Nel gruppo c'era un tipo che tirava qualche Thomas, un ragazzino che saltava sulla mano e una manciata di altri pischelli, più o meno volenterosi. Servivano powermove e clash, ed entrammo in gioco noi. Nacque la seconda generazione Urban Force.
Un passo indietro. Nell'agosto 2004 ero a Pesaro per partecipare ad un contest che avevo scoperto due anni prima: l'Hip Hop Connection (HHC). Un'altro passo indietro. Nell'agosto 2002, incontrai un ometto stempiato intento a provare dei ninetees lungo una traversa del lungomare pesarese. Diceva di avere 28 anni, ma aveva i 'quaranta' nel sangue, ed era un allievo di Carlo Dc Ace, uno storico b-boy della old school che rivaleggiava con personaggi del calibro di Next One e Crash Kid. La sua mossa preferita, che era poi la favorita del suo maestro e sarebbe diventata anche la mia, era la "corona". Conosciuta oltreoceano col nome di halo (aureola), questa mossa prevede la rotazione del corpo attorno alla circonferenza testa, grazie alla spinta coordinata di mani e gambe, giro dopo giro. La corona è una variante sghemba del giro sulla testa, una rotazione su di un asse obliquo quanto precario: dovevo impararla. L'estate 2002 fu l'estate della corona e a settembre ingranai i primi giri. Da quell'anno in poi, frequentai assiduamente HHC e strinsi una solida amicizia con l'omino delle corone e il suo compare più smilzo, Monsa e Ippo (Zinko), che insieme a Chrystelle organizzavano l'evento.