fooDwork è la storia di...
...un  gruppo di camerieri rapinatori trovati morti stecchiti. A risolvere il  mistero Mac e Ouija, due fotografi freelance arrivati sulla scena del  crimine prima della polizia. I camerieri sembrano essersi uccisi per la  spartizione del bottino: ma quale? E soprattutto “come”? Parlando come  si mangia e mangiandosi le parole, scopriremo la filosofia del  misterioso mandante di questa grottesca rapina a “piatto armato”.
fooDwork
spettacolo multimediale di
Teatro, B-boying e Videoarte
di Nexus
con: Laura Garofoli, Fabio Fusco,
 Lorenzo Maisti
Sabato 20 Ago - h 21.00
Parco Lungoreno (Bologna)
Festival "Finestre di Teatro Urbano"(Reading sul fiume)
- Secondo classificato! -
 Parco Lungoreno (Bologna)
Festival "Finestre di Teatro Urbano"(Reading sul fiume)
- Secondo classificato! -
Come lavoriamo?
La  nostra è un’arte di situazione. Partiamo dal territorio, ne studiamo lo  spazio e il background socio-culturale, poi ci mettiamo del nostro.  Facciamo incontrare teatro, video arte e b-boying (in gergo  “breakdance”). Elaboriamo un concetto e studiamo le strategie formali  per la convergenza dei linguaggi in una Situazione. Situare per noi  significa narrare una storia attraverso un flusso di immagini, pensieri  ed emozioni in grado di sviluppare nello spettatore l’approccio a punti  di vista alternativi, immagini-pensiero, emozioni sensuali. Scriviamo  una “partitura” e durante l’allestiamo la rivoluzioniamo. Poi andiamo in  scena e gli spettatori aggiungono l’ultimo ingrediente: il Senso.
Food...che?
Il termine “footwork” indica la serie di movimenti con mani e piedi a terra che costituiscono la base del b-boying.  Così, con un gioco di parole, vogliamo riflettere sul senso del  “paradigma cibo” nella nostra società. Per farlo seguiamo la strategia  della perversione dello sguardo e come dice l’Alice  di Carroll, se è vero che “si parla come si mangia”, allora si può  anche “mangiare come si parla”. Ecco svelato un primo paradosso nel  rapporto fra cibo e linguaggio, materia e parola. “Mangiarsi le parole” e  “parlare di cibo” sono le facce di una stessa medaglia socio-culturale e  ad un sempre maggior sviluppo del fast food,  corrisponde un proporzionale “fast thought” (pensiero veloce). Insomma,  stiamo parlando di un sistema in cui Chicco Testa può dispensare pareri  tecnici pro-nucleare su Annozero e il giorno dopo apparire su una  rivista patinata per insegnarci a cucinare il taccino ripieno. Se nel fast food  la consumazione è veloce ma la digestione è lenta, al contrario nel  ristorante web-televisivo la bulimia delle opinioni rende la digestione  critica troppo veloce, quasi inesistene. Così nelle sempre più  onnipervasive trasmissioni di cucina, il godimento spettatoriale si  realizza guardano qualcuno che cucina e mangia meglio di noi, più di  noi, al posto nostro. Se deleghiamo all’Altro perfino il mangiare, atto  di sopravvivenza per eccellenza, allora anche il nostro pensiero è  destinato ad essere triturato in quella pasta sfoglia a zero calorie che  è oggi la vita. Imparare a mangiare, per imparare a pensare.


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