martedì 27 novembre 2012

Perchè Jovanotti non è il primo rapper italiano?


"Italy's first rapper moves to home of hip hop", così titola il BBC News Magazine. Così abboccano tutti. Parte il video: un Jovanotti barbuto, maccheroneggia nella grande mela. Dice che l'hanno ispirato i Beastie Boys (pace all'anima loro!), ma si guarda bene dal dire "Io sono il primo rapper italiano". E allora com'è? Com'è che tutti pensano il contrario?


Jovanotti si fa conoscere nel 1988 con È qui la festa e Gimme Five, singoli che lo porteranno in vetta alla classifica e a lavorare con Radio Deejay, partecipare al Festivalbar e condurre una trasmissione dal titolo 1 2 3 Jovanotti. Nell'89 esce con La mia moto, va a Sanremo con un brano dedicato a Vasco Rossi (!?) e vende 600.000 copie: nasce una stella. Ora: com'è possibile che uno che rappa in italiano conquisti tutto questo successo nel giro di 2 anni? Semplice: perchè non è un rapper.


Cosa accade negli stessi anni nella scena underground hip hop? A Milano dal 1986 ci sono i Radical Stuff, che rappano in inglese. Fra di loro c'è un certo Kaos One, che tutti sappiamo cosa diventerà. A Roma dal 1987 c'è Onda Rossa Posse (poi Assalti Frontali), che unisce la militanza politica al rap in italiano. A Bologna nel 1988 viene occupata l'Isola Nel Kantiere, in cui si formeranno gli Isola Posse All Stars (1989-1991) e successivamente i Sangue Misto, che con SxM (1993) lanciano di fatto un nuovo trend al rap italiano: lavorare sullo stile, la metrica, il flow. Lavorare sulla nuova forma per determinare un nuovo contenuto e non viceversa.


Qui il live con Jovanotti.

Jovanotti non è un rapper perchè in quegli anni di fermento underground stava in tv a sponsorizzare Coca Cola e lanciare la sua linea di abbigliamento "Yo". Perchè sul palco di "1 2 3 Jovanotti", salivano i Run Dmc e i Public Enemy, ma subito dopo anche Francesco Salvi o gli I-Pop aka i futuri 883. Vedere per credere:

[da notare il campionamento di "Brothers & Sisters!" di Fight The Power dei Public Enemy. Come aprire una riunione di Forza Italia con Bella Ciao]

Perchè parafrasando Gruff: se stai nel tuo, non puoi fare il mio. Perchè il "prima" non centra niente col "come". Perchè come Cornbread e Phil di Philadelphia furono "cronologicamente" i primi a fare tag sui muri, non si può dire che abbiano originato il movimento del Writing, che solo grazie all'ispirazione reciproca di decine di ragazzi di New York, ha avuto l'espansione globale che tutti conosciamo. Non è un rapper perchè non si può mettere in vetrina l'albero, senza troncare le radici e quindi farlo morire. Difatti a vent'anni di distanza, il rap in Italia è considerato fenomeno giovanilistico, scimmiottamento filoamericanista, roba "da neri" (e ancora non si conosce il significato del termine "Yo"). E Jovanotti è il primo rapper italiano. 
Non fa una piega.   

4 commenti:

  1. L'unico merito di Jovanotti è di aver portato in Italia un sacco di rapper che altrimenti non sarebbero venuti da noi, per il resto è esattamente come dici tu. Però c'è da dire che Jovanotti era molto amico di Bambaataa che in tv diceva che noi lo dovevamo sostenere, qui poi è da apire ancora cosa intendesse, se trovo metto su youtube il filmato :)

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  2. Se ne parlava poco fa con Leva57. Bambaataa stesso riconosce che Lorenzo "Jova" non ha mai fatto parte della cultura Hip Hop.
    ***
    Il fatto che "fisicamente" in quegli anni alcune persone siano state nello stesso ambiente non fa di loro una comunità. Ad "1 2 3 Jovanotti" c'era anche Next One e non si può certo dire che lui fosse allo stesso livello di Jovanotti.
    ***
    Bisogna accettare la complessità delle cose. L'Hip Hop secondo me è andato avanti come movimento proprio per aver sfruttato ed essersi fatto un po' sfruttare da questa compresenza di underground e commerciale.
    ***
    Nel libro che sto scrivendo cerco di affrontare proprio questo: il difficile cammino di discernimento che si deve fare per capire chi "sta nel mio" e fra chi "canta il suo".

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  3. come sempre articolo dettagliato, un sacco di informazioni (di cui mi informerò), il tutto scritto con molto rispetto nei confronti degli artisti, sia che rappresentino l'hip hop che non.

    Giovanni "Talk'Lot"

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    1. Sì, in questo articolo taglio un po' le gambe al giovane Jova ma solo per ribadire che in quegli anni, grazie ad una strategia commerciale che andava dalla discografia all'abbigliamento, dalla televisione alla promozione del nuovo "slang" ("Yo", "è qui la festa!?" ecc.), il suo Mito ha potuto originarsi e perdurare fino ad oggi.

      Mettere sullo stesso piano Jovanotti/Sangue Misto (ieri) o Moreno/Clementino (oggi), significa banalizzare l'interpretazione: da un lato c'è un "Mito" creato da una strategia commerciale ben precisa, dall'altro no: c'è una voglia sporadica e contraddittoria di emergere che puntualmente "stride" con certi meccanismi del commercio-spazzatura.

      Ricordo poi sempre che ci sono esempio di artisti che non si sono mai venduti oltre una certa soglia e che riescono da anni a vivere di Hip Hop. I nomi li sappiamo.

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