Pastoso, accecante e viscido: il film di Vicari sulla mattanza alla scuola Diaz è questa melassa di immagine-emozione che ti impiastriccia il cervello, rovinandoti il sogno. Al botteghino due ragazzi comprano pop-corn-e-coca-cola: come mangiare durante una cagata di gruppo.
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Diaz è questo: un grande affresco di merda e sangue, poetizzata attraverso il linguaggio filmico, e per questo ancor più fetido e pungente. Vicari lo sa. Nasconde le fonti (riportate nei titoli di coda) e preme sulla forma. Ma come dice il Colle: "Un meccanismo c'è, è l'hanno messo bene nascosto".
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Barcellona, 11 anni dopo Genova. Vaghiamo in cerca del notturno per l'aeroporto e c'imbattiamo in una discussione su manifestazioni,violenza-non-violenza, G8, polizia e blackbloc. "Se bruciano le macchine è giusto che vengano picchiati" e "Non dico i pacifici, ma quelli che fanno casino". Dopo 11 anni "il meccanismo" è ahimè ancora ben nascosto. Nell'opinione comune Genova è stato un fatto brutto ma in fondo in fondo qualcuno se lo meritava, perchè qualcuno se l'era cercata. Spiego all'amico che la legge, non è mai Legge, ma semplicemente Una legge e che siamo esseri-di-diritto in un mondo di "casi" che decretano l'autorevolezza o meno del nostro agire.
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Vicari tenta di svelare il meccanismo, concentrandosi sul pathos e sui profili psicologici dei capi, non tanto dei celerini. Loro, sbirraglia fascistizzata, sono un ammasso di caschi blu e manganelli: acusmatici, nascosti. Svelare il meccanismo: la ricerca del casus belli, la trasfigurazione mediatica, le infiltrazioni, la violenza psicologica e verbale dello Stato/Polizia. Cose note a chi c'era e chi c'è, ma ancora non entrate nel senso comune. Che un calciatore finga di cadere a terra per accentuare un fallo, quello si, lo sappiamo e lo accettiamo. Diaz riesce a giudicare il potere, non le persone.
Un film hardcore, in un tempo in cui movimenti e cultura Hip Hop dovrebbero tornare alleati.
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