[AGGIORNAMENTO del 27/02/2014: Negli ultimi mesi Amici ha intrapreso
una rocambolesca relazione amorosa con l'Hip Hop underground italiano,
coinvolgendo personaggi noti nell'ambiente come il rapper/produttore
Mastafive, ed esponenti del breaking come Anthony, Japo e per ultima la
crew Knéf di Napoli. Non solo: Amici ha intrapreso un'operazione
di "approfondimento" (e quindi di narrazione) della cultura Hip Hop, tentando
di canalizzare il malumore e il dissenso che circola nella rete e nei
circuiti sotterranei.
Questa sQuola della precarietà televisiva, ha organizzato e mandato in onda una sorta di lezione/confronto sulla cultura Hip Hop. Il risultato è stato culturalmente disastroso: contraddizioni, esitazioni, panzane. Dando in apparenza "libertà di parola" ai ragazzi (l'incontro è stato proposto da uno dei breaker durante un "fuorionda"), lo staff di Amici ne ha sapientemente messo in evidenza i deficit culturali e promosso i valori più monetizzabili. Mentre il video incriminato circola in rete, molti commenti si abbattono sulla presunta "ignoranza" dei partecipanti alla tele-lezione. Invece che indirizzare le colpe, non potremmo concentrarci sulla provenienza dei colpi?
E' sufficiente analizzare la disposizione dei "personaggi" per
determinarne le relazioni sbilanciate di potere. I ragazzi e le ragazze
siedono raggruppati in un divano, indossando ridicole tutine gialle, mentre il supposto-essere "tutor culturale", è un adulto in abiti sobriamente casual, che siede alle spalle di
una schiera di libri. Oltre al vantaggio "scenografico", ne ha un'altro ben più palese: controlla un televisore grazie al quale mostra in risposta o in anticipo rispetto alle parole dei ragazzi/e,
dei videoclip che parlano al posto suo, parlano da soli. La video-scaletta è già programmata: il programma sa dove andrà a parare, mentre i ragazzi/e no. A loro è data una ridicola lavagnetta, dove il breaker proponente l'incontro, ha scritto la parola "rivoluzione" a cui non sa dare un significato univoco. Di contro, il conduttore dice di essere "un
frequentatore dell'Hip Hop", distanziandosi ulteriormente dalla cricca del divano,
e promuovendo un punto di vista meno emotivo, più sobrio (come il suo
abbigliamento). La sua tesi è la seguente: l'underground è "militante" e "minoranza"
(termini usati in senso negativo!), oltre che "integralista", perchè non
accetta di invischiarsi col "commerciale" (termine "fuzzy" usato per
accomunare Sangue Misto, gruppo anni '90 proveniente dalla realtà
militante di Bologna, con Moreno, un rapper proveniente dalla realtà miLLantante
di canale 5).
Così, quando Japo dice la cosa più sacrosanta del mondo
("Vengo dalla strada"), essa suona automaticamente retorica,
giovanilista, ridicola. Questo perchè un format influisce non solo sulla
potenza delle argomentazioni ma anche sulle modalità interpretative
dello spettatore (aka sulla sua ermeneutica). Nel caso di Amici, la strategia è
ferrea: chi pratica una disciplina dovrebbe saper "comunicare" ad un
pubblico di massa e non di nicchia. Se non riesce a farlo, c'è
bisogno di qualcuno (sempre Amici) che gli elargisca, a seguito di numerose e
spettacolari sfide e tele-voti, gli strumenti per farlo. E' un misto di
retorica neo-colonialista e filosofia Crociana: se non sai esprimerti (nei termini che Io, soggetto maggioritario, impongo) tu non sai veramente chi sei e cosa fai. Più tenti di esprimerti (con i linguaggi a te più vicini e congeniali), più dimostri la tua inadeguatezza
(nel contesto che Io ho creato, da me e per me). Così Io (Amici), non solo ho
la possibilità, ma ho il dovere di istruirti (cioè di instaurare una
relazione sbilanciata di dominio e quindi aumentare, anzichè diminuire, la distanza
"culturale" che ci separa). Amici è anche questo, con una marcia in più:
attraverso il tele-voto (e l'hashtag #Amici13) offre l'illusione, ai
singoli "ignoranti", di ricoprire una posizione di potere. Ma è sempre
Amici che elargisce gli strumenti per interpretare la realtà televisiva,
ergo: è come offrire un piatto di spaghetti ad un affamato e dire:
"puoi mangiarne quanto vuoi, a patto che usi la...cannuccia!" (o come direbbe Dj Gruff: "E' come se uno dopo aver cagato, si pulisce con la mano, e con quella cazzo di mano volesse stringere la mia, giustificandosi del fatto che di questi tempi non si trova carta igienica").
Ora: cosa succede se utilizziamo gli stessi strumenti della nostra dominazione per promuovere strategie di libertà? E se usassimo l'hashtag #Amici13 per diffondere e mostrare il "lato oscuro", subdolo e cafone di questa trasmissione? ;-) ]
***
Apro il 2013 con questa lettera rivolta a chi vive e segue le vicende della comunità di Breaking italiana. Non mi rivolgo strettamente a b-girl/b-boy, ma anche al così detto "pubblico" dei contest, o ai fan della disciplina e soprattutto a chi si è affacciato da poco alla "scena" e percepisce le prime contraddizioni tra il fuori e il dentro.
"Lo sai che io non sono amico di maria
e tengo fuori a forza venditori porta a porta
dalla vita mia"
Danno, Accannace
e tengo fuori a forza venditori porta a porta
dalla vita mia"
Danno, Accannace
Amici,
da quand'è che siamo diventati amici io e te? Da quando abbiamo incrociato lo sguardo per la prima volta all'allenamento? Dai tempi del corso di breakdance o addirittura dai tempi della strada? O quella volta che ci siamo sfidati, puntando tutto sugli ultimi 5 euro nel portafogli? Siamo amici perchè sono settimane, mesi, anni che ci incrociamo agli eventi ignorando la vita dell'altro? Allora siamo una comunità di ignoranti, strictu sensu. Oppure no, siamo amici proprio perchè nella sfida ci prendiamo per quello che siamo realmente, ci confrontiamo su un piano talmente intimo che a scuola, a lavoro, a casa, nessuno conosce quell'aspetto di noi. E siamo ancora amici quando ci insultiamo su internet per un video commentato a la cazzo, per "la kultura Hiphop", o perchè "L'Italia fa schifo"? Forse la nostra amicizia si regge solo attraverso un mezzo (il breaking, internet, il contest), ma tolto il mezzo che rimane? Cosa fa quella b-girl quando torna a casa? A cosa pensa prima di addormentarsi? Studia ancora o è in cerca di un lavoro? Che ne pensa dello Stato, della famiglia, dell'odio, di me, della vita? Gli amici di solito si confrontano su queste cose.