NB: questa è la seconda parte di un post "a puntate". Se ti fossi perso la prima clicca qui.
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Per teoria del complotto si intende una teoria che offre un’interpretazione alternativa alla versione ufficiale, di determinati eventi ad opera di una cospirazione o complotto. In ambito storico e sociologico, questo termine è usato per indicare quelle “cospirazioni” che non hanno avuto una plausibilità scientifica. Non solo molte teorie del complotto non si basano su prove o fatti empiricamente dimostrabili ma non seguono nemmeno le norme internazionali del metodo scientifico, il quale prevede la contestualizzazione storico-critica dei dati, il confronto con altri autori e l’elaborazione di una teoria che sia (“salvo prova contraria”) la più plausibile per analizzare un determinato fenomeno. In aggiunta, un altro tratto caratteristico delle teorie complottiste è quello che in psicanalisi è definito “eccessivo investimento libidico” da parte del soggetto (cfr. Lacan e Zizek). Esempio: io sono geloso del mio partner. Non importa se effettivamente egli mi tradisca o meno. Il fatto che io provi gelosia va aldilà dell'eventuale prova di tradimento. Paradossalmente, anche se effettivamente il mio partner mi tradisse, i motivi della mia gelosia sarebbero lo stesso di natura patologica. Insomma, non è in virtù di una teoria ragionata, che scaturisce la passione per la lotta, ma al contrario, è grazie a un’eccesso di libido che sono indotto ad elaborare una teoria per razionalizzare le mie azioni.
Di conseguenza, non solo tendo ad abbracciare quelle teorie che più si confanno alla mia inclinazione psicologica, ma tendo a prendere per buoni ed assumere su me stesso alcuni metodi di interpretazione che utilizzo – come si è detto nella prima parte del post – per il mio lavoro di ricerca personale della verità. Questi metodi, che hanno lo stupefacente vantaggio di farci capire “immediatamente” come va il mondo, sono ben circoscrivibili prendendo alcune nozioni di base di semiologia, epistemologia ed ermeneutica. Tenterò ancora una volta di sintetizzarne alcune, con l’invito ad approfondire qualitativamente a fronte della bibliografia in appendice.
Il primo spunto lo prendo da I Limiti dell’Interpretazione di Umberto Eco. Pubblicato nel 1991, una parte del testo è dedicata alle influenze del modello di interpretazione ermetica sul mondo contemporaneo. La pratica ermetica si diffonde nel II sec. d.c. e mette in crisi il modello razionale greco. Per l’ermetismo la verità è qualcosa di nascosto e segreto che si realizza attraverso l’unione dei vari segni presenti (ma non rivelati) nel mondo. Questi segni dialogano fra loro secondo rapporti di simpatia e sono l’emanazione di un Dio inteso come un “Uno inconoscibile”. Se nel modello greco-latino l’uomo non può conoscere appieno Dio per via della natura limitata del linguaggio, nell’ermetismo questo è un punto di forza poiché “quanto più è ambiguo, polivalente e si avvale di metafore e simboli, tanto più sarà adatto a nominare un Uno in cui si realizza la coincidenza degli opposti”. L’espressione culturale di questo modello semiotico è lo gnosticismo:
“Lo gnostico si trova a disagio in un mondo che avverte estraneo ed elabora un disprezzo aristocratico nei confronti della massa, a cui rimprovera di non riconoscere la negatività del mondo, e attende un evento finale che del mondo determini il rovesciamento, l’eversione la catastrofe rigeneratrice”. (Eco, cit.)
Sembra la trama di Matrix. Nello gnosticismo l’Eletto è colui che si oppone all’inganno divino, mostrando che dietro ad ogni testo si nasconde un significato occulto. Questo atteggiamento eccessivamente sospettoso nei confronti del mondo genera interpretazioni paranoiche, i cui principi, seguendo Eco, possiamo riassumere così:
Principio di facilità: la tendenza a ritenere significativi gli elementi più appariscenti di un fenomeno. Esempio: se un medico rileva che tutti i pazienti che soffrono di cirrosi epatica bevono regolarmente whisky e soda, o cognac e soda, o gin e soda, e ne trae la conclusione che la soda provochi la cirrosi epatica, sbaglia. Questo accade per un eccesso di meraviglia: guardo il dito e non la luna.
Falsa transitività: se A è in relazione X con B, e B è in relazione Y con C allora A è in relazione Y con C. Esempio: la pianta detta Orchis ha due bulbi sferici visivamente molto simili ai testicoli, e dato che i testicoli hanno funzione riproduttiva, se n'è dedotto che l’orchis abbia proprietà favorevoli alla riproduzione.
Post hoc ergo ante hoc: Si assume una conseguenza e la si intende come causa della propria causa. Esempio: che l’orchis abbia un collegamento con i testicoli è provato dal fatto che il nome orchis, in greco, significa “testicolo”. Ma come appena visto, il nome orchis deriva dal rapporto di falsa transitività tra la proprietà morfologica e funzionale. Corto-circuito, omologazione dei rapporti diversi.
Post hoc ergo ante hoc: Si assume una conseguenza e la si intende come causa della propria causa. Esempio: che l’orchis abbia un collegamento con i testicoli è provato dal fatto che il nome orchis, in greco, significa “testicolo”. Ma come appena visto, il nome orchis deriva dal rapporto di falsa transitività tra la proprietà morfologica e funzionale. Corto-circuito, omologazione dei rapporti diversi.
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Seguendo questi principi ermetici, si possono decriptare anche altre teorie ermeneutiche, come quella del terzo archetipo: se A viene prima di B, A può aver influenzato B a meno che non ci sia un testo C precedente a cui entrambi possono essersi ispirati. Ma se il testo C non si trova “allora si postula fideisticamente immaginandolo uguale a C. L’effetto ottico è che C abbia influenzato B”. Post hoc ergo propter hoc o come direbbe Lacan “la verità emerge da un misconoscimento” retroattivo. La conferma arriva anche dalle neuroscenze, quando Torben Grodal nel suo The PECMA Flow, afferma che il cervello possiede una tendenza naturale a generare un sentimento di significato (“feeling of meaning”) in presenza di forme significanti astratte. Ritorno al futuro non è solamente un film, bensì un'ermeneutica neuro-psicologica dell'essere umano.
Se associamo il profilo dello gnostico a quello dell’user “politicamente attivo” che naviga a caccia di link che rimanda a un link che rimanda a un altro ad infinitum, la teoria diventa pragmatica. La rete può diventare, e spesso lo diventa, il luogo della deriva interpretativa dove la nostra ricerca personale di verità rischia di intossicarsi in un overdose di link.
Come certe idee si guadagnano l'attenzione del web? La nostra attenzione cade sull’analisi di quei contenuti audio-video che veicolano, al posto o in appendice al testo scritto, le tesi di una data ideologia. Perchè l'audiovisivo è immediato, già espresso, quindi adatto per un'ermeneutica del “cotto e mangiato” che abbiamo visto caratterizzare il modus gnostico.
Per farlo ci servono gli strumenti dell’analisi filmica ma per chi è a digiuno (e nella mia analisi dimostrerò che lo sono in molti) aggiungere altre nozioni interpretative oltre a quelle già menzionate risulterebbe fatale. Mi limito ad approcciare le mie analisi intorno al concetto di personaggio acusmatico di Michael Chion. Nel suo (ormai classico) L’audiovisione, Chion definisce l’acusma come qualcosa di cui sentiamo la voce/suono ma di cui non conosciamo né vediamo la sorgente di provenienza. La voce acusmatica, a differenza della classica voce del narratore (voice over) è la voce di un personaggio che fa parte dell’azione (diegetico) ed è “continuamente in pericolo di esservi incluso”. Nella storia del cinema questi personaggi sono spesso cattivi, poiché la loro posizione ambigua rispetto allo schermo, gli conferisce quattro caratteristiche: ubiquità, panopticismo, onniscienza, onnipotenza. Lo dimostra il fatto che, quando finalmente il cattivo mostra il suo volto, automaticamente inizia il suo declino verso la sconfitta o la morte. Riprendendo il discorso di Grodal, il nostro cervello memorizza una gamma di emozioni in relazione ad una specifica forma (es. una tigre/paura, una bella persona/eccitamento) ma quando è di fronte a degli stimoli “unmatched” (senza corrispondenza) attiva una classe d’emozioni definite saturate, ovvero molto forti ma non concentrate, che innescano un sentimento di profonda comprensione (“deep meaning”). Ma questo significato inafferrabile non ha bisogno di una comprensione del significato allegorico nascosto nel film (Grodal, p.149). Possiamo non comprendere a pieno il significato di un testo, ma attraverso la sua forma, il cervello è in grado di farci credere il contrario, innescando un sentimento di comprensione che razionalmente non è spiegabile. Nel caso di un film, questi espedienti posso dare un valore aggiuntivo alla poetica delle immagini, ma nel caso di un documentario o di un video divulgativo posso condizionare l’interpretazione dei fruitori.
Per ottenere un risultato del genere, ci sono numerosi procedimenti che tenterò di illustrare analizzando diverse tipologie di “video del complotto” basandomi sulle nozioni sviluppate durante tutto l’articolo.
Per ottenere un risultato del genere, ci sono numerosi procedimenti che tenterò di illustrare analizzando diverse tipologie di “video del complotto” basandomi sulle nozioni sviluppate durante tutto l’articolo.
[to be continued...]
Ehi, ma dov'è la terza parte? Lo trovo interessantissimo, anch'io sono un accanito (perchè bisogna davvero accanirsi per riuscire a comprenderlo) lettore di Zizek e uno che ha accumulato parecchio materiale sulle Teorie del Complotto...ti dirò, ho avuto l'impressione che il tuo articolo fosse stato scritto apposta per me ;)
RispondiEliminaCiao Emmanuel, purtroppo la 3^ parte non esiste, ma parte degli appunti destinati ad essa sono stati convogliati su quest'altro post:
Eliminahttp://nexusmoves.blogspot.com/2013/03/beppe-grillo-secondo-lacan-il-clown.html
Sono felice che abbiamo degli interessi in comune. Il tema dello gnosticismo attraverso le teorie filosofiche/psicanalitiche in un ottica di studio dei media è secondo me una strada molto interessante. Possiamo parlarne qui sul blog quanto ne vuoi ;-)
Ottimo!
EliminaBeh, in effetti ho letto anche quell'altro post su Grillo...è scritto in modo molto chiaro (come gli altri post), e devo dire che rispecchia molte delle conclusioni a cui ero giunto grazie all'aiuto di "gente" come Zizek e Wu Ming..
Tornando al tema di questo post, mi dispiace che tu non sia riuscito a fare quell'analisi sui video complottisti, ero curioso di vedere a quali conclusioni ti avrebbe portato...comunque il legame tra paranoia complottistica e gnosticismo si manifesta in maniera (direi) paradigmatica nelle opere di Philip K. Dick, lo conosci?
Ottimo!
RispondiEliminaBeh, in effetti ho letto anche quell'altro post su Grillo...è scritto in modo molto chiaro (come gli altri post), e devo dire che rispecchia molte delle conclusioni a cui ero giunto grazie all'aiuto di "gente" come Zizek e Wu Ming..
Tornando al tema di questo post, mi dispiace che tu non sia riuscito a fare quell'analisi sui video complottisti, ero curioso di vedere a quali conclusioni ti avrebbe portato...comunque il legame tra paranoia complottistica e gnosticismo si manifesta in maniera (direi) paradigmatica nelle opere di Philip K. Dick, lo conosci?
Ottimo!
RispondiEliminaHo letto anche quel tuo post su Grillo, è scritto in maniera molto chiara e devo dire che anche quello mi è sembrato fatto per me!
Ma tornando agli argomenti di questo post, a proposito del legame tra media, complottismo e gnosticismo, tu conosci lo scrittore Philip K. Dick?