adesso ti porta soldi.. Domani sarà la tua dannazione perché inesorabilmente ci sarà un ragazzino pii forte di te.. E tu non servirti pii a nulla... L editoria etc etc. Non esistono manco in America.. Figurati qua.. A Los Angeles qualcuno riesce a fare qualche film.. Ma credimi quelli stessi che hai visto nei movies non si pagano nemmeno l assicura sanitaria... L unico furbo è stato storm.. Che ha cercato di cambiare stile quando ha capito che il corpo non avrebbe retto... Ma si tratta di un caso su un milione.. Pensione, figli, casa.. Sono tutte spese a cui non si può far fronte in maniera concreta nel lungo termine... La buona vecchia fabbrica?? Ma siamo in Italia.. Ce la fame pii totale. È difficile dare il netturbino con rispetto parlando.. Figurati tu la fabbrica... La realtà è un altra... Io amo il breaking è ballero finché cammino.. Ma ho troppo rispetto per la parola lavoro.. E per la parola studio per associare a questa cosa.. È solo having fun e unire.. Tutto il resto è solo una deviazione perversa dellw manie di protagonismo che e ne nascoste nel proprio io...
      Un amico meridionale

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    3. Scusa quali sarebbe le cose che senti dire da me e da tutti (ma poi 'tutti' chi)? Oltretutto la tua panoramica sul lavoro nel 'breaking' mi sembra un po' riduttiva e schiacciata al presente.

      Se gettiamo uno sguardo più temporalizzato, ci accorgiamo come le opportunità di lavoro rispetto a 20 anni fa si siano sviluppate notevolmente. Oggi si potrebbe vivere tutta la vita di breaking. Quelli che tu vedi come orizzonti irrealizzabili, mi spiace contraddirti, sono realtà. E parlo dell'Italia non di Los Angeles.
      Ecco gli esempi:

      Editoria/giornalismo: U-net. E' l'unico studioso di cultura hip hop italiano che provenga dall'underground. Ormai è al suo terzo libro e le sue ricerche stanno offrendo un quadro storico-culturale sull'HH molto più minuzioso di molte produzioni editoriali statunitensi.

      Teatro/Danza/Arti: decine ormai i coreografi che utilizzano l'hip hop in produzioni da migliaia di euro. Alcune compagnie come Botega (in cui ho lavorato) ricevono sovvenzioni ministeriali, definendosi spiccatamente "compagnie di hip hop" (nonostante non siano legate all'underground). Per il resto, la mia modesta esperienza di regista/coreografo/performer mi insegna che se il progetto è ben organizzato, gli enti e le associazioni culturali sono ben disposti a mettere in calendario qualcosa di underground.

      Pedagogia/Scuola: decine di bboy/bgirl stanno aprendo le loro scuole di danza. A partire dall'esempio di Hip Hop Connection (da ormai 10 anni), l'attività didattica nella scuola è spesso associata ad un evento underground (es. Centro Stile Balneare/Pavimento Fertile) e con un po' di perseveranza è auspicabile un sempre maggior coinvolgimento nelle attività dell'istruzione pubblica e dell'università (a centinaia le tesi di laurea sull'Hip Hop!).

      Come diceva Marx: "bisogna lavorare per vivere, non vivere per lavorare".

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  16. Per cominciare mi congratulo per l’articolo. Vorrei iniziare dicendo che non amo per niente Amici, anzi molte volte penso che sia abbastanza squallido. Anche a me da fastidio l’uso di canzoni non adeguate al breaking o di impostare le sfide in maniera molto “teatrale” diciamo. Ai giorni d’oggi tutto diventa commerciale; tutto ciò che riguarda la TV ha fine economico, perciò tutto viene banalizzato per attirare un maggior pubblico. Però dobbiamo vedere anche i lati positivi di Amici, cioè di avere messo in luce la danza in generale. Permette a un bambino di fare danza classica senza essere preso in giro dato “ che è una cosa da femmine”. Ha permesso ha un paese molto chiuso di conoscere una realtà diversa dal calcio. Ha permesso di fare conoscere quest’arte anche se molte volte in maniera discutibile. Purtroppo l’Italia a livello televisivo, per ciò che riguarda l’hip hop, è abbastanza indietro rispetto al resto del mondo. Però Amici può essere un inizio per fare conoscere questa realtà e per permettere a un ballerino di avere un’opportunità di vivere di questa passione in un paese che non lo permette. Forse può aprire la strada a futuri format che metteranno maggiormente in luce questa cultura. Ovviamente il breaking è ad amici da poco e credo che col tempo impareranno e lo conosceranno meglio dando maggior risalto al vero breaking. Un'altra critica che vorrei fare è rivolta ai “radicali dell’hip hop”, coloro che si ritengono ad un livello superiore rispetto agli altri. Questa gente mi da fastidio perché si impegna costantemente a criticare gli altri impostando delle regole sull hip hop, cioè dicendo ciò che è giusto fare o meno per appartenere a questa cultura. Il mio pensiero è che noi non siamo nessuno per dire cosa è giusto o sbagliato. Non si possono imporre delle regola perché per me l’hip hop è libertà di esprimersi. E’ nato proprio per questo, per l’esigenza di libertà! Purtroppo la società odierna si basa sulla critica e sull’imposizione di se stessi sugli altri, sulla presunzione di poter porre delle regole dove non è corretto che ci siano. Io ballo break. Penso alla break 24 su 24. Mi da fastidio di dover sentirmi a disagio solo perché non conosco un rapper importante o perché non sono a conoscenza di qualche importante informazione su questa cultura. Io amo ballare e nessuno può dirmi che non sono un breaker perché non conosco determinate cose. Ogniuno interpreta ed esprime la cultura a suo modo. Chiudo dicendo che sono contento di aver trovato uno spazio dove esprimere il mio pensiero. Penso che solo attraverso la conoscenza delle opinioni altrui e l’espressione della propria si possa crescere. Spero che il mio commento sia apprezzato. Mi scuso per eventuali errori

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    1. Gran bel commento Giuseppe, ho solo una perplessità: una rete neoliberista come Mediaset + Maria de Filippi (Uomini e Donne, C'è posta per te ecc.) che interessi avrebbero nel mostrare il lato underground e sovversivo dell'Hip Hop?

      La mia preoccupazione è che, come per le altre discipline, rilancino invece un nuovo modello di concepirle e interpretarle.

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    2. Ho capito il tuo punto di vista. Ovviamente la televisione strumentalizza tutto per profitto e Amici struttura il programma per un determinato tipo di pubblico formato da signore e teenager. Però non si deve pensare che tutti guardando amici lo prendono come modello di vita. Ci sono altri strumenti che ci permettono di conoscere, come internet. Quindi puoi vedere amici come una prima fonte di conoscenza che porterà a cercare informazioni su internet. Quindi un ragazzo che nn conosce la break potrebbe guardare Amici vedere questa disciplina, esserne attirato e da li iniziare delle ricerche. Apriamo gli occhi state dando troppo potere ad un talent show descrivendo i telespettatori come passivi senza nessuna capacità di reagire e riflettere. Il mio commento era rivolto al fatto che non ci sono solo lati negativi. Amici può essere uno strumento per fare conoscere questo lato dell hip hop. Chi lo può dire se in un futuro vedendo la forte realtà di questa cultura che c é in Italia verranno creati programmi piú adeguati. Però é un inizio. Hanno dato uno spazio. Si possono vedere anche opportunità quindi.

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    3. Il. Nuovo modello di cui parli già è nato... Molti iniziano a ballare proprio per andarw sa maria de Filippi.. Iniziano a fare rap per diventare emis killa... Lo fanno perché vogliono essere protagonisti..... Il modello c'è già è se esiste è per colpa di quelli che come voi pensano e 'fanno pensare' che il breaking è un lavoro...
      Un amico meridionale

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    4. Ci sono sempre state queste persone. Ed il fenomeno si chiama "moda". Gli state dando piú peso di quanto ne abbia.

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  17. L ho detto e lo. Ribadisco... Se si potesse veramente campare ballando saremmo davvero stupidi. Noi che ci siamo ammazzati per anni all universita e adesso ancora di più nelle aziende dove lavoriamo... Proprio Marx definiva tutte queste cose.. La danza il teatro etc etc.. SOVRASTRUTTURA e tali sono.. Perchè ci sono altre cose più importanti nella società e credimi che il breaking non fa la differenza.. Soprattutto nella situazione economica in cui versa il paese...un lavoro vero è un altra cosa.. Le scuole di danza... Ma per cortesia se l anno prossimo andrà di moda il twerking insegneranno anche quello... E si inventeranno scuole qualificate etc etc.. Il breaking lo possiamo capire solo noi che lo facciamo.... Per gli altri saremo solo scimmie da circo e io onestamente a quarant'anni anni noj vorrei svegliarmi e rendermi conto che sono andato avanti così.. Il tempo mi darà ragione.. U net.. Può scrivere quanti li bri vuole.. Ma quanti copie ne ha vendute? A quante persone effettivamente importa di questa. Cosa? È molto triste e il futuro sarà come l America dove il leggendario grandmaster caz dopo aver parlato con me delle origini etc. Mi propose di comprare una felpa... Quasi a chiedermi l elemosina.. Dove quello dei furious five non aveva un dollaro e l hamburger alla fine dello zulu anniversary glielo comprai io.... Dove quell altro nella Subway si rompe il ginocchio in uno show ma non può andare all ospedale. Perche non ha l assicurazione sanitaria.. Fate i seri la vita non è un gioco...
    Un amico meridionale

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  18. Pace a tutti.
    Condivido in parte un pò tutto quello che si è detto e questo non vuol dire che non ho un'idea, è che la cosa è più complessa di quello che sembra, perchè tutto dipende dal punto di vista di ogni persona che scrive un commento.

    L'unica cosa che posso aggiungere è che non si può dissociare la vita dall'Hiphop e dalla società. Quindi tutti i nostri pensieri partono dai valori che diamo a queste cose.

    Ti piace la tua vita?
    se no se si perchè?
    cosa vuoi cambiare?
    come lo vuoi cambiare?
    ti piace il sistema in cui vivi?
    sei d'accordo con il capitalismo? vuoi creare un'alternativa a questo?
    Come ti rapporti con i soldi e il loro sistema? e così all'infinito. L'Hip Hop è solo una relazione che s'intreccia all'interno di tutto questo, insomma ci sono cose più importanti dell'HipHop e queste cose sono i propri valori e le proprie credenze, poi non toglie che la cultura Hip Hop ha il grande valore di formare molti di questi, almeno a me è successo così.

    Vi faccio il mio esempio, non voglio il capitalismo e neanche usare i soldi voglio essere libero e autosufficiante dal sistema, come faccio?

    L'Hiphop mi ha fatto arrivare a questi pensieri e da qui partono i miei quesiti e tutta la mia vita amo l'Hiphop e per questo faccio parte di UZN e ho svariate crew ma l'Hiphop a parer mio rimane un mezzo e non sarà il fine perchè nella mia vita il fine è essere libero da dei sistemi più grossi dell'Hip Hop, voglio cambiare il sistema per essere libero di fare l'Hip Hop come passione in un mondo senza soldi dove oltre ad avere una casa e procurati il cibo e la salute non c'è bisogno d'altro e voi? e tutto questo non può essere fatto attraverso l'Hip Hop, l'Hip Hop può solo veicolare il mio pensiero ad altri . "It's biggern than Hip Hop" Questa è solo la mia realtà. Sono consapovele che per molti di Voi non sarà così. Ho scritto questo perchè secondo me è importante capire che è la nostra vita e i nostri pensieri che danno forma al nostro modo di vedere l'Hip Hop, le discussioni e tutte queste cose sono utili per crescere ma come base bisogna capire cosa vogliamo nella vita e metterci d'accordo su questo. Lo so che potrà sembrare un discorso strampalato. Pace
    Smogone

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  19. x quello che riguarda amici: lo so che adesso vi sembrerà assurdo però secondo me ci sono già tanti spunti positivi che se uno li vuole cogliere e può arrivare a determinate fonti. Poi sta a chi guarda informarsi o no è la solita solfa. Ho guardato il video perchè è giusto tenersi informati, ma personalmente penso che a guardare cose del genere e fare polemica sia solo logorante. La soluzione a parer mio è costruire qualcosa di alternativo se non siamo contenti di quello che fanno. Alberto Pelus poi concordo cn pelus se uno ama la cultura non c'è posto che tenga, se la amo la conosco e la diffondo come dio comanda. Peace


    a cosa pesa secondo me è che il discorso viene condotto dal tipo e i ragazzi non hanno il carisma necessario e la conoscenza per riportare l'attenzione ai punti focali.


    penso che cmq sia meglio così con qualche nozione buttata là a caso che non il solo vederli ballare, che poi direziona i bambini ad andare a ballare nelle scuole di danza dove nessuno ti spiega niente o cmq ti spiegano sbagliato. Penso che già il fatto che sia stato citato Afrika Bambaataa e le 4 discipline sia ua buona cosa. Ai miei tempi in televisione nessuno ti diceva niente, quindi da questo punto di vista si potrebbe dire che almeno delle cose positive ci sono per chi le vuole cogliere. Secondo me la domanda da farsi è quella che hai posto te Alberto Pelus com'è possibile che 1 persona che dice di amare o che cmq fa parte della cultura da 10 anni come dice il tipo non abbia la conoscenza e la capacità di spiegare la cosa che ama e che gli piace fare.

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  20. esattamente quindi ritorniamo a noi, la grande colpa che abbiamo è che quando abbiamo l'oppurtunità di fare informazione reale al mainstream non ne abbiamo la capacità. Con questo noi intendo noi come membri del movimento Hip Hop, perchè tutte le persone che ne fanno parte e la amano dovrebbero avere queste capacità quindi il problema e amare ono la vera cultura Hip Hop? O l'umiltà? o l'ego? l'ego che dice io so e la mancanza di umiltà che ti sempre io so. Dobbiamo crescere come persone per crescere veramente come movimento se no rimarremo sempre invischiati in polemiche, false presentazioni fatte in buona fede. Pace

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  21. Smog, le tue considerazioni sono come sempre dettagliate e ponderate, e di fondo condivido con te l'idea di poter offrire una narrazione alternativa.

    Cio' che mi lascia perplesso e' da un lato questo tuo approccio da "inquisizione" nei confronti del comportamento individuale, dall'altro il fatto di non prendere in esame (o criticare) l'analisi proposta nel blog e spacciare il tutto per "polemica". Non si rischia di cadere invece nel "moralismo"?

    Credi davvero che insistere su termini come "colpa", "vera cultura" e "valori", sia la strada giusta per indurre le persone a cambiare? A me pare che si voglia invece separare l'erba buona da quella cattiva (ecco perche' ho usato il termine "inquisizione") e ribadire che la realta' Hip Hop (o la realta' in generale) sia divisa fra buoni/cattivi, giusto/sbagliato, assolti/colpevoli.

    Per la mia esperienza pratica e "teorica", questo approccio e' stato storicamente fallimentare nell'HH. Anch'io per un periodo sono caduto nel frame "bboy vs breaker" ma mi sono accorto che tuttocio', oltre a dividere, rischia di innalzare (illosoriamente) il tuo giudizio al di sopra degli altri.

    Tu mi dirai: "Io sono coerente con cio' che dico e faccio. Sono attivo nella scena, coltivo la mia cultura personale e la lavoro positivamente sulla mia persona, ecc.". Bene, eppure tu (come me) non sei esente da critiche, contraddizioni, e cantonate clamorose che hai preso e prenderai nel corso della vita.

    "Chi e' piu' coerente ha il diritto di parola" e' una legge che non regge. Presuppone un individuo statico, cristallizzato nel tempo, "buono o cattivo" per diritto universale. L'individuo (di cui personalmente nego l'esistenza a priori), e' invece in continuo divenire, attraversato da flussi culturali, da ansie e desideri collettivi, da storie (non dalla Storia) che mutano in base allo spazio-tempo.

    L'analisi che propongo vuole abbracciare la complessita' di una realta' in cui la nostra esperienza individuale e' invischiata in un contesto tecnologico-culturale di cui non possiamo ignorare il "peso" soggettivo. Al contrario, insistere come fai te sulle colpe/valori dell'individuo, nega non solo il valore della comunita' nel resistere a certe spinte omologanti, ma presuppone che l'individuo sia qualcosa di autonomo (metafisico) che ha intenzionalmente puo' decidere di dissociarsi dalla realta' e sopraelevarsi culturalmente (e spiritualmente) dalla comune, consentimi il termine, "merda".

    Tornando a noi: cosa non ti convince della mia analisi della puntata di amici, dato che secondo te, soltanto nominare"Bambaataa" e' sinonimo di diffusione culturale?

    Bella,
    N.

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    1. Tieni conto che ho copiato e incollato solo le mie parti di un discorso a parte l'ultimo commento. Cmq hai frainteso un pò di cose, quando mi parli di colpa e delle altre parole, è solo un senso che hai interpretato te in quello che ho detto in base alla tua lettura. Per esempio hai estrapolato la parola colpa e l'hai tolta da abbiamo, il che implica che non mi metto sopra a nessuno e soprattutto non li giudico, se no non avrei fatto il discorso che ho fatto.

      La mia analisi al contrario di come l'hai descritta vuole far si che non si pensi agli altri ma a se stessi, dagli altri si può imparare ma siamo noi stessi ad attuare, se non attuiamo, siamo solo chiacchiere. Te la chiami inquisizione individuale, io la chiamo crescita personale, e va molto al di fuori dell'Hip Hop e comprende il commento che ho lasciato sempre qui su questo articolo comprendente tutta la serie di domande a cui non hai risposto (mi piacerebbe sapere il tuo pensiero). Devi capire che quando parlo di HipHop parlo di vita, quindi tutto parte da una concezione della vita che si ha, che molto più complessa di quello che secondo me possiamo capire. Nexus sai bene che non puoi distaccare il mio discorso da quello che penso come da quello che pensi te sull'Hip Hop dalla vita, l'Hip Hop è solo un piccola parte della vita che viviamo anche se fondamentale almeno per me, ma immagino anche per te come per molti altri. La mia analisi parte da questo punto: in quanto credo che siamo noi i creatori della nostra realtà, se le cose non vanno bene sono errori (chiamali come vuoi, errori, colpe, conseguenze ecc. non è il termine che ha importanza è solo una descrizione) nostri e con nostri come movimento Hip Hop visto che il movimento Hip hop è formato dai sui appartenenti e non dai suoi non -appartenenti, quindi con nessuna intenzione di mettermi al di sopra deglia altri, anzi con la visione che c'è ancora da lavorare tanto se le cose non vanno bene. Detto questo, per me quello non è sicuramente fare informazione e condivido pienamente la tua analisi sul come era strutturata la regia e infatti lo puoi leggere anche nel mio commento. Quello su cui voglio focalizzarmi è di cercare di cogliere queste situazioni come occasioni e recepirne i lati positivi, non ha senso creare storie su quelli negativi tanto sono già eventi passati non si possono cambiare, ma sul positivo invece si può costruire, anche nella prima edizione di amici o come si chiamava c'erano dei ballerini di break dance, ma non è mai stato detto niente riguardo la cultura, questo vuole dire che dopo un pò di anni qualche passo in avanti è stato fatto.

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    2. E' vero è stato un passo in avanti con nozioni buttate qua e là, ma è stato comunque un passo in avanti. Infatti ho scritto che quando c'ero io manco quelle poche informazioni confuse ti arrivavano dai media, adesso sta da valutare se è meglio qualche informazione confusa oppure il niente assoluto. Nella mia personale opinione è più exploitante se me lo concedi come termine, il fatto di vedere e basta dei ballerini molto forti, perchè questa parte molto bella e allertante farà avvicinare i bambini e i ragazzi verso le scuole di danza che nella maggior parte dei casi formano molta ignoranza, mentre anche alcuni informazioni lanciate a caso potrebbero far si che qualcosa cambi (resta sempre tutto da vedere). Quando hai iniziato te probabilmente non c'erano le scuole di danza che insegnavano break dance quindi eri dirottato per forza di cose alla strada, adesso non è così anche perchè in strada di gente che breaking c'è ne davvero poca e qui vi rinvio all'articolo che ho scritto e che trovate qui http://zulunationitalia.blogspot.it/2013/12/limportanza-della-scena-in-strada.html. Sintetizzando il tutto a parer mio è giustissimo fare un analisi come la tua su come è stata strutturata tutta la cosa in modo da farla sembrare naturale quando invece ci sono degli stratagemmi televisivi evidenti dietro. Ma a parer mio non dobbiamo soffermarci su quello che è stato detto e additare i ragazzi che hanno partecipato alla trasmissione perchè in cuor loro sicuramente è stata fatta con buoni propositi, è questo che secondo me che la comunità Hip Hop in certi casi dovrebbe capire perchè troppe volte è pronta a giudicare l'individuo ma in realtà insieme formiamo il movimento HIp Hop quindi bisognerebbe sempre a parer mio avere una visione più amplia è stato fatto un passo in avanti o no da come era la trasmissione in passato? Sono passate più informazioni che dalle edizioni passate? Ultima cosa quando parlo di lavorare su se stessi parlo in tutto e per tutto quindi anche con le persone e la propria comunità non solo in ambito Hip Hop lo ripeterò sempre l'Hip Hop è una parte fondamentale della mia vita ma è una parte, è uno dei mezzi, It's bigger than Hip Hop. Scusa se ti porto nella metafisica ma per me l'Hip Hop è metafisica, come tutta la vita. Hai ragione noi siamo influenzati dall'ambiente esterno, ma noi possiamo influenzare l'ambiente stesso e credo che questo sia il principio trainante per quanto mi riguarda per questo trasformo, cresco e coltivo me stesso per influenzare il resto, e questa tornando a quello che ho detto prima è solo una concezione di vivere la vita, non può essere ne sbagliata ne giusta è la mia e la riporto all'interno della cultura Hip Hop. Della tua analisi condivido tutto, tranne il fatto di vedere completamente negativo. Ti riporto le mie 2 domande è stato fatto un passo in avanti o no da come era la trasmissione in passato? Sono passate più informazioni che dalle edizioni passate? e te ne faccio un'altra si può presupporre che adesso dopo che sia stata fatta questa cosa venga fatto un altro passo in avanti magari chiamando qualcuno di più competente? arriverà il momento in cui verrà chiamato qualcuno che avrà le palle di dire come stanno le cose? secondo me si questp è solo l'inizio. Si apriranno delle porte? Rimango cmq fermo come già sai sulla mia idea che un canale alternativo sia sempre la soluzione migliore per il momento. pace

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  22. Il nostro è certamente un discorso che si snoda da due approcci interpretativi molto distanti ma, in un certo senso, con finalità compatibili ;-)

    Tu parti dal lavoro individuale per cambiare la realtà esterna (concezione centrifuga). Vedi la conoscenza come una sorta di progresso ("è stato fatto un passo in avanti ") basato sull'accumulazione delle "informazioni" che, arrivati a un certo punto ("resta sempre da vedere") realizzeranno una sorta di mondo Ideale (metafisico).

    Di contro, io oppongo una visione "ecologica" e complessa del Sé. Si parte da uno sguardo esterno per arrivare all'interno (concezione "centripeda") e scoprire che il Sé è continuamente scisso e attraversato da flussi culturali, pulsionali e materiali. La conoscenza non è progresso infinito, nè accumulazione di informazioni, bensì "assetto strategico", cassetta degli attrezzi "per" manipolare la realtà.

    Si è fatto un passo avanti verso "come stanno le cose"? L'interepretazione (specialmente di una sub-cultura) non si fonda su un processo lineare, nè su uno verticale. Immaginare l'underground come qualcosa "sotto" all'upper-ground è un concetto dell'atropologia novecentesca, quasi "colonialista" direi. L'idea che ci sia qualcosa di nascosto da "studiare", "rappresentare", "svelare" è un'approccio che crea distacco.

    Concludo rilanciando: questa ricerca individuale delle "informazioni" che portano alla"verità" attraverso il web, non è forse l'espressione più lampante della nostra epoca in cui la mente è paragonata a quella di un computer, i sistemi tecnologici sono privatizzati e controllati da corporazioni e il nostro lavoro intellettuale (ricerca, commenti, discussioni ecc.) è sempre più monetizzato?

    Continuare a credere che "naturalmente" il cambiamento parta da "dentro" e produca azioni "esterne", non è invece il frutto di una ideologia "computazionale", dove fa comodo lasciare che ognuno autonomamente "produca" conoscenza/informazione (più contraddittoria e confusa possibile) così da poterla organizzare dall'alto?

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  23. Penso che la forza centripeta e centrifuga non possono essere separate, divisa una dall'altra. Penso però che a livello materiale e non teorico creiamo i fatti in quanto esistiamo, se decidiamo di subire i fatti ed essere passivi è una nostra decisione, tanto in ogni caso e sicuramente ne verremo influenzati e cambiati.Però possiamo sempre scegliere se cambiare in positivo o in negativo. La mia opinione è: cerchiamo di creare positivamente, passando dalla teoria per arrivare ai fatti ;).


    Sicuramente è come dici te negli ultimi 2 paragrafi e sono d'accordissimo, quando si parla di produrre cultura o materiale culturale su internet o su qualsiasi altra piattaforma che non sia la vita reale (con reale intendo al di fuori dei media il tuo lavoro cosa mangi ecc.). Qui il fatto è che secondo me non ci si limita ad analizzare il media in sè (cosa che secondo me hai fatto benissimo) ma a portare un determinato atteggiamento anche al di fuori di questa analisi (non dico da parte tua ma in generale nel movimento Hip Hop). Cioè perchè non analizzare i lati positivi e quelli negativi? invece di avere sempre quell'atteggiamento disfattista e indicatorio colpevolizzando l'altro. Perchè finalmente non si costruiscono queste benedette vie alternative di cui si parla da un sacco di tempo invece di lamentarsi? tanto ci saranno sempre gli amanti della cultura e quelli a cui piace un solo elemento e del resto non gliene frega niente, perchè è normale e sarà sempre di più così grazie alla crescita esponenziale dell'hip-hop.

    Riferito all'underground e all'upperground secondo me ci sarà sempre un underground e un mainstream, sono lo ying e lo yang della stessa cosa, dovremmo imparare ad accetarli tutti e due.

    Non c'è niente di nascosto è semplicemente un approffondimento e una continua ricerca che qualsiasi appassionato di qualsiasi cosa fa per conto proprio è normale, ovvio che più spunti hai più facile è arrivarci e anche in minor tempo, così hai anche più tempo per metabolizzarlo.

    All'ultima domanda ti do altamente ragione, anc'io la penso come te ma non pensi che questo sia dovuto a quanto ci si attacca alle informazioni e quanto ci si stacca dall'esperienza personale? Non pensi che se effettivamente ci pensiamo qualsiasi cosa è una fonte relativa e non verificabile se non è proveniente dalla propria esperienza personale?

    ps. mi dispiace se magari stiamo dilagando fuori tema anche se per me non lo è, so che per altri potrebbe esserlo, quindi se vuoi ne parliamo quando ci becchiamo anche perchè sono cose complesse da spiegare scrivendo al computer e sono facilmente mal interpretabili. Peace

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