giovedì 19 maggio 2011

L'Evento Hip Hop - lamentarsi,sfancularsi,mimetizzarsi nella scena

La storia finisce, l'evento continua. Dopo una caccia durata 10 anni, il mondo tira un sospiro di sollievo: Bin Laden è morto. Giustizia è fatta. "Fanculo a te" - diceva Monty, uno spacciatore di New York all'indomani del suo ingresso in carcere - diceva: "Per quanto mi riguarda Bin Laden può venire qui e farlo di nuovo se ha il coraggio. Fanculo a Bin Laden". Fanculo a lui e a tutti quelli come lui che minacciano la nostra libertà: stranieri, immigrati, mafiosi, preti, politici e visto che ci siamo "pure Gesù Cristo: un giorno in croce, un weekend all'inferno e poi gli alleluja degli angeli fino all'eternità". Già: l'eternità.
Si perchè la differenza fra storia ed Evento sembra essere proprio questa: la storia ha un inizio e una fine, ma l'Evento (quello con la "E" maiuscola) continua, aldilà della sua causa. L'11 Settembre - direbbe il saggio - "ormai non esiste, ma insiste, sussiste nella realtà delle cose". Lamentarsi, mandare affanculo tutto e tutti è un modo per esprire il proprio risentimento, per negare il fatto, per focalizzare il proprio rifiuto su qualcosa di concreto. Ma l'Evento è incorporeo. Il saggio dice: "E' come un vapore nella prateria". Si può mandare affanculo la storia, le cose, le persone ma non ci si può auto-sfanculare dall'Evento, dalla ferita che ha aperto nella nostra realtà e che continuerà ad insistere anche quando il suo carnefice sarà morto.

Ma veniamo a noi: cos'è il nostro Evento? Cos'altro se non "il nascere dell'Hip Hop". L'incontro con l'Hip Hop coincide con ciò che siamo, che pensiamo, che abbiamo pensato e che penseremo, faremo, sceglieremo.  Ne abbiamo un ricordo più o meno sfocato - io a quattordici anni nella galleria del corso - eppure l'immagine di quell'incontro continua a sussistere, insistere in noi come un liquido fotosensibile su cui imprimere i fotogrammi della nostra vita. Un Evento che ci ha resi "fotosensibili" ad un determinato stile di vita.

Poi le nostre configurazioni mentali cambiano, si cresce e i problemi evolvono. Ma siamo ancora bagnati di quella "fotosensibilità". E allora perchè ci de-sensibilizziamo? Perchè preferiamo lamentarci e fanculizzare l'altro? Invece che dire io "esprimo", dovremmo dire io "imprimo". Imprimo sulla carta fotosensibile del mio essere Hip Hop, tutto ciò che mi arriva dal mondo e così facendo la trasfiguro, lo filtro, in un'immagine "alternativa" della realtà. Ecco la chiave, ecco ciò che ci rende bboy e non semplicemente "opinionisti della breakdance" (e della vita).

Abbiamo un background profondo e al tempo stesso fresco, fatto di pionieri che non superano i 50 anni e di discipline in continua foto-evoluzione. Sfruttiamolo. Informiamoci su chi siamo, confrontiamo le skills, proponiamo nuovi gusti e soprattutto cerchiamo le fonti. Nella simbologia medievale, l'immagine del pavone che beve alla fonte significava immortalità. Attingiamo dunque a questa fonte e dopo averlo fatto, indichiamo agli altri la strada per fare altrettanto. Il resto è opinione, onanismo, ossidazione del pensiero.

Lastra con pavoni a S. Maria in Trastevere.
L'Evento ci ha dato una chiave per interpretare la realtà metropolitana come nessun altro: decifrando un tag, trovando un bboy spot, parafrasando una rima, tagliando un vecchio campione. Se non vivi l'Hip Hop - canta Kaos One - "il concetto che ti e' estraneo rende tutto piu' difficile". Difficile sincronizzarsi con gli altri bboy, col nostro mondo. Con questi strumenti, non con quelli offertici dalla cultura che tanto critichiamo (quella italiana-occidentale-cattolica-mafiosa-televisiva ecc.). Quali sono i loro strumenti? Basta fare un pò di zapping: "secondo me", "l'Italia è uno schifo", "Solo in Italia succede...", "Non è più come una volta", "Io lo faccio per me stesso". Su internet vedo utilizzare le stesse frasi da molti bboy:"Secondo me l'Hip Hop è", "La scena fa schifo", "Solo in Italia le giurie..", "Non ci sono più jam", "Io ballo per me stesso". Dalla tv a internet queste sono ormai divenute "metafore morte". E' un pò come dire: le gambe del tavolo. Nessuno ormai rinvia al paragone fra la forma affusolata della gamba umana e quella del pezzo di legno che serve a reggere il tavolo. Prendiamo "la gamba del tavolo" come un nome in sè, perchè quella metafora è ormai "morta" come figura retorica, il suo peso petico è pari a zero. Perchè? Perchè ci siamo standardizzati ad usare tutti quel termine e lo stesso vale con le lamentele su web e tv. E' tempo di voltare pagina.

Forse sarebbe interessante imparare anche a dire: "secondo lui" oltre che "secondo me". Imparare ad ascoltare. Imparare a specificare fino all'ultimo dettaglio. E' giunto il momento - ma lo è sempre stato - di separare e analizzare, classificare il mondo con gli sttrumenti che "l'Evento Hip Hop" ci ha dato. In una sola parola: "rispettarsi", verbo che nell'etimologia latina (RE-SPICERE) significa letteralmente "guardare di nuovo, guardare addietro". Ritornando al nostro simbolo del pavone che si abbevera, ad un certo punto molte chiese erette dopo l'anno 1000 d.c., iniziarono a sfoggiare tutta una serie di glifi, effigi e steli raffiguranti allegorie in appartenenti a stili figurativi di centinaia d'anni prima (fra cui anche il pavone). Fu una vera e propria opera di "copia&incolla" fra i resti antichi di qualche chiesa decaduta e le nuove architetture che necessitavano una "Storia". Potete trovare un esempio nella facciata della basilica di S.Maria in Trastevere a Roma, dove compaiono decine di effigi applicate sul muro come una specie di caotico puzzle. Evitiamo oggi questo errore. "Guardare addietro" non significa prendere dal passato, ma comprendere il passato ed attualizzarlo per risolvere un problema. Non semplicemente "appiccicarlo" alla facciata (o per usare un termine comune "alla bacheca") del nostro presente per favorire i nostri discorsi.

E last but not least: rendiamoci conto che tutti noi siamo dentro al problema, siamo il problema. Problematizziamoci. Lo psicanalista viene definito in gergo "il soggetto supposto-sapere", poichè per il punto di vista del paziente, lo psicanalista rappresenta la verità (nessuno va spontaneamente in analisi pensando che lo psicanalista sia un ciarlatano!). Al contrario, l'analista non deve cadere nell'errore di pensarsi per davvero un portatore di verità, e anche se lontano dallo sguardo del suo paziente (l'immagine classica del paziente sul lettino mentre Freud fuma la pipa in poltrona), comprende lucidamente che i problemi del suo cliente sono e possono diventare anche i suoi, che il suo ruolo di "soggetto supposto-sapere" è l'illusione che serve al paziente per produrre verità credendo che essa sia invece data dalle parole dello psicanalista (in gergo: il transfert). L'Evento insiste su di noi, e anche se fisicamente ci allontaniamo dal suo effetto (ad esem pio cambiando paese), il solo fatto che continuiamo a parlarne ("l'italia è una merda, l'italia fa schifo ecc.") è la prova evidente che il suo effetto ancora agisce su di noi, quindi ne siamo ancora coinvolti. Peggio ancora: siamo come l'insetto che continua a sbattere sul vetro della finestra perchè non percepisce la trasparenza della superficie che lo ostacola. Crede di essere uscito dalla finestra e invece è ancora dentro la stanza. Credendoci "fuori dai giochi", ci illudiamo di avere uno sguardo "oggettivo" sulla realtà e invece - bam! - di fronte a noi un muro invisibile ci impedisce ormai di toccare le cose con mano, di entrare in contatto, di continuare a farci un'idea. Il saggio dice: "è solo camminando in un parco che puoi fartene un'idea". Il resto sono fotografie, disegni, racconti.

Quindi la verità è solo per chi sta aldiquà del vetro? Nemmeno per sogno. Chi rimane dentro al gioco, vive come in un matrix e si mette ad inseguire falsi miti (falsi "soggetti supposti-sapere"), cadendo inevitabilmente nella tela del ragno (letteralmente nel "web"). Da qui parte l'esterofilia tipicamente nostrana, il culto dell'altro-buono-americano e la sfanculizzazione dell'altro-cattivo-italiano. Dov'è allora la verità? Non è in chi sta "fuori" (insetto che sbatte sul vetro) perchè ormai incapace di comprendere il "dentro"; non è in chi sta "dentro" (l'insetto nella tela del ragno), catturato dal mondo web e incapace di andare "fuori". L'insetto-soluzione è forse la mantide religiosa: insetto letale che trae la sua forza dalla mimetizzazione, non dall'aggressione diretta. Mimetizzarsi, diventare "altro" per un momento, ingannando lo sguardo altrui, confondendosi col paesaggio "esterno". Bisogna ecco avere questa attitudine camaleontica di saper guardare dal di fuori, rimanendo umilmente coscienti di essere sempre e comunque al di dentro. Prendere il punto di vista del paesaggio mimetizzandosi con esso per poi tornare alla realtà e "ferirla", nel senso di modificarla efficacemente, durevolmente.

Una volta Dj Skizo mi disse che si "porta rispetto a chi ha fatto non solo prima di te, ma meglio di te". La storia finisce, L'evento continua.

4 commenti:

  1. Ad ogni evento hip hop ascolto gli stessi pettegolezzi, stessi discorsi, solite retoriche su come dovrebbe essere, ed invece non è l'hip hop Italiano, ma dimentichiamo sempre un punto fondamentale...l'Italia siamo noi! ognuno di noi può dare il proprio contributo a rendere migliore la scena! evitiamo di perdere tempo fossilizzandoci su ciò che è negativo e non funziona, cerchiamo piuttosto di spendere le nostre energie dando un esempio positivo e costruttivo! Peace!

    Serio

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  2. Smogone: concordo assolutamente, ti faccio anche i complimenti perchè è spiegato veramente bene! Tornando per un'attimo al discorso che facevamo sulla frase che ha citato Snap. Pensavo che di norma non si parte direttamente da questo livello di comprensione, ma ognuno ha delle tappe intermedie nel proprio percorso, per arrivare poi a capire questo. Quindi secondo me è giusto fare delle citazioni che per te o me sono state importanti, perchè mi/ti hanno fatto crescere, però queste non devono diventare scuse o lamentele dietro cui nascondersi e stagnare, ma il punto di partenza per un evoluzione. Il punto di arrivo non è il vecchio ma il nuovo. Però devo dire che c'è un circolo vizioso che mi inquieta un pò che è questo, molte persone per capire certe cose devono sentirle ripetere più volte fino a comprenderne il vero senso (compreso me), questo perchè in un certo periodo della vita non sono ancora pronti per capirlo, continuando però a ripetere queste diventano degli stereotipi o luoghi comuni, che perdono efficacia e vengono utilizzati come scuse proprio come dici te. Il punto a cui voglio arrivare è che puoi imprimere come persona, e quindi influenzare le persone che ti stanno vicino o che conosci realmente nella vita, ma per raggiungere in maniera efficace le persone lontane, quale potrebbe essere una maniera efficace per imprimere?

    ps. mi piacerebbe farlo a voce questo discorso, internet è molto limitato per certe discussioni.

    Pace

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    Risposte
    1. La questione è giusta: non cosa imprimere, ma *come* imprimere? E poi: come aumentare la gittata?
      ***
      La rete è utile per creare nodi (link) ma poco efficace per stabilire rapporti durevoli e sviluppare problemi complessi. Tuttavia noi due riusciamo a farlo, e con successo, ti ho invitato a spostare una discussione da Facebook (accumulatore di contenuti e forme omologanti par exellance) al mio blog (luogo predisposto alla problematizzazione). Quindi per prima cosa dico: usare la rete e saper dirigere le discussioni nei contesti giusti. Come vedi non taglio i ponti con i social network, ma cerco, una volta nato un problema, di risolverlo nell'ambiente più adatto.
      ***
      Eppure rimaniamo sempre all'interno della "parola scritta". Chi l'ha detto che per imprimere un'idea ci sia bisogno di verbalizzarla? Ho sempre sostenuto l'importanza dei fatti e della presenza. Entrambi non sono "citazionabili" e appartengono al nostro percorso personale . Da un lato saremo spinti ad aprirci con gli altri, dall'altro gli altri percepiranno nei nostri fatti una testimonianza "autentica" e non un riflesso strumentale (facilmente assimilabile con lo stereotipo: l'italiano-che-vo-fa-l'americano).
      ***
      In definitiva: 1. Collegamento e direzione della rete + 2. Presenza e azione nella scena, sono le due strade da seguire oggi per "imprimere" a macchia d'olio (o di leopardo) una certa idea o approccio. Attenzione: sono due *possibili* strade che io personalmente seguo. Non ne escludo altre, anzi:

      Qualcuno ne ha di alternative?

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    2. Smogone: Mi trovi completamente d'accordo.

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