mercoledì 3 ottobre 2012

Red Bull Flying Bach: la breakdance in teatro, ma anche no!

Fondere musica colta e cultura giovanile: Bach e Vivaldi vs Vartan e Benny, clavicembalo contro headspin, prima e dopo, alto e basso, break musica classico danza urbano yo Red Bull - boom!

La storia che i Flying Steps, storico gruppo di breakdance tedesco, stia portando in giro per il vecchio continente uno spettacolo ispirato dalle note del clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, sta facendo il giro dell'etere. Videoclip, foto, articoli e backstage: la Red Bull ha creato un vero e proprio immaginario, rendendo il pacchetto Flying Bach un vero e proprio prodotto crossmediale. Bene, ok, figo: ho visto persino lo spot in su Rai3!


In molti mi hanno chiesto che ne penso. È dalla notte dei tempi che appena un mio amico/parente vede qualcuno che gira sulla "capoccia" in tivù - driin! - contatta il sottoscritto. I risultati sono sempre deludenti. In Italia poi abbiamo questo singolare mood socio-antropologico che colpisce la generazione degli anni '80, per cui oggi, ogni quarantenne, blatera di "breakkedens" appena ne sente l'odore. "Una volta anche io facevo..." o "Negli anni ottanta pur'io.." - sono gli incipit per antonomasia. Il breaking si è evoluto così tanto negli ultimi 30 anni, che asserire di aver fatto breakdance per qualche mese negli anni '80 è come dilettarsi nei trasferelli e chiamare "collega" un tatuatore di Miami.

Torniamo a Flying Bach: cosa ne penso? Penso che il breaking (breakdance) non sia una danza, quindi non sia assimilabile ai modelli coreutici e musicali contemporanei. "Ma la musica classica non è contemporanea, e la coreo di breakdance non sono classiche" - dirà qualcuno. E invece si, risponderò io. La musica scritta nel pentagramma è classica, ma l'esecuzione dal vivo è contemporanea. Di più: la lettura stessa del pentagramma supposto-essere-classico, è "sporcata" dal nostro punto di vista contemporaneo, dal fatto che nella nostra epoca (XX sec.) Bach è già un classico, è già colto (mentre come nota il maestro-red-bull Christoph Hagel, Bach in vita ebbe una fama assai modesta).

Il compositore tedesco era "demodè" della sua epoca, così come, la breakdance (diciamocela tutta!) è considerata retaggio degli anni '80. Se questa analogia viene usata come punto-forza per accostare le due discipline, questo non deve trarci in inganno: le coreografie sono ancora in voga! L'universo danza, negli anni 2000, ha registrato una progressiva espansione, inglobando negli stessi contesti danze urbane, caraibiche, classico, moderno, contemporaneo (penso agli scellerati "campionati del mondo" organizzati dalla F.I.D.). Ovviamente si tratta di pure nomenclature, mentre i più umili sanno che ogni danza (o supposta essere tale) ha un proprio percorso che nei tempi si è sviluppato in processi espressivi o metodi autonomi

Invece, ciò che rende possibile il gran bollito di danze&balli nel calderone delle gare e dei teatri, è il concetto di coreografia. In particolare nell'accezione di movimenti sincronizzati e armonici fra due o più ballerini in accordo con le variazioni della musica. Il gusto barocco di Bach, ricco di accenti e variazioni, è terreno fertile per i freeze e i powermoves della breakdance o - come già negli anni '90 - per tutte le mosse della stand up dance

Questo approccio, non nuovo, però deriva dal metodo coreutico della danza classica! Oggi, nell'ambiente delle gare, viene pensato come metodo universale e in competizioni come il Battle of The Year, la sincronia è fra i criteri di valutazione della giuria. Eppure il breaking è nato nell'improvvisazione dei cerchi e si è sviluppato dall'idea che ogni b-girl/b-boy lavori per creare un proprio stile. La sincronia di una compagnia classica non è paragonabile con nessuna crew di breaking, perchè la forza di una crew è basata proprio sulla diversità. Il così detti foundation del Breaking non sono un canone: regolano i principi dinamici, attitudinali e culturali, non le mosse da eseguire letteralmente. Il breaking come danza(?) urbana nasce per scardinare non solo le mosse, ma il contesto generale della danza colta e coreutica. E allora: dove sta la novità? Nel riproporre gli schemi della coreografia classica nella musica classica suonata da un contemporaneo?
Qui l'apoteosi: un coach di basket allena una crew di breakdance per vincere il Boty...in 3D!

Sì, è così. Ma è chiaro che si tratta di un percorso dal basso in alto e non viceversa. Il musicista già suona Bach nel contemporaneo (che non indica per forza un abbassamento di cultura), mentre il b-boy viene ingabbiato in uno schema non suo (quello coreutico), che lo rende sicuramente più desiderabile e comprensibile ma...

Ma personalmente non si tratta di portare la breakdance in teatro, o farla incontrare con il classico. L'Hip Hop è un movimento auto-classificantesi, sub-culturale e quindi fuori dalla logica alto/basso. È possibile elaborare un processo autonomo di mutamento referenziale dell'Hip Hop e del breaking?

Me lo domando ogni volta che sogno.   

10 commenti:

  1. Ok tutto molto bello. Ora vallo a vedere e poi dicci che ne pensi.

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  2. I commenti anonimi solitamente non vengono pubblicati su questo blog. E poi se non mi dici "chi siete", come faccio a dirvi che ne penso? ;-)

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  3. ciao nexus!
    sono zaira ^_^scrivo qui per poter esporre anche il mio pensiero che spero gradirai...secondo me il breaking non associo al concetto di "danza",ma più che altro una passione che ognuno cerca di esprimere a modo suo riflettendo un pò sé stessi.il fatto che potrebbe mostrarsi come una novità questa associazione tra danzaclassica-coreografiabreakdance solo che non riesco concepire il fatto che uno stile di vita come il breaking debba fondarsi su delle coreografie che sono solo dei fili che bloccato la libertà di ogni individuo costretto a seguire movimenti che sono uguali agli altri,quando la vera novità sta proprio nella diversità di ognuno. perché nella realtà non siamo tutti uguali nell'esprimerci,ma anzi siamo veramente molto variegati ed è giusto,di conseguenza,dare spazio ai movimenti liberi seguendo solo i principi di base che poi si evolvono in rapporto alla base musicale e al modo di essere di ognuno di noi...proprio per questo motivo non posso che essere d'accordo con quello che hai scritto in questo blog =) spero che sia stata abbastanza chiara nei concetti!bella!;)

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  4. completamente daccordo con te..

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  5. REDBULL = SHOW BUSSINESS . REDBULL BC ONE è UNA COMPETIZIONE CHE INFRANGE TUTTO CIO CHE è BREAKING... CI SONO TROPPI SOLDI IN BALLO E NON FARANNO MAI QUALCOSA CHE RICHIAMI LA VERA ESSENZA.. ACCENDI LA TV E SENTI '' I CAMPIONI DEL MONDO DELLA BREAKDANCE INCONTRANO LA DANZA CLASSICA''... IO DICO CHE CACATA.. MILIONI DI SPETTATORI DIRANNO CHE FIGATA !... GIA CHE CI SEI VAI A VEDERE QUELL ALTRA MERDATA CHIAMA ''THE ARENA'' ... PURTROPPO CI SARà SEMPRE ILPISCHELLETTO CHE NON CAPISCE NA MAZZA E NON POTRà MAI CAPIRE QUESTO DISCORSO..

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  6. Ciao Nexus, non risco a commentare nel tuo blog, quindi lo faccio qui:
    personalmente non trovo niente di male in proporre questo spettacolo (anche se fosse a scopo di lucro, affinchè molta gente possa gustarselo, ci devono ess dei fondi). Nel corso degli anni abbiamo sempre visto coreografie originali con musiche non sempre catalogate al solito breakbeat. Vediamo coreografie del genere in continuazione nei contest coreografici anche al Battle of the year, pensa anche all'experimental contest al justdebout. Personalmente adoro le coreografie dove c'è della breakdance e del contemporaneo, sono affascinanti. Pensa al video bellissimo dei Jubafilms dove astro balla solo al suono del pianoforte. Se non sbaglio nemmeno nel tuo video proiettato al HipHop connection c'era sempre musica breakbeat ma c erano generi piu sul contemporaneo e moderno. Ho studiato musica in conservatorio per quasi 16 anni e ho imparato che la musica non va mai etichettata. Concordo con te che ogni danza tende a rispettare il suo genere musicale, ma trovo molto ispirante non etichettare in modo cosi accademico una danza e aprire i confini per renderlo musicalmente affascinante. Quindi sono molto favorevole a questo spettacolo.

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  7. Il discorso va oltre il piano "commerciale/non commerciale" (confine poco adatto nell'epoca della bboyxploitation, dove anche nell'underground si assite a forme di capitalizzazione della comunità da parte di b-boy/b-girl interni ad essa).
    ***
    Il discorso è sulle forme: il Breaking come disciplina "artistica" è autonoma? Secondo me si e ha un grande potenziale. In pratica no, perchè ogni volta che "si mette in scena" sfrutta i paradigmi di rappresentazione altrui. Il concetto stesso di "scena"(skené - "la tenda" dell'azione, nel teatro classico) è legato alla tradizione teatrale-occidentale e nel 90% è un luogo di separazione frontale fra pubblico e attori/danzatori/performer. Chi l'ha detto che il breaking si debba allineare con questo sistema? Nasce in uno spazio circolare, il punto di vista è ravvicinato, i tempi sono imprevedibili. È così automatico oltrepassare questi principi e catapultare il breaking nel circuito biglietto-spettacolo-applausi?
    ***
    Di conseguenza il discorso est-etico della ricerca espressiva. Io non ho visto originalità nei BOTY o Juste Debout: ho visto la cannibalizzazione dei canoni della danza classica con la scusa della "contaminazione" (la cui apoteosi oscena è il così detto Lyrical Hip Hop). Come ha detto Zaira, le coreografie così intese tendono all'omologazione una danza anti-omologante per eccellenza. Chiamate un maestro di danza classica e mostrategli una coreografia vincitrice del Boty degli ultimi anni: gli piacerà ma vi dirà che "le linee del corpo" dei bboy/bgirl, nei momenti di sincronia, sono sporche, inesatte, differite. Il così detto contemporaneo non è il vero contemporaneo, bensì l'applicazione ottusa di una "tecnica di movimenti" sviluppata da persone che hanno poi seguito un processo di messa in scena e costruzione totalmente divergente dal sistema di massa. Mercè Cunningham (ora annoverato fra i moderni), elaborò una tecnica ancora oggi usata, ma le sue coreo non andavano in sincro: sviluppò un sistema basato sull'I-Ching, per la creazione di pattern coreografici totalmente aleatori (insieme a John Cage che applicava i principi alla musica). Dove sono finite queste "avanguardie"? Ci sono, ma non si vedono o non ci sono più perchè evolute e distaccate dai circuiti del teatro-borghese.
    ***
    Ultima nota sul mio spettacolo (che presto metterà online): avendo mixato io le musiche posso dirti che tutte derivano da campioni di breaks storici (Funky drummer, give it up or turnit a loose, etc.). Ho aggiunto delle armonie/melodie elettroniche loppandole insieme ai breaks...e formando un breakbeat (lo faceva già Bambaataa negli anni 80). Il punto è che non bisogna pensare di rimanere nei breaks o nei cerchi o nel "ghetto" per mostrare la "vera" breakdance.

    Io sono per la perversione, ma quella mal-educata, corsara, velenosa. Per cui anche se non riconosci i tuoi spazi e i tuoi suoni, sai bene che ciò che provi deriva dall'Hip Hop.

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  8. Peppe come al solito la redbull vede i profitti, sono una compagnia che mira al profitto... ergo, questa mossa potrebbe essere una buona idea pubblicitaria e sicuramente gli porterà un sacco di soldi. sono pienamente d'accordo con quello che hai scritto, ma sicuramente chi ha ideato lo spettacolo non penso che abbia questa grande aspettativa di creare un' "opera d'arte", quanto piuttosto di pubblicizzare ancora di più la redbull nel "mercato del breaking" e della danza in generale.
    Comunque bell'articolo, peace,

    INO

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    1. Beh non volevo essere così Marxista, ma sì, "la forma della merce" è più importante della merce stessa.
      ***
      Forse la cosa che disturba è che fin'ora la Red Bull si è interessata del settore sportivo (dai Contest alle gare automobilistiche e aeree) ma questo ingresso nell'industria culturale è merita la nostra attenzione.

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  9. Mah, io invecchiando sono diventato più tollerante. Certo non posso dirvi che i 7 minuti di anteprima dello Show dei Flying steps che si vedono su Youtube mi appassionino e, se proprio devo dirla tutta, al di là delle indiscutibili capacità tecniche, quello che ho visto mi lascia freddino. Alla fine mi sembra uno show dove il pubblico si esalta più per il dato tecnico, per il numero da circo, che per la danza. Non siamo, insomma, molto lontani dal record di airtrack allo show dei record o da quei video virali dove bambini giapponesi fanno nella loro cameretta il record mondiale di giri sulla testa...
    Se proprio devo dirla tutta quel poco che ho visto dello show dei Flying steps non mi sembra che ci farà progredire molto come movimento culturale e come danza, anzi.
    Già, perchè al contrario di quello che si è imposto di credere Nexus per puro vezzo intellettuale, la Breakdance è danza ed, eccome, se lo è e, a me questo aspetto e solo questo, ormai interessa.
    Quello che c'è di buono è che REDBULL sa fare molto bene il suo lavoro e riesce a creare un evento di uno show che, forse, evento non è. Esattamente come riesce a fare, ottimamente, con il BC ONE che, personalmente trovo di una noia mortale ma che non posso fare a meno di guardare. In un panorama economico dove persino Hip Hop Connection non ha più sponsor ben venga, allora, che si parli della Breakdance anche se significa tornare a fare quattro rotazioni su un palco travestiti da ballerini che fanno il "nuovo" sulla musica "vecchia": può essere che un giorno un grasso amministratore delegato, dopo aver visto i Flying Steps a tetaro, mi conceda la sua elemosina e mi consenta di invitare gli Xfenz alla prossima edizione di HHC. Lo so benissimo che questa dei Flying Steps non è la strada da percorrere ma, al momento, è anche l'unica che c'è.
    Quindi, cinicamente, dico: bello o brutto è indifferente purchè se ne parli.

    Una ultima notazione: scordatevi il riscontro commerciale di Red Bull: penso che qualunque ragioniere sappia benissimo che puntare sulla Breakdance non ha alcun riscontro in fatto di numeri. Si scommette sulla Breakdance per molti altri motivi, a volte di immagine, a volte di solo posizionamento masturbatorio del marcho nel mercato globale. Ma questa è una altra storia...

    Monsa, l'unico Tonno Superabile.

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