giovedì 27 gennaio 2011

Fine.

Fine
monologo teatrale
Compagnia Ragli
Regia: Rosario Mastrota
Interpreti: Luigi Iacuzio


In questi giorni va in scena Fine, monologo teatrale della Compagnia Ragli scritto e diretto da Rosario Mastrota  e interpretato da Luigi Iacuzio. Finalista nel 2010 di numerosi premi teatrali (Dante Cappelletti, Cantieri Opera Prima del Metateatro, Controscene), lo spettacolo ha inaugurato la sua turnè il 26 Gennaio al Teatro della Sirena di Castrovillari e proseguirà il 29 e 30 al Teatro del Grillo di Soverato, e dal 4 al 6 Febbraio al teatro San Carluccio di Napoli. Ospiti del Kollatino Undergound, nel cuore gelido di Roma, abbiamo assistito alla prova generale prima della "grande fuga" verso la turnè meridionale. Check this out! 

Applausi scroscianti e doccia bollente. Giusto un attimo per soffocare l'ultima sigaretta e si torna alla realtà: "Mi chiamo Gino e faccio l'attore" - e non ci sono applausi che reggano. Sono passati circa 30 anni da quando Gino imitava il mitico Clint indossando la coperta della nonna come poncho. Nulla è cambiato. Ci sono le star, c'è suo padre e c'è lui che recita di fronte a uno schermo. Rosario Mastrota e Luigi Iacuzio mettono in scena il tragicomico requiem del mestiere-attore. Lo fanno in maniera brillante, affastellando immagini, collezionando gag e smarcandosi dal mugugno made in italy. La generazione di Gino non è quella degli ultimi, ma quella di chi è ancora in attesa di partire, e mai partirà. Per assaporare la "Fine" di Mastrota e Iacuzio c'è bisogno di immaginazione, la stessa che riempie il buco fra Arte e artigianato, fra passato e presente, fra lo spazio e la scena. Si perchè l'attore si confronta prima di tutto con un immginario: è grazie ai film di Clint che in Gino nasce la passione di recitare, e per tutta la vita cercherà di sfondare, entrare in quell'olimpo mitologico in cui solo "1 su 1000" merita di apparire. Prima o poi, prima o poi ci riuscirà, deve riuscirci perchè ha studiato, e non si è improvvisato come gli altri. La pelle di Luigi Iacuzio si dilata, si contrae e materializza quel triangolo perverso fra soggetto, società e immaginario di lacaniana memoria. 

Ecco perchè Fine è brutalmente realistico. Qui non troverete la scontata critica alla società dell'apparenza (oggi un clichè a doppio taglio che finisce col supportare l'ideologia vigente). Qui la morale non è che "fra il dire e il fare...". Il dramma di Gino è che l'attore lo fà, e proprio per questo, sente di non esserlo. Per farlo, si abbandona l'illusione del meta-teatro e ci si rivolge piuttosto allo straniamento brechtiano e al "discorso performativo" (in tutta la prima scena, l'attore dice ciò che si appresta a fare). Anche nella forma, Fine è coerente con il contenuto: poichè non possiamo semplicemente tirarci fuori dal sistema-spettacolo (nè da quello teatro), il protagonista descrive minuziosamente quello che si accinge a compiere. Sullo stesso piano si colloca l'analoga critica ideologica: invece di indignarsi e dire "io non faccio parte di questo mondo" bisognorebbe accettare il fatto che ne siamo tutti parte (magari col ruolo di "nemesi") e da qui, muovere una critica che guarda per un attimo "dal di fuori".

La generazione di Gino non è quella del "lavoro mai", ma del lavoro "prima o poi" e per questo perennemente in un non-luogo esistenziale. Per esorcizzarlo a volte basta una risata, a volte no. "Mi chiamo Gino e faccio l'attore" - e non ci sono applausi che reggano.

Consiglio lo spettacolo a tutti i sostenitori del blog e gli amanti della cultura underground. Potente e mai noioso, Fine è una storia da ingollare come un vecchio whisky del kenthucky. Anche per chi non è un abituè dei palcoscenici (o dei saloon).

lunedì 24 gennaio 2011

Tecniche Perfette B-boying

Tecniche Perfette B-boying
Finale Nazionale
23 Gennaio 2010
Felt Club, Roma

Vincitori Kids: Panda e Lil Vale
Vincitori B&C: Rohan e Dany
Vincitori TP: Kacyo e Walrus






Chi è stato ieri al Felt Club lo sà. Fuori temperatura sotto zero, dentro oltre trenta gradi e umidità alle stelle. B-boy e b-girl si sono dati battaglia per aggiudicarsi i premi messi in palio alla finale nazionale del Tecniche Perfette B-boying 2011. Marchio di garanzia nella scena Hip Hop nosrtana, il Tecniche Perfette B-boying segue lo stesso iter dell'omonimo contest di freestyle rap: selezioni regionali durante l'anno, e finale nazionale con i vincitori di ogni tappa. A differenza del contest di freestyle che prevede sfide 1vs1, il TP B-boying è un 2vs2 che ha visto fronteggiarsi ieri 8 coppie in rappresentanza di Sardegna, Sicilia, centro e nord italia. 

Chi è stato ieri a Roma lo sà. Oltre al main event che ha visto in giuria Lamine (Vagabonds, Francia), Nathan (Second To None, UK) e Cima (Rapid Soul Moves/Bandits), si è svolto un Kids battle 2vs2 e l'atteso Bonnie&Clyde, sempre un 2vs2 in cui ogni coppia è formata da un b-boy e una b-girl (da cui la citazione ai due famigerati criminali). Per il Kids, la vittoria (un po' scontata) è di Pandah e Lil Vale, mentre per il B&C portano a casa il trofeo i "veterani" Rohan e Dany in finale contro Sick-Al e Lady Di (Livin Dead Army). Nel frattempo tanti cerchi e uno showbattle: Dalshim (Livin Dead Army) vs Maiki (Flavour Kingz), che fomenta il pubblico come un fiammifero in un ghiacciaio. 

Chi è stato ieri al Tecniche Perfette lo sà. Il clima, quello atmosferico, non ha certo aiutato i nostri b-boy e b-girl, alle prese con spazi angusti e anidride carbonica stile miniera di carbone. Ma è nello spirito del b-boying l'arte di "arrangiarsi", di sfruttare al meglio le avversità del contesto, di tirare la maglietta del vicino lamentoso e dire:"shut up and dance!". In questo, Carmen "Leva57" e Simone "Serio", organizzatori dell'evento, ci azzeccano in pieno e portano al giusto climax un percorso che li ha visti impegnati per più di un anno (la selezione romana risale al Dicembre 2009). 

Chi è stato fino all'ultimo lo sa. Nonostante lo slittamento iniziale rispetto alla tabella di marcia, alle 23 circa l'evento si è concluso puntuale con la vittoria di Kacyo e Walrus (De Klan) in semifinale su Yaio e Boogie (Ormus Force, Sardegna) poi in finale su Nagasaki e Ash (S.E.B.P., Brescia). A loro il primo Tecniche Perfette B-boying della storia. Poi in fretta e furia si smonta tutto, ci si riveste raccattando asciugamani e polsine sudate. Il quartiere sarà invaso da profughi b-boy in attesa di collocare la propria sera ta romana. Chi era a San Lorenzo lo sà.

Per chiudere, spendo due parole sui rumors che hanno preceduto e accompagnato l'evento nei riguardi del costo dell'ingresso (10€ per partecipanti e non). Se da un lato, i costi per ospitare un contest nazionale/internazionale di b-boying senza sponsor esigono il dazio minimo dei 10€, dall'altro un'agevolazione nei confronti degli outsiders (genitori, accompagnatori, curiosi) potrebbe essere una buona soluzione per ammortizzare le spese e aumentare il numero degli spettatori. Il problema si pone nel definire questo tipo di pubblico per delimitare i criteri di riduzione del biglietto (non basta dire:"entro solo per dare un'occhiata"). Ricordo che il "nostro" ambiente è ancora il più spartano del dance-system, dove in alcuni casi, l'iscrizione per un contest coreografico di "Hip Pop" arriva anche a 25€ a partecipante + quota d'ingresso per i genitori che rimane sempre sui 10€. Non regge, come è successo, nemmeno accusare l'organizzazione di vendere la presunta "genuinità" della cultura Hip Hop: l'arte e l'intrattenimento di qualità hanno un costo che va coperto e anche gli EPMD (non proprio dei commercialoni direi) intitolarono il proprio album "Business is Business". Per lo meno finchè ci sarà il Capitalismo. You know what I mean?  


Il Papa ha detto: "Nella ricerca di condivisione, di 'amicizie' ci si trova di
fronte alla sfida dell'essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all'illusione di costruire artificialmente il proprio 'profilo' pubblico". Il suo "profilo pubblico" invece vi sembra "fedele a se stesso"? Voglio dire, uno che va in giro con mantelli dorati e cappello a punta mi pare anni luce  di distanza dal modello "tunica-sandalo annozero" del suo predecessore. Boh, sarà che per me il bello del "virtuale" è proprio quello di mettere in scena una parte di quello che siamo e che nella nostra vita "autentica" ci è impedito essere. Come dice Zizek:"We need the excuse of fiction, to stage what we truly are". Queste si, parole sante.

martedì 18 gennaio 2011

International Bboy Games 2011 - Risultati

International Bboy Games 2011 
15-16 Gennaio, Piombino






Vincitori:
Vlad e Artiom (BMT/Russia)
Finale:
Vlad e Artiom (BMT/Russia) vs Jamal e Sandwich (Predatorz/Russia).;
Semifinale:
Tuc e Cali (Usa) vs Jamal e Sandwich;
Pocket - Issue (Corea) vs Artiom e Vlad (Russia).


Clicca qui per vedere i primi video



Purtroppo in quei giorni ero impegnato nel ruolo di scoiattolo al Gran Teatro. Ma non preoccupatevi: grazie ai miei seguigi robotici sto raccogliendo più info possibili e nelle prossime ore pubblicherò un Wikileaks con tutte le indiscrezioni su questo battle internazionale made in Italy. Keep in touch!

domenica 16 gennaio 2011

NexusTube Vol.3

Questa edizione di NexusTube andrà in onda in forma ridotta "per venire incontro alle vostre capacità mentali". Si perchè, quando passi l'intera settimana ad interpretare uno scoiattolo bontempone; quando lo fai all'interno di un buio teatro pieno zeppo di bambini strafatti di BigMac; quando chiudi gli occhi, li riapri ed è già ora di inforcare un paio di mutande nuove e andare in scena, il tempo per scrivere sul blog è davvero risicato. L'unica cosa da fare è...viaggiare. Con la mente s'intende. Lo chiamano il "viaggio astrale", separazione fra coscienza e corpo...mavalà! Spero non ci crediate davvero, altrimenti il cialtrone di questo video potrebbe seriamente iniziare a tirarsela.
Ah, sei uno sporco materialista! - direte voi. Appunto per quello il mio labbro superiore tremola inorridito alla visione di materiale porno-ideologico come questo. Qui non si tratta di uscire dalla mente, ma di entrare ancora di più nel sistema. Sia che la risposta alle nostre domande si trovi negli X-Files di Wikileaks, sia nel recondito scaffale gelatinoso del nostro Ego spirituale, il motivo che ci spinge a trovarlo sembra restare comunque patologico. "Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni" chiudeva Al Pacino il suo film su Riccardo III, quotando ovviamente Shakespeare. La materia dei sogni, o quello che Zizek chiama "il Reale della forma stessa". Nella danza, come nella recitazione, è quello che chiamiamo il character: ciò che di noi ri rivela solo quando impersoniamo qualcuno che non è noi. Il costume da supereroe, quello che Dexter Morgan chiama "dark passenger" (il passeggero oscuro). Per concludere, ha ragione Mr. Wolf, il risolviproblemi di Pulp Fiction. Dopo aver compiuto la missione di occultare i resti di un nero sfracellato all'interno dell'auto della cricca, risponde così alla sua amichetta dello sfasciacarrozze: "Be a character, doesn't mean that you have character". Essere e avere, nella tipica morale borghese che vede la prima qualità più importante della seconda, si scontrano in uno squisito ribaltamente oppositivo. Non importa quanto sei (o credi di poter essere): conta quanto hai (di quanta "materia" disponi per mettere in scena i tuoi sogni). Don't be yourself! "Sii te stesso" è la più grossa cazzata che possono dirti per continuare a farti dormire contento...

mercoledì 12 gennaio 2011

The Cape

The Cape     
 NBC, Usa - 2011











Insomma non eravate stufi di tutti questi supereroi? Dai classici Batman, Superman e Spiderman la fabbrica dei sogni ci ha bombardato con i vari Daredevil, The Spirit e per ultimo Megamind! Beh a quanto pare nemmeno la recente invasione di zombie e vampiri hanno frenato l'ascesa dei superhero dramas. Tutti sembrano strafatti di zucchero e cocacola giubilando "We want heroes!" (non la serie-tv, nè l'omonimo gruppo di bboy di Ostia). Toc Toc! Gli zombie di prima vi hanno mangiato la neocorteccia? I supereroi sono roba passata, o meglio, nell'accezione culinaria del termine, ri-passata in padella. Heroes, Misfits, No Ordinary Family chi manca all'appello? La tv è invasa di superpoteri tanto che non mi stupirei in una nuova mariafilippata chiamata "Superuomini&Superdonne - sottotitolo - se Dio non esisistesse, Nietzsche si rivolterebbe nella tomba". 

Ad ogni modo ecco a voi The Cape, appena sfornato dai sepolcri dell'NBC. E' la storia di tizio che bla bla bla diventa un supereroe per sconfiggere i cattivi. Fine. Parliamoci chiari: se seguissimo i supereroi per l'originalità della trama, beh...mi limito a dire soltanto un nome: Adam West. Lo so, lo so, qualcuno di voi ha già esclamato: "Però a me Spiderman m'ha imparato un sacco di cose, tipo che da grandi poteri deriVino grandi responsabbilità". Anche a me, ed è per questo che ho iniziato a scrivere su questo blog dopo essere stato punto da un cinghiale radiattivo. I supereroi (versione contemporanea degli eroi epici) come dicevo nel mio articolo su Romanzo Criminale 2, svolgono un ruolo fondamentale per il nostro immaginario, nonostante non siano un esempio di vita. Nessuno (spero) si vestirà da uomo-pantegana per imbrutture qualche brutto ceffo di Tor Bella, nè si fingerà morto per intraprendere in incognito una guerra contro il super-cattivo di turno (nel nostro caso, Ignazio La Russa).  L'eroe è il pane su cui farcire il nostro immaginario: può essere duro, sofisticato, decaffeinato o semplicemente gustoso. Non ci incarniamo in lui, ci nutriamo di lui e come ogni buon panino che si rispetti, quando è terminato, ci sentiamo sazi e "bella così".

The Cape è un eroe metropolitano, privo di superpoteri, ma del tutto simile al mefistofelico Spawn, l'eroe a fumetti creato da Todd Mc Farlane nel 1992. Nella lista dei super-cugini possiamo aggiungere The Hood, neo-supercriminale di casa Marvel , il  vecchio fantaillusionista Mysterio e il semi sconosciuto Cloak, di cui non ho niente da commentare. Tutti lo credono morto (e simbolicamente lo è) per questo deve icarnarsi in qualcos'altro, un'entità sovrumana e un'identità nascosta. In psicanalisi si chiama superego. Vince Faraday (questo il nome del protagonista della serie) diventa The Cape, il fumetto che amava leggere insieme a suo figlio prima di andare a letto. Il padre muore e solo in quel momento diventa l'eroe del figlio come per Spawn il quale diventa un supereroe non appena perde tutto (un clichè presente in quasi tutte le storie di supereroi). 

La particolarità di The Cape è che per avere la sua famiglia viva, Victor è costretto a fingersi morto (non è ammesso, un viceversa).  Formalmente ben congegnato e ricco di effetti, i primi episodi della serie sono un carnevale per gli occhi e un mezzo funerale per la storia (spadellata troppo in fretta). In definitiva: il primo assaggio ci piace. Occhio a non fare indigestione però...


Ragazzi sabato e domenica sono in scena nel musical La farfalla Lily (si quello affisso nelle metro romane) Ruolo: scoiattolo! Da non perde...(sigh!)

domenica 9 gennaio 2011

Bboy Diario - Gennaio 2011

Caro Bboy Diario, fortuna che ci sei tu a consolarmi. La vita del bboy è come quella scorza di pecorino cementificata nel frigorifero inutile persino da grattugiare. Le nostre mani hanno fatto indigestione di graffi, contusioni, distorsioni e con tutti questi calli, il nostro palmo è liscio come il dorso di una testugine. Eppure siamo sempre galvanizzati, elettrizzati, entusiasti, quando torniamo dall'allenamento e ci riuniamo intorno a un tavolo come i mangiatori di patate di vangoghiana memoria. Alle patate alcuni affiancano una Moretti, qualche colpo di pipa e ancora troppa tanta musica d'accompagnamento. Alle serate, come quella di ieri sera all'Angelo Mai, non ci andiamo con le scarpe bianche, nè con quelle troppo nuove, perchè se siamo là è per una sola ragione: fiutare il groove e catturarlo.

Sgrano gli occhi alle 6:40 del mattino, esattamente 35 minuti prima dell'orario pattuito con la sveglia e la mia coscienza. Oltre a pensare alla situazione in cui versa la sinistra europea, fra le prime cose che faccio appena mi sveglio, è il calcolo delle ore di sonno: meno di 4. Serata magra quella di ieri sera. Arrivati alle 23 e scappati prima delle due per evitare l'alzataccia. Peccato che l'ATAC (acronimo di Arrivo Tardi A Casa) ci abbia fatto pagare la violazione del coprifuoco notturno (come sapete dopo le 24, gli autisti che osano guidare un autobus a meno di 1 ora di distanza dall'altro, vengono cecchinati all'istante) con ben 1 ora di odissea per le strade della capitale.

Dunque, sono pronto per uscire alle 7:30 e alla stessa ora rientrano i "veterani" della suddetta serata. Bella - Bella: ci diamo il cambio a tempo di musica, mentre li lascio scorrere cataloghi di scarpe su ebay e mi allontano con il mio buon vecchio Zizek fra le mani. Mentre mi sparaflasho in inglese le controverse tesi del mio filosofo preferito (oggi parla di come il multiculturalismo sia una pratica utilizzata dalla cultura egemone per diffondere l'anti-semitismo...ottimo risveglio!) non mi accorgo che il mio treno è bello che partito. Mi aspetterà l'inferno.

Ora, la domanda sorge spontanea: perchè diavolo dovevi prendere un treno alle 8 di domenica mattina? Prove, prove, proveee - è la risposta che urlerei a mò di mantra se fossi in cima a un tempio tibetano. In breve: lo spettacolo debutta il 15, all'ultima prova mancavamo in 15, oggi recuperiamo il tempo perso con...15 ore di prove (non è vero, ho esagerato, ma dovevo chiudere la triade di 15!). Non mi perdo d'animo. Chiamo i miei colleghi per farmi venire a prende perchè il prossimo treno è fra 2 ore e mezzo. Non rispondono. Riceveranno il mio sms in tempo e mi diranno dove aspettarli - penso fra me e il barbone alla stazione termini che rigurgita al mio fianco tutto il Tavernello rosso con cui ha fatto colazione. Dopo 2 ore e mezzo prendo il treno, da solo. 

Piiiiii - stacco la spina perchè almeno, voglio recuperare un pò di sonno e togliermi dalla testa l'idea di sfregiarmi gli angoli della bocca tipo Joker per abbozzare l'unico possibile sorriso della giornata. Vagone, finestrino, scarpe, passi, stazione: c'è scritto Togliatti. Togliatti?! - mi dico - ma io abito a Togliatti! Poi realizzo: non solo ho aspettato per quasi tre ore fra barboni e jingle pubblicitari, ma avrei potuto benissimo farlo a pochi passi da casa mia...appunto...in via Togliatti. Dio maledica la breakdance!  

venerdì 7 gennaio 2011

La Bellezza del Somaro

La Bellezza del Somaro
Italia, 2010
regia: Sergio Castellitto








Qualche risata me la sono fatta. Quando alla scena dello schiaffo, gli scurrili gemelli due file avanti a me, hanno gridato all'unisono - "Si, così impara sta sgallettata!" - qualche risata me la sono fatta. La coppia Mazzantini (scrittrice) e Castellitto (attore/regista) torna in scena dopo il successo di Non ti muovere (2004), senza bissarlo. Eppure, qualche risata me la sono fatta. Quando a Natale si ripropone la formula cinematografica dei Parenti Serpenti, l'alchimia comica funziona sempre. E poi i temi cari al così detto "nuovo" cinema italiano: il confronto generazionale, la crisi sociale, l'incontro con l'Altro e l'amore, l'amore, l'amore. Qualche risate comunque me la sono fatta, grazie ai riferimenti pepati alla psicanalisi Lacaniana che (anticipando il vostro commento) ha interessato soltanto me e una manciata di post-strutturalisti fanatici del Grande Altro.
Si, insomma, cos'è che non funziona in questo film? - Non funziona la forma. Esempio: scegliere P.I.M.P. di 50 Cents come colonna sonora da abbinare alle scene di confronto generazionale (in cui ovviamente compare il ragazzo di colore, tanto per foraggiare il buon vecchio stereotipo de "l'hippopparo nigga"). Ebbene, come sapete, non solo 50 Cents non è minimamente una popstar di riferimento della cultura pseudo-sinistroide a cui viene associata la giovane protagonista del film, ma la canzone in questione risale al 2003...otto anni fa! E non serve certo un esperto in sociologia per sapere che ormai le generazioni e le tendenze di riferimento cambiano ogni 2-3 anni e che la scelta di una colonna sonora del genere rivela un fallito upgrade degli autori con i codici di quella generazione chiamata "digital born" (nata sotto il segno del digitale). Ma qualche risata me la sono fatta lo stesso: gli scazzi familiari, la pungente saggezza senile, le sexy-gag all'italiana. Un microcosmo di caricature alquanto abbozzate dell'Italia Berlusconiana, all'interno di una cornice rustica che ricorda quella di Io Ballo da Sola di Bertolucci (senza l'ingenua sensualità di Liv Tayler ahimè). Isomma, un film il cui motto ricorda il luttazziano - "L'Italia è un paese di stronzi: lo sò perchè sono uno di loro" - non ci farà uscire dal piagnisteo del cinema nostrano perchè non è formalmente credibile. Qualche risata però me la sono fatta.

Esco dalla sala perplesso: perchè tutti ridono alla scena della torta in faccia e nessuno per la battuta su Il Settimo Sigillo di Bergman? E' proprio vero sto diventando un sociopatico d'essai e nessuno ha il coraggio di dirmelo. Ma forse è meglio così, come diceva Nanni Moretti, mi troverò sempre a mio agio nelle minoranze.Poi, ciondolando fra un lampione e l'altro, torniamo a casa mano nella mano.

mercoledì 5 gennaio 2011

Romanzo Criminale 2 - Recensione

Romanzo Criminale 2
Serie tv
Sky Cinema - Italia, 2010
Leggi qui la mia recensione











Credevate di liberarmi di me così facilmente durante le feste? Giammai! Fresca di tastiera, ecco la mia recensione completa di Romanzo Criminale 2. Mamme incazzate, pischelli fomentati e "seriefili" che intasano facebook con scempiaggini d'ogni sorta. Ma Romanzo Criminale non è una serie, è un fenomeno mediatico di cui ho suggerito l'interpretazione nell'articolo qui sopra. (Vedere per ri-credere!). Freddo, Dandi, Libano e Bufalo sono gli anti-eroi all'italiana di questi post-catodici anni 2000 e per uno che ama Roma come me, non c'è niente di meglio. Per tutti gli amanti dell'underground, Romanzo è un must imperdibile e insieme a Boris, una delle perle rare della nostra fiction. What? Do you wanna more? Spiacenti, la banda ha chiuso i battenti, ma se il filone spaghetti gangsta vi ha lasciato con l'acquilina in bocca, spizzate al cinema Vallanzasca - Gli angeli della morte (come? cosa? ah si, io l'ho già visto 3 mesi fa in antepvima a Venezia e nel cast c'è anche uno degli attovi del mio covto metvaggio...pev la sevie:"pija sti spicci!")

NEXUSQUIZ: qual'è l'attore che compare nel film Vallanzasca ed è presente nel cortometraggio Questione di Attitudine di Giuseppe Nexus Gatti? (tic tac tic tac..)

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