sabato 5 marzo 2011

Exit Trough The Gift Shop


Exit Through The Gift Shop
Documentario di Street Art
Regia: Banksy










Chi, cosa, dove, quando, perchè è "Arte"? La formula giornalistica delle "5W" applicata alla ricerca ontologica del concetto di arte può portarci solo ad una tautologia: l'arte è l'arte. "Forse l'arte non è una cosa seria" - afferma Banksy, il "penultimo" dei post-moderni. Si perchè, a dispetto delle voci, Exit Through The Gift Shop (candidato agli ultimi Oscar), non è il documentario celebrativo dello street artist inglese, nè la sua pseudo-pasoliniana evoluzione alla regia cinematografica. Banksy, criticato per aver "venduto" l'arte di strada, passa la staffetta a Thierry Guetta aka Mr. Brainwash. Come si diventa artisti  negli anni 2000? Come Thierry ad esempio: un video amatore che sembra uscito da un romanzo di Chuck Pahalaniuk, riprende per qualche anno degli artisti di strada e all'improvviso diventa lui stesso uno streetartist milionario. Prima con suo cugino Space Invaders (leggi qui il mio post dedicato), poi con Obey e Banksy (epico il racconto dell'incursione a Disney Land), lo vedremo registrare decine di tape sui più influenti artisti di strada. del decennio. Poi qualcosa cambia. L'obiettivo sprofonda nella realtà osservata e ne viene risucchiato. Thierry diventa l'oggetto e il soggetto delle sue riprese. Et voilà: nasce un artista. 


Dov'è finita la gavetta? Dov'è la poetica? Dov'è l'Arte? Banksy non è così stupido (nè bacchettone) da ragionare in questi termini.  E' perplesso, ma va avanti con le immagini. Per Shepard Fairey in arte Obey, l'escalation di Mr.Brainwash è un "fenomeno antropologicamente e socialmente affascinante da analizzare e magari possiamo imparare qualcosa". Oppure no. Oppure - questo sì affascinante - a ritirare il premio come miglior documenario agli Indipendent Spirt Award è lo stesso Brainwash, inneggiando al valore culturale di un film che ne svela la sua completa incompetenza e ignoranza artistica. (qui il video)

Come siamo giunti a questo punto? La risposta è: c'eravamo sempre stati, fin dall'inizio. Eppure, sorpresa del regista (e di noi spettatori), anche quando il trucco viene svelato (e cioè che siamo di fronte ad un sistema-arte privo di contenuti, originalità, poesia e che ciò che conta è la promozione, la fortuna, la forma) l'Arte continua ad esistere. Come nel peggiore degli incubi marxisti, il capitalismo dell'arte continua a rigenerarsi sfruttando a proprio favore gli elementi della sua contraddizione (ehm,  politicamente parlando, vi ricorda qualcuno?). Cappuccio nero su una parete invasa di tag, Banksy affida il proprio giudizio all'ultima inquadratura del film - quale? - beh non resta che vederlo. 

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