lunedì 22 giugno 2009

Fisica dell'Hip Hop

"It's ain't about keep it real, it is about keep it right"
Dj Kool Herc


"L'atto contingente del riconoscimento crea retroattivamente la sua necessità."
Slavoj Zizek



Dire che la cultura Hip Hop sia nata in America è giusto. Dire che sia una cultura americana è sbagliato. Il concetto di Spirito Universale dell'Hip Hop promosso dalla Zulu Nation parte da questo presupposto. Che le spore della cultura si diffondano in tutto il pianeta, contaminando e contaminandosi, per poi confluire in un'unica grande fonte da cui poter attingere per rinnovare il processo di diffusione. L'Hip Hop come la Terra: una grande madre che offre il suo ventre per fecondare nuova vita. I meccanismi che regolano l'evoluzione della cultura sono complessi, e i confini fra ciò che è dentro o fuori dal "contesto" sono nebbiosi, densi e viscosi. Eppure la macchina evolutiva, di questo Grande Sole, ha un nucleo solido. Da qui dobbiamo partire per parlare di "Fisica dell'Hip Hop". Risalire al Big Bang, riavvolgere il nastro analogico e ri-masterizzarlo nel presente.


Se riconosciamo che l'Hip Hop abbia un hardcore che dai teenager del Bronx negli anni '70, si è innestato moltiplicandosi come un virus in tutto il pianeta, siamo già a buon punto. Ora facciamo un salto ad oggi, o meglio a cavallo fra gli anni 9'0 e 2000. Il b-boying torna timidamente alla ribalta grazie a due fattori correlati: la promozione di numerosi contest (o battle) che vengono diffusi su internet o tramite dvd. Nasce una nuova generazione (la mia) che in parte conserva i legami con quella degli anni '80-'90 ma intraprende un' esplorazione solitaria oltre i confini della disciplina. Il risultato sarà l'incremento delle potenzialità tecniche della danza e la scalata ai vertici dei battle internazionali da parte di paesi fino a pochi anni prima sconosciuti (Corea del sud, Giappone e per finire la Russia). Gli Stati Uniti nel frattempo ribadiscono l'importanza dei prinicpi costitutivi del b-boying (Foundation), condizionando l'estetica fra il 2005-2007 e rinnovando la propria posizione come punto di riferimento della scena mondiale. Purtroppo la lezione foundation viene accolta da molti come una serie di passi "alla moda", e superato un primo momento di successo, ora sono considerati off-range dai neofiti. In realtà gli americani hanno tentato di riproporre i "fondamentali" per educare le nuove generazioni sul piano culturale ed artistico. Anche se sul piano commerciale e d'immagine si è trattato di una vera e propria operazione di neo-colonialismo del b-boying su scala globale, il fallimento del tentativo statunitense è indicativo di una tendenza di "contro-cultura Hip Hop".

I movimenti di contro cultura (di cui lo stesso Hip Hop nel corso della storia può iscriversi) nascono all'interno di una macro-cultura di riferimento (ad esempio quella occidentale, o quella europea), promuovendo uno stili di vita e dei principi che tendono a destabilizzarla. Credo che oggi l'Hip Hop, almeno nominalmente, abbia assunto il ruolo di una vera e propria istituzione, creando, nell'ambiguità generale, dei movimenti di contro-cultura. Un esempio fra tutti è la recente diffusione del cosidetto stile flexible, i cui praticanti si rispecchiano nel lifestyle punk o emo piuttosto che in quello Hip Hop, ma rivendicano la loro appartenenza all'interno della scena di b-boying.


Gli atti più audaci di contro-cultura si manifestano però in maniera invisibile. Essi infettano i principi culturali (da cui derivano quelli filosofici) che hanno caratterizzato lo stile di vita dei b-boy e delle b-girl delle prime tre generazioni ('70-'90). Attraverso l'ignoranza delle nozioni storiche e la mancanza di collegamento con le generazioni passate, questa nuova contro-generazione hip hop, parte da zero, avanza guardando al futuro e nel suo incedere brucia i ponti col passato. Essi non si riconoscono nel passato, poichè del passato hanno solo l'immagine e non la traccia. Come nel periodo della "moda foundation", si tende a guardare solo l'aspetto esteriore e non si percepisce che esso (l'esterno) è solo il punto di partenza per arrivare al contenuto (l'interno), l'hardcore.

Il nostro compito è quello di svelare questo inganno.
Se invece di leggere un libro, guardi il film da cui è tratto, stai facendo un doppio errore. Primo: il testo scritto è linguisticamente più informativo di quello audiovisivo. Secondo: quello che guardi non è una realtà, ma una trasposizione (quindi un'interpretazione) di essa. Generazione su generazione, perdita dopo perdita, scarto su scarto, il nocciolo duro dell'Hip Hop rischia di sgretolarsi. La misconoscenza genera retroattivamente l'interpretazione sbagliata dei principi foundation. Il figlio crede di poter giudicare la propria madre a partire da un album fotografico che la ritrae. Senza chiedersi chi abbia scattato e selezionato quelle foto, s'immerge in una storia fantasmatica di cui diventa esso stesso il regista: e qui sta il suo errore. La contro-cultura Hip Hop, secondo me, parte da una misconoscenza fantasmatica.


Il fantasma appare in rete, fra i commenti dei video di breaking. Il b-boy, o presunto tale, è ormai un "opinionista di breakdance". E' il soldato Palla di Lardo con lo sguardo già nell'Al di la, che si spara in bocca seduto nel cesso, dopo aver ucciso il sergente. Come in Full Metal Jacket, la psicosi del più ignorante dei soldati nasce dalla vendetta dei suoi commilitoni e non dal trattamento, duro ma giusto, dell'autorità. Nei paesi in cui i cypher sono poveri di sfide (come il nostro), il web si popola di "Palle di Lardo" che sforacchiano, senza rendersene conto, il principio cardine della disciplina: il rispetto reciproco a partire dal confronto diretto. Il b-boying è un 'espressione aggressiva, "dura ma giusta", che fonda la sua peacefull proprio sul battling. Esatto: è nel momento in cui parli invece di combattere, che scateni la violenza. Il web ha reso pubblico un momento privato del nostro lifestyle: la critica feroce e lo scambio di battute avvenivano fra due o più b-boy poco prima o durante una sfida. Al termine, le parole stavano a zero, ognuno tornava a casa con la propria idea, parlare ormai non serviva a nulla. Oggi domandatevi: avremmo lo stesso fegato per dire quelle cose, con quel tono, in faccia ai b-boy interessati ed essere pronti alla sfida? Se si, perchè non lo facciamo? Perchè non viviamo questa divergenza di opinioni come un momento di crescita, di rispetto, di Hip Hop? Perchè lasciare commenti offensivi (parlando al pubblico) e continuare a farsi i fatti propri (ballare nel privato)?

Questa del web, come altre pratiche,
vanno seriamente contro "Fisica dell'Hip Hop".


2 commenti:

  1. grande nexus molto bello st'intervento stima per te.

    mistiko.

    RispondiElimina
  2. Interessantissimo intervento. Confesso di averlo letto un paio di volte per capirne bene il messaggio. Un messaggio molto semplice ma allo stesso tempo ben elaborato che non poteva meglio di così spiegare il concetto di smaterializzazione dell'hip hop dovuto in parte alla rete internet.
    Mi piace però sottolineare che la rete ha, a mio parere, apportato qualcosa di positivo. Il fatto di poter conoscere la portata così vasta del breaking forse fomenta la crescita del movimento che ormai ha bisogno di altri stimoli, sempre secondo il mio parere.
    Complimenti ancora, chissà non ci si becca in qualche cerchio.
    Un saluto!

    b-boy Makro

    RispondiElimina

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