Questo sabato sera presso il CSOA Spartaco in via Selinunte 57 (zona Quadrato) all'interno delle Serate sul Drago presenterò per la prima volta a Roma la nuova performance di breakdance + videoarte: ROM. L'evento è doppiamente importante: primo, perchè l'occupazione di Spartaco è una risorsa fondamentale al buon andamento della vita sociale del Quadraro; secondo, perché molti degli "sguardi" di ROM sono stati registrati a pochi passi dal centro sociale, offrendo una visione inedita dell'acquedotto romano che lambisce i confini dell'ex-borgata.
Lungi dall'essere dei monumenti nostalgici all'Impero che fu, le rovine dell'acquedotto oggi svolgono per la memoria ciò che un tempo svolgevano per l'acqua: sono blocchi discontinui di un flusso di realtà che interessa istituzioni e popolazione. Infatti passeggiare fra queste rovine non scatena una nostalgia verso un passato glorioso quanto organico. Al contrario, mostra prepotentemente lo status perenne di "lavori in corso" in cui versa il nostro ambiente (e la nostra memoria collettiva). Impalcature, puntellature, intelaiature e condoni, condoni, condoni. Nel lato ovest di vicolo dell'Acquedotto Felice, uno dei luoghi dove Pasolini sviluppò la sua narrazione del sotto proletariato urbano, nel 2010 hanno sgomberato, serrato e in certi casi murato decine di archetti che fungevano da loculo abitativo per senza tetto, migranti...rom. Nel lato est, declinato verso il basso, sorgono una serie di villette arroccate ai fianchi delle rovine, in barba ad ogni criterio urbanistico. A pochi passi dalla tracotante Tuscolana, ci immergiamo in questa viuzza-confetto agghindata con statuette neoclassiche, balconi floreali, telecamere di sorveglianza e numeri civici in ceramica. Se proseguiamo entriamo nel parco di Tor Fiscale, un emissario del ben più grande parco degli Acquedotti che prosegue per chilometri sino a Cinecittà. In alcuni punti, salvo aereo in fase d'atterraggio su Ciampino, puoi godere dell'impatto armonioso delle zampe dell'acquedotto sul paesaggio incontaminato. Ma la bolla esplode subito. Dietro al rudere saetta la scia di un aeroplano, poi un drone telecomandato e infine un regionale-veloce che sbuca da una galleria, stridendo. E vedi le recinzioni, le colate di cemento, le grate di ferro e questi grandi teloni che fanno a pezzi l'acquedotto, lo addobbano, ne consacrano il work in progress.
Lungi dall'essere dei monumenti nostalgici all'Impero che fu, le rovine dell'acquedotto oggi svolgono per la memoria ciò che un tempo svolgevano per l'acqua: sono blocchi discontinui di un flusso di realtà che interessa istituzioni e popolazione. Infatti passeggiare fra queste rovine non scatena una nostalgia verso un passato glorioso quanto organico. Al contrario, mostra prepotentemente lo status perenne di "lavori in corso" in cui versa il nostro ambiente (e la nostra memoria collettiva). Impalcature, puntellature, intelaiature e condoni, condoni, condoni. Nel lato ovest di vicolo dell'Acquedotto Felice, uno dei luoghi dove Pasolini sviluppò la sua narrazione del sotto proletariato urbano, nel 2010 hanno sgomberato, serrato e in certi casi murato decine di archetti che fungevano da loculo abitativo per senza tetto, migranti...rom. Nel lato est, declinato verso il basso, sorgono una serie di villette arroccate ai fianchi delle rovine, in barba ad ogni criterio urbanistico. A pochi passi dalla tracotante Tuscolana, ci immergiamo in questa viuzza-confetto agghindata con statuette neoclassiche, balconi floreali, telecamere di sorveglianza e numeri civici in ceramica. Se proseguiamo entriamo nel parco di Tor Fiscale, un emissario del ben più grande parco degli Acquedotti che prosegue per chilometri sino a Cinecittà. In alcuni punti, salvo aereo in fase d'atterraggio su Ciampino, puoi godere dell'impatto armonioso delle zampe dell'acquedotto sul paesaggio incontaminato. Ma la bolla esplode subito. Dietro al rudere saetta la scia di un aeroplano, poi un drone telecomandato e infine un regionale-veloce che sbuca da una galleria, stridendo. E vedi le recinzioni, le colate di cemento, le grate di ferro e questi grandi teloni che fanno a pezzi l'acquedotto, lo addobbano, ne consacrano il work in progress.
Rom è anche l'acronimo di Read Only Memory, memoria di sola lettura. Ad esempio, un CD(-rom) è un supporto di "sola lettura" poiché può solo essere letto ma non modificato. Tuttavia, nel corso del tempo, il materiale di cui è composto è soggetto a deperimento e - cosa più importante - i nostri algoritmi (sistemi operativi, programmi ecc.) e i dispositivi di lettura (lettori cd, dvd ecc.) diventano obsoleti. Rom come memoria non volatile, e Rom come popolo nomade (cioè volatile) sono la sigla per una medesima contraddizione insita nel concetto di memoria e di spazio: quando tentiamo di fissare la memoria su un supporto rigido e non volatile, essa diventa vulnerabile al deperimento e all'obsolescenza; se la rendiamo nomade, continuamente soggetta a trasformazione e revisione, ne assicuriamo la vita ma solo a patto di starci continuamente appresso (pena, la formazione di "ecomostri" della memoria).
Dobbiamo essere coscienti che la lotta per gli spazi è una lotta per la memoria, la quale è già di per sé "in rovina" nel momento stesso in cui viene creata. Come nel caso delle rovine architettoniche, per "starle appresso" dobbiamo renderla un luogo condiviso e amministrato dalla collettività, non individualmente. La cura dello spazio è sempre una cura sul tempo.
Dobbiamo essere coscienti che la lotta per gli spazi è una lotta per la memoria, la quale è già di per sé "in rovina" nel momento stesso in cui viene creata. Come nel caso delle rovine architettoniche, per "starle appresso" dobbiamo renderla un luogo condiviso e amministrato dalla collettività, non individualmente. La cura dello spazio è sempre una cura sul tempo.
Per info:
www.spartaco.it
Evento Facebook: Festa sul Drago
www.spartaco.it
Evento Facebook: Festa sul Drago
Nessun commento:
Posta un commento
Ricordati di firmare il tuo post.
I commenti anonimi non saranno pubblicati.
Peace.