sabato 7 gennaio 2012

69 di Cinzia Bomoll

Apro il 2012 con la recensione del romanzo di un'amica che mi è piaciuto molto. E' una storia di strada, ambientata nel passato ma utilissima per decriptare il vuoto di oggi. Un aperitivo tematico prima de L'Ombra, in cui il biennio 69-72 sarà uno dei focus principali del progetto. 69: leggetelo.



69
di Cinzia Bomoll
Romanzo - Fazi Editore
2011


Al suo sessantanovesimo compleanno, un amico di famiglia esclamò: "Che culo, un anno intero sul 69!". Il 69. Quando sulla metro sfilavo di tasca il romanzo di Cinzia, notavo l'espressione enigmatica dei passeggeri:"Si signora" - avrei voluto dire - "qui si parla anche di quel 69". O meglio, si arriva a scoprire il 69 - quello dell'autunno caldo - attraverso l'omonima figura sessuale. Storia e sesso, passione e ragione, dualismi che tendono a combaciare come lo Yin e lo Yang. E invece no. Questo è un 69 che lascia un vuoto.


20 Luglio 1969, l'allunaggio in diretta anche a Torino. Così, mentre tutti sono in balia del tubo catodico, due corpi si scontrano. Rosa, cameriera meridionale aspirante studentessa e Corrado, giovane borghese legato al movimento neo-fascista italiano. Dopo quel "piccolo passo", Rosa e Corrado scoprono il piacere di toccarsi senza parlarsi, di volersi senza conoscersi, di possedersi senza guardarsi. Nasce un rapporto vuoto ma non sterile. Il loro 69 avviene in una camera d'albergo completamente nera, dove a tratti filtra la luce di una stagione soffocante, sempre più pesante. Gli operai di Mirafiori e la rivolta di corso Traiano, gli scontri a Valle Giulia e le lotte interne all'Msi, gli attentati ai treni di Agosto, Woodstock e...

E poi si aggiungono altri sguardi. Quello dei fratelli Nicola e Raffaele, con cui Rosa divide l'appartamento e scopre i cortocircuiti rivoluzionari. Quello di Olimpia, promessa sposa di Corrado e figlia del deus ex machina del Msi torinese, il conte Isoardi. Quello di Riccardo, camerata di Corrado e ossessivamente legato a sua cugina Olimpia. Grazie a loro, Cinzia mette in campo una fitta rete di sguardi, evitando di cadere nella trappola del neri vs rossi o del pubblico vs privato in cui è scivolata numerosa produzione culturale ispirata a quegli anni.

In 69 si racconta senza vergogna una storia trasfigurata dalle emozioni ma puntualmente storicizzata. Si narra in terza persona, con le vicende di Rosa e Corrado in parallelo e qualche flashback del passato. "Caffè, fumo e sangue", terra, sudore e ruggine: il romanzo procede per sinestesie. Per questo ho ripensato al personaggio di Modesta ne L'Arte della Gioia di Goliarda Sapienza. Nonostante la complessità dell'intreccio e dei riferimenti, la storia tiene grazie ad uno stile descrittivo brillante e attento ai particolari (Scenari e canzoni dell'epoca..sino alla marca di saponette).

Anzi ogni tanto si potrebbe calcare di più la mano, rendere le immagini più bollenti, osare di più con lo stile, ma non succede: per scelta o per sensibilità. Eppure il ritratto dell'Italia del 69 resta vivido, carico di quell'amaro in bocca che porterà all'autunno caldo, alle stragi, al terrorismo, al piombo. E di nuovo all'amaro, forse acre, sapore della rivoluzione mancata.

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