Ce l'avevamo quasi fatta! Noi, rappresentanti dell'Italia (patria del "dire") in Olanda (terra dove tutto si può "fare"). Ce la stavamo per fare!
Dopo la cascata di ghiaccio slovacca che ha congelato l'orgoglio azzurro ai mondiali in Sud Africa, ci siamo diretti nel paese dei tulipani con una perplessità e una certezza: saremo in grado di arrivare lucidamente alla gara? (la perplessità); riusciremo sicuramente a fare meglio dell'Italia ai mondiali! (la certezza). Dopo circa 6 ore dal nostro arrivo nella capitale olandese, i due pronostici si erano già clamorosamente ribaltati: avevamo la certezza di non-gareggiare lucidamente, e l'enorme perplessità sul riuscire a partecipare o meno. Vedevamo "Azzurro": letteralmente. Così, con la testa infilzata da aghi di cristallo, scalavamo i 3 piani del Melkweg Rabozaal di Amsterdam per partecipare allo Spin Off: primo premio un viaggio a NYC per le finali dell'Evolution 2010.
Secondo Piano. I minuti scivolano e come un unguento miracoloso anestetizzano il mal di testa e ossigenano i muscoli contratti. Il "double trouble" Timon & Loco ne vincono un'altra poi escono straziati ma a testa alta con gli EXG (Olanda). Ci pensiamo noialtri a vendicarli battendo il secondo team EXG e superando di misura i Chausser De Prime (Francia) in semifinale.
Terzo Piano. Contro ogni pronostico, contro ogni logica, contro ogni legge chimica: siamo in finale e possiamo farcela! Spariamo l'ultimo sincro e scegliamo di mandare Maxx (a corto di passi) contro il loro pezzo da novanta, Kido. Gli altri due sono un'altra cosa e contro di me e Ino apparentemente non c'è storia. Loro sembrano 300 ma quando Ino chiude l'ulima entrata esattamente sullo "stop" della musica noi esultiamo come 3000 e ci sembra fatta.
La giuria vota: 3 a 2. Per loro. Nel giro di pochi giorni il sogno Azzurro si infrange di nuovo su questo risultato, con la differenza che almeno noi abbiamo dato tutto, conquistando una finale europea in una disciplina, il b-boying, in cui l'Italia è come la "Slovacchia" del calcio professionista.
Torniamo a casa fieri, rinvigoriti da un nuovo spirito spumeggiante. Il B-boying è anche questo: condividere una pazzia, rincorrere un sogno, accarezzarlo e perderlo, tornare amareggiati e riniziare tutto con l'umiltà del primo giorno e la soddisfazione dell'ultimo. Mi viene in mente un saggio di Didi Huberman sulla dialettica fra il "tutto" e il "niente" (e mi deve venire in mente per forza dato che sarà argomento di prossimo esame!), del loro ruolo paradossalmente intercambiabile. Quando pensi di programmare "tutto" di una sfida, puoi accorgerti che sul dancefloor non stai dando "niente" e perdere. Ma nonostante la preparazione, a volte ti sembra di precipitare verso il "nulla", senti sciogliere le briglie della logica ed è li che tiri fuori quel che c'è "in te più di te" (Lacan) e completi la tua entrata avendo dato "tutto" (anima e corpo). Poi ti rivedi in video, magari ti accorgi che non sei stato poi così straordinario, ma l'esultanza del pubblico rimane.
E pure il risultato.