Appiccicarsi coi Giganti non è cosa da nulla. Sono terrificanti, essi. Infatti i "titani" partoriti dalla matita di Hajime Isayama e trasposti in video dal Wit Studio, ci mangiano. Appaiono all'improvviso: occhi d'una innocenza ebete, nudità evirate del proprio sesso: corrono, ti afferrano e gnam! - sai già dal primo episodio come andrà a finire. I tuoi compagni verranno divorati, uno dopo l'altro, senza ragione (tranne quella della pulsione a divorare, smembrare e godere del dolore altrui). Nel medioevo steampunk di Attack on Titan, l'umanità si è cinta all'interno di 3 muraglie concentriche (Maria, Rosa e Sina), ma dopo un secolo di protezione coatta, un enorme gigante apparso dal nulla penetra all'interno di Maria, ed è il caos. La popolazione è decimata, le milizie umane massacrate e occorre addestrarne al più presto di nuove, a partire dai ragazzini sopravvissuti, o sarà la fine.
Fra di loro c'è il rivoltoso Eren e la gelida Mikasa, due giovani uniti da un'infanzia a dir poco sanguinaria. Il loro addestramento li porta a far parte del corpo degli esploratori, il ramo militare che rischia le chiappe all'esterno delle mura cercando di raccogliere informazioni sulla natura dei titani. I due diventano maestri del Rittai Kidō Sōchi, un marchingegno alimentato a gas che permette di volteggiare agilmente sfruttando un sistema di corde e rampini. Solo indossando questo "dispositivo per le manovre in 3D", gli esploratori possono sperare di colpire l'unico punto debole dei giganti: un lembo di carne posizionato poco al di sotto della nuca, la cui evirazione decreta l'immediata polverizzazione del mostro.