La qualità di un sushi deriva dal taglio degli ingredienti, non dalla loro cottura. Per gustare un ottimo prodotto occorre rivolgersi ad un maestro. Lo stesso vale per il cinema.
Hayao Miyazaki (Leone d’oro alla carriera nel 2005) è lo chef del crudo, di quelle immagini scontornate in nero, disegnate a mano. Con Ponyo sulla Scogliera, la sua ricetta punta ulteriormente all’essenziale. Una storia asciutta e mai insipida, imbevuta di situazione quotidiane ma succose, che fanno divertire i bambini e sorridere gli adulti. Dopo aver popolato i cieli con navi volanti (Porco Rosso, Laputa, Il Castello errante di Howl), questa volta Miyazaki immerge la sua fantasia negli abissi oceanici. Il mare ci appare viscoso, come una massa lavica, pronta al taglio e brulicante di creature emergenti. È un mare d’acqua dolce e anche durante la tempesta, le onde conservano i tratti di un cremoso zucchero filato da cavalcare spensierati. Tuttavia, in questo idillio marino, Ponyo non riesce a mescolarsi, rimanendo sospesa fra bolle d’aria e secchi di plastica.
Miyazaki, semplicemente, racconta e disegna un cammino di integrazione senza impostare il classico conflitto fra bene e male. I personaggi sono tutti essenzialmente buoni. Nell’universo di Ponyo “è tutto perfetto” – come ripete il suo compagno d’avventure Sosuke. Il conflitto quando c’è, è interiore. Si manifesta nelle disinvolte metamorfosi di Ponyo a scapito della sostanziale immobilità di tutti gli altri personaggi. Caso esemplare sono i due uomini della storia (lo stregone Fujimoto e il marinaio Koichi). Li vedremo agire solo a sprazzi, come segnali morse: entrambi senza mai essere chiamati “papà” dai rispettivi figli.
Ma l’abbiamo detto, Miyazaki ora più che mai, vuole condire “a crudo” e scioglie la vicenda senza drammi troppo pepati come già fatto in passato (Il Castello di Cagliostro, Principessa Mononoke). Anche lo tsunami provocato dalla magia di Ponyo, invece che catastrofe, diviene un’occasione per guardare il mondo sotto un’altra prospettiva e accettarne le ambiguità. Per un momento il cielo condivide la stessa sostanza del mare: aeroplani e navi si sovrappongono. Il gusto sottile di Ponyo sulla scogliera solletica il palato dei fan di Miyazaki ma rimane forse troppo sciapo ad un pubblico più eterogeneo.
Hayao Miyazaki (Leone d’oro alla carriera nel 2005) è lo chef del crudo, di quelle immagini scontornate in nero, disegnate a mano. Con Ponyo sulla Scogliera, la sua ricetta punta ulteriormente all’essenziale. Una storia asciutta e mai insipida, imbevuta di situazione quotidiane ma succose, che fanno divertire i bambini e sorridere gli adulti. Dopo aver popolato i cieli con navi volanti (Porco Rosso, Laputa, Il Castello errante di Howl), questa volta Miyazaki immerge la sua fantasia negli abissi oceanici. Il mare ci appare viscoso, come una massa lavica, pronta al taglio e brulicante di creature emergenti. È un mare d’acqua dolce e anche durante la tempesta, le onde conservano i tratti di un cremoso zucchero filato da cavalcare spensierati. Tuttavia, in questo idillio marino, Ponyo non riesce a mescolarsi, rimanendo sospesa fra bolle d’aria e secchi di plastica.
Miyazaki, semplicemente, racconta e disegna un cammino di integrazione senza impostare il classico conflitto fra bene e male. I personaggi sono tutti essenzialmente buoni. Nell’universo di Ponyo “è tutto perfetto” – come ripete il suo compagno d’avventure Sosuke. Il conflitto quando c’è, è interiore. Si manifesta nelle disinvolte metamorfosi di Ponyo a scapito della sostanziale immobilità di tutti gli altri personaggi. Caso esemplare sono i due uomini della storia (lo stregone Fujimoto e il marinaio Koichi). Li vedremo agire solo a sprazzi, come segnali morse: entrambi senza mai essere chiamati “papà” dai rispettivi figli.
Ma l’abbiamo detto, Miyazaki ora più che mai, vuole condire “a crudo” e scioglie la vicenda senza drammi troppo pepati come già fatto in passato (Il Castello di Cagliostro, Principessa Mononoke). Anche lo tsunami provocato dalla magia di Ponyo, invece che catastrofe, diviene un’occasione per guardare il mondo sotto un’altra prospettiva e accettarne le ambiguità. Per un momento il cielo condivide la stessa sostanza del mare: aeroplani e navi si sovrappongono. Il gusto sottile di Ponyo sulla scogliera solletica il palato dei fan di Miyazaki ma rimane forse troppo sciapo ad un pubblico più eterogeneo.
Nessun commento:
Posta un commento
Ricordati di firmare il tuo post.
I commenti anonimi non saranno pubblicati.
Peace.