martedì 31 marzo 2015

«R.O.M.» (Nexus, 2015) - break dance + videoart (+ note di regia)



Venerdì 10 Aprile alle 19.00 sono tornato in strada con R.O.M., la performance di break dance e videoarte ideata nel 2013 per il Perepepé Fest di Pesaro. Ad accogliermi, la cornice di Largo Spartaco e del Boomerang Fest, quest'anno intitolato "un urlo di seppellirà". Qui di seguito alcuni appunti di regia. Qua sopra il video, qua sotto alcune note di regia. Buona esperienza.

***

Nel linguaggio informatico ROM è l'acronimo di Read Only Memory, memoria di sola lettura. Un cd-rom è una memoria di sola lettura: possiamo leggerne il contenuto quante volte vogliamo, ma non possiamo modificarlo. Nella lingua romanés, «rom» significa «essere umano» ed indica una cultura e un popolo attualmente migrante e disperso. Roma è rom: una città composta da esistenze disperse e vissuta in sola lettura.

Via dell'Acquedotto Felice: qui passa la prosecuzione medievale dell'antico acquedotto romano, qui emergono i "ragazzi di vita" inchiostrati da Pasolini. Qui le ruspe hanno sgomberato le baracche di cartapesta costruite sotto agli archi austeri, assolvendo quel tentacolo di villette abusive abbarbicato lungo il medesimo tratto murale. Da qui si prosegue lungo via del Mandrione, verso Porta Maggiore; da qui si evade al Parco degli Acquedotti, cumulo di storie e temporalità sovrapposte: dove prima scorreva l'acqua, ora fluttuano i droni.

martedì 3 febbraio 2015

«Italiano medio»: will the revolution be televised?

In Italia, si sa, abbiamo un grosso problema con la commedia. La "commedia all'italiana", così come gli spaghetti al pomodoro, è il brand salvagente a cui il feudalesimo dello spettacolo si riempie la bocca e (speranzoso) le tasche. Un fenomeno, quello della commedia all'italiana, che sostanzialmente nasce e si esaurisce nel cinema di Steno, Monicelli, Risi, Age & Scarpelli, Suso Cecchi D'Amico degli anni 50. In questo senso La Grande Guerra (Monicelli, 1959) fa da spartiacque: riunisce idealmente il personaggio di Alberto Sordi in Un eroe dei nostri tempi (1955) e quello di Vittorio Gassman de I Soliti Ignoti (1958), uno poliziotto, l'altro "lavoratore", e li catapulta nel bagno di sangue della prima guerra mondiale. Seguirà una stagione di rivoluzioni, dove i vari "poveri ma belli" fanno i conti con la fine del boom economico e vengono mano a mano annichiliti dalla cultura televisiva. Durante l'age d'or delle pagliacciate smanettone e scorreggione dei vari Lino Banfi e Alvaro Vitali, arriva Fantozzi di Paolo Villaggio (1975) che, fra i tanti, percula quel melieu cinefilo di sinistra che non sa più ridersi addosso e Un sacco bello di Carlo Verone (1980) che è l'ontogenesi cine-televisiva del coatto romano tardo-capitalista. Lo scivolone avviene negli anni 90 quando la satira di destra si lega a doppio filo col potere a tubo catodico: da un lato le pochade del Il Bagaglino, dall'altro quelle dei Cinepanettoni targati Vanzina. La risposta dei progressisti [sic.] avviene tramite commedie moral-melodrammatiche, che dal colpo di coda di Monicelli in Amici Miei (1975) vanno gradualmente impaludandosi con le saghe di Verdone, Pieraccioni, Aldo Giovanni e Giacomo, Benvenuti al... e l'infamoso, definitivo, Checco Zalone. Questa menata storica, solo per dire che Italiano medio parte già con le "mani nella merda".

domenica 25 gennaio 2015

La Filosofia di Breaking Bad


Nel 2010 leggevo Žižek, criticavo serie-tv e ballavo breakdance: poi venne Breaking Bad e iniziai a scrivere di filosofia. Da quel dì, molti mi ringraziarono per averli instradati fra i cunicoli quella serie. Qui sono raccolte le mie recensioni dalla prima alla quinta stagione. Vi suggerisco di fare attenzione anche alle immagini incorniciate nel testo (parte del lavoro sottopagato del recensore online, ma anche parte integrante del ragionamento critico).
Ditemi se ci avevo preso ;-)


Breaking Bad - Stagione 1 (Primo Episodio feat. Alfred Hitchcock)

Breaking Bad - Stagione 2 (Stagione Completa feat. Quentin Tarantino)

Breaking Bad - Stagione 3 (Primo Episodio)

Breaking Bad - Stagione 4 (Primo Episodio feat. Mark Rotkho)

Breaking Bad - Stagione 5 (Nota critica feat. Antonin Artaud)




mercoledì 31 dicembre 2014

Have a new year #inCommunia: Bambaataa's Hip-Hop from 1981 to 2015

Ieri su wikipedia ho cambiato la storia di Afrika Bambaataa. Ho sostituito un "1" al posto dello zero di 1980, per indicare la data esatta in cui Bam suonò per la prima volta a Downtown Manhattan, inaugurando così quella spericolata pandemia culturale che va sotto il nome di Hip Hop. Nell'aprile di quell'anno presso il Mudd Club di TriBeCa, un locale adibito a galleria d'arte sotto la direzione di un giovane Keith Haring, Fab 5 Freddy e Futura 2000 radunarono i migliori graffiti artist e hip-hoppers del Bronx e li fecero incontrare col nocciolo duro della new wave newyorkerse. Sebbene fosse un'occasione imperdibile, a Bam rodeva ancora per la pubblicazione del suo Zulu Nation Throwdown, falsata dall'inserimento di un riff strumentale ad opera di Paul Winley, il suo produttore di Harlem. Bam e i Soul Sonic Force avevano puntato su un beat espressamente sintetico, pneumatico, e le chitarrine dell'Harlem Underground Band inserite da Winley non c'entravano proprio un cazzo. Fatto sta che Bam suonò lo stesso quel pezzo e la gente andò su di giri e Fab 5 Freddy, strizzando probabilmente l'occhio ad Haring, promosse altre serate del genere a Manhattan. Ringalluzzito dalla faccenda, Bambaataa si mise a lavorare ad un nuovo pezzo con la neonata Tommy Boy, che l'anno successivo avrebbe sancito il punto di non ritorno nella storia dell'Hip-Hop: Planet Rock.

lunedì 22 dicembre 2014

«How to Build a Scene Vol. 2»: è ora di farlo in #Communia

8 anni fa, dove oggi macina soldi Eataly, si frullavano passi di breakdance. Quando giunsi a Roma con l'obiettivo di spaccare tutto, il punto d'incontro della scena era infatti l'Air Terminal, l'ala periferica della stazione Ostiense, cattedrale della speculazione edilizia dei mondiali di Italia 90. Là dentro, lontano da ogni riflettore, prendemmo ad organizzare un evento chiamato SPQR Underground, un contest di breakdance 1vs1 completamente autogestito dove il vincitore raggranellava i soldi delle iscrizioni e, insieme al secondo e al terzo classificato, componeva la giuria dell'edizione successiva. Ricordo un'edizione con più di cento persone, con una grande partecipazione della scena napoletana. YouTube era appena nato e spulciando nella rete sono sicuro troverete qualche contributo. Ad ogni modo, sul finire del primo decennio 2000, l'Air Terminal chiuse improvvisamente i battenti. Da allora, diaspora: la scena romana non ha più avuto uno spazio di riferimento fisso.

Lo scorso 29 Novembre, presso lo spazio di mutuo soccorso Communia, con Urban Force abbiamo deciso di riportare in vita l'SPQR. Circa 16 b-boy (e ahimè nessuna b-girl) si sono dati battaglia per contendersi il titolo più underground di Roma. Dai 15 ai 30 anni, il battle ha visto scontrarsi generazioni e approcci diversi, portando al primo posto del podio Jordi (Free Stepz), seguito da Plasm e Side, che - come da regola - avranno l'onere e l'onore di organizzare e giudicare la prossima edizione.

Questo 29N ha sancito anche il ritorno di «How to Build a Scene», il percorso di incontro e autorganizzazione della scena romana di street dance intrapreso ad ottobre al Raw Muzzlez Anniversary, e di cui potete leggere un report qui. Per oltre 2 ore, circa una quarantina di persone sono rimaste letteralmente incollate sul tappeto a scacchi per raccontare e raccontarsi la propria esperienza della "scena". Insieme allo zoccolo duro del breaking romano, c'era anche Serio, b-boy e dj storico della capitale, e gli esponenti di Califostia Underground, un progetto hip hop di riappropriazione della strada che coinvolge street dancer di molteplici stili. Quello che segue è il report di questo denso incontro, che non riflette l'andamento cronologico della discussione, ma tenta piuttosto di tirarne le somme, favorirne le future ramificazioni e, nel finale, rilanciare un nuovo incontro.    
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