domenica 22 giugno 2014

Negoziare il lutto: in memoria di Alessio Spitfire, Magnimel Crew e Crash Kid

Si dice che l'elaborazione di un lutto segua cinque fasi: negazione, rabbia, depressione, negoziazione, ed infine, accettazione. Ma si può davvero "elaborare" un lutto? Del tipo: elaboro un impasto di farina e sforno una pizza, elaboro un calcolo e visualizzo il risultato? Purtroppo no. Quando spartisci con la morte, torni sempre a casa con gli spicci. Il resto è endemico, la consolazione è nomade. Per chi vive, la morte è inevitabile: per chi muore, la morte uccide la morte. E allora sì, e solo in quel caso, l'elaborazione è un gioco a somma zero. zero = zero.

Per noialtri che restiamo, si tratta di gestire questi spicci affinché non si accumulino e diventino schiaccianti macigni. Qualcheduno li raccoglie nel salvadanaio della fede, pensando che un giorno essi saranno il cambiavalute della vita eterna, mentre qualcun altro li scioglie e li spalma su tutto il corpo come olio abbronzante, pensando di raggiungere l'equilibrio terreno. Purtroppo no, sta roba non regge. Dio non esiste e tutti videogame prima o poi crashano.

E' possibile accettare tutto questo? No, non lo è. La conclusione è che non c'è conclusione. Le cinque fasi del lutto sono le cinque caselle del gioco dell'oca: la quinta casella deve essere raggiunta con un lancio esatto, altrimenti si retrocede dei numeri in eccesso, ad infinitum. Una volta, nei pressi di Times Square, provai sulla mia pelle l'etimologia del termine junk food. Ero disgraziatamente affamato e la manciata di quarti di dollaro che avevo in tasca mi guidò inesorabilmente da Burger King. Sfoderai le monetine, addentai l'ovaloide, deglutii: avevo barattato i miei spiccioli per della merda. Sbobba, brodaglia, sciacquatura bovina: nonostante la fame quella roba lì mi aveva disgustato. Quella-lì-era-merda, non ci pioveva.

Da quando ho iniziato a ballare, quella del piccolo Alessio "Spitfire" Lunardini (11 anni) è la terza tragedia che colpisce il mondo della breakdance italiano. Prima di lui, di ritorno dalla sensazionale vittoria della sua Magnimel Crew all'Hip Hop Connection nell'estate 2004, aveva perso la vita in un altro incidente stradale Alex "Alvin" Lorenzi (15 anni), giovane promessa del breaking italiano. A spezzarsi in quella circostanza furono anche le vite di Mauro "Ciu Ciu" Giugovaz (27 anni), la sua fidanzata Ileana Cavressi (17 anni) e il b-boy croato (nonché giudice dell'evento) Goran Kolarek (25 anni). Se ne salvò soltanto uno, Davide (all'epoca 21enne). Sei anni prima, toglieva le tende Massimiliano "Crash Kid" Colonna all'età di 27 anni, coinvolto (o coinvoltosi) in un incidente sui cavi dell'alta tensione nel metrò di Milano. A lasciarci non era una promessa ma una vera e propria leggenda del breaking italiano, punto di riferimento della scena nazionale e della crew di cui faccio parte, Urban Force.



Ma le leggende, sì sa, rimangono tali finché vengono raccontate. Al contrario, una leggenda che smette di circolare o che circola a senso unico, diventa diceria e poi scompare. Dei Magnimel Crew rimane una sguarnita pagina su Facebook, mentre di Crash Kid nemmeno quella. Dopo esserci tracciati le vesti durante i primi mesi di lutto, queste morti sono state progressivamente rimosse dalla storia della nostra scena. Con la scomparsa dei diretti amici e parenti delle vittime (in un futuro più lontano possibile), la rimozione colpirà la vita stessa. Nel 2008 cercai di riportare l'attenzione su Crash Kid con un cortometraggio, senza risultati rilevanti. L'idea di organizzare un "Crash Kid day" è un fantasma che ha infestato la scena per circa un decennio, prima di dissolversi in una nuvola di arrendevolezza.

Questo è un appello a tutti i b-boy e le b-girl italiane, affinché si abbia il coraggio di negoziare collettivamente le nostre perdite, moltiplicare i racconti e i punti di vista, e confrontare "gli spiccioli", per quanto fastidioso possa sembrare. Questo è anche un appello alla famiglia, agli amici e alle amiche, ai compagni e alle compagne di Alessio, affinché si tenga viva la sua memoria attraverso il profilo Facebook, la circolazione di video e l'organizzazione di eventi hip hop che ci rendano consapevoli dell'enorme perdita che tutti noi abbiamo subito e della necessità di condividere esperienze, saperi, pratiche e "mosse" affinché il peso della morte possa servire da baricentro per qualche giro di corona esistenziale.



4 commenti:

  1. bellissimo articolo nexus!un abbraccio!

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  2. trovo quest'articolo di cattivo gusto, troppa presunzione di voler sapere e parlare universalmente su un argomento che ognuno vive a modo suo, sente a modo suo. Ed è inutile andare a girare il coltello nella piaga, le commemorazioni, chi le vuole fare veramente le fa. Infatti, mi meraviglia che non te ne sia ricordato, non è la terza ma la quarta tragedia (rip my man bboy tiodor from stylin' force crew bergamo). Le parole, rimangono al vento. Sperando e pregando che i bboy italiani non debbano mai più superare tragedie simili.

    BboySponge

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    1. Il punto è proprio questo, caro Sponge. Vogliamo rimuovere il lutto confinandolo in una dimensione individuale oppure condividerlo collettivamente? Non c'è risposta giusta o sbagliata, ma se scegliamo la seconda, questo è il luogo/momento giusto per parlarne.
      ***
      Questo è un blog, non un manuale di filosofia: si ragiona partendo dalla mia sensibilità e non vuole certo assurgere ad alcun universalismo. Il fatto che non abbia ricordato la scomparsa di Tiodor è un'altra prova che queste 'perdite' vengono sistematicamente rimosse dalla comunità. La questione non è di insegnare ai singoli individui come si smaltisce un lutto (ci mancherebbe!), ma di avviare un ragionamento comune sul valore della condivisione degli eventi positivi, negativi e ambigui che attraversano la nostra storia collettiva.
      ***
      Quindi: se il discorso non ti interessa, sei libero di non prenderne parte e continuare a pregare per conto tuo.
      Peace,
      N.

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  3. Complimenti per l'articolo bellissimo modo di scrivere e in fondo la tua non è che semplicemente voglia di non dimenticare, forse sarà che morire è proprio quando nessuno si ricorda più di noi? Claudia

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