giovedì 9 dicembre 2010

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni - Fenomenologia del cinismo di Woody Allen

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni
Usa/Spagna - 2010
Regia: Woody Allen
Con: Josh Brolin, Naomi Watts, Anthony Hopkins, Antonio Banderas, Freida Pinto, Gemma Jones








Cosa succede quando superi la soglia della terza età, il tuo matrimonio si sfascia e non hai più nemmeno le forze per godere dell'abbraccio cinico-edonista delle bella vita? Cosa fare anche quando di anni ne hai 40 (poco più o poco meno) e la tua vita scorre scorre scorre nel binario tetro della mediocrità, senza la famosa svolta che pensavi, che ti meritavi? "La vita è un racconto di un idiota, pieno di rumore e furia, privo di significato" - così fà dire Woody al suo narratore, parafrasando il Macbeth di Shakespeare. Ma quando tutto sembra perduto, quando ogni analisi ontologica sul senso della vita sembra scartata, ecco il guizzo (questo si, tipicamente alleniano) di tornare alla pura ciarlataneria: la chiromanzia.



 

Il film scorre leggero e pacato. Nessuna smitragliata di gag come in Basta che funzioni, nessun landscape da cartolina come in Vicky Cristina Barcelona ma nemmeno nessun pessimismo in stile leopardiano come in Match Point. Lo stile di Allen è minimale, invisibile ma non per questo meno potente. Tornano gli appartamenti cuniculari dove riprende l'andi-rivieni dei personaggi come in una scena teatrale, torna il piano sequenza quasi insopportabile nelle scene di schizofrenia casalinga e torna Londra. Non solo abbiamo bisogno di un'illusione per regolare la nostra vita, ma se decidiamo di rimuoverla, la vita stessa perde sapore, consistenza, o come avrebbe detto Lacan, perde la sua juissance, il suo godimento. E nonostante tutti ci prendiamo gioco delle cartomanti, degli oroscopi e quant'altra forma di spiritualismo fast-food, nè siamo inevitabilmente condizionati ed è impossibile tirarci "fuori dal gioco" (si anche quando la tua veggente fa le sue previsioni con le carte da poker bevendo whisky!).

Molti hanno detto che questo film non fa ridere. Che Woody Allen avrebbe bisogno di una pausa (forse "eterna") e che tutto sommato il suo cinema torna a tritare gli stessi soliti ingredienti esistenziali. Woody è un vecchietto e non lo nasconde:"Non c’è nulla di positivo nell’invecchiare. L’ho sempre trovato un argomento schifoso e non c’è niente di buono anche se intorno circola un grande business: avrai apparecchi acustici, difficoltà di digestione, crampi e molto altro" - e ancora - "Sono profondamente contrario alla morte". Qualcuno di voi dirà:"Ah, il solito vecchio cinico Woody A.." - nient'affatto. Dire che Woody Allen è un cinico è come dire che Bruce Lee è un picchiatore da balera. Il suo non è il cinismo liberal-qualunquista di Striscia la notizia o Zelig che ha creato un esercito di sò-tutto-io illusi di poter giudicare la sporca realtà con un distaccato super-occhio cinico. Allen non si distacca dalla realtà ma è nella realtà più di chiunque altro. Il cinico-televisivo guarda la realtà dal "di fuori" così da metterne in ridicolo gli aspetti futilì, illogici, banali che la strutturano (parafrasando uno show di Paolo Migone - "Cosa fa mia moglie di domenica mattina? Mi porta all'Ikea!"). Woddy Allen fa esattamente il contrario: ci mette nei panni di chi si pone domande esistenziali (di chi vuole appunto "distaccarsi" dalla realtà banale, futile ecc.) per farci tornare dentro la realtà di tutti i giorni, da cui siamo irrimediabilmente legati ("domenica mattina mia moglie si voleva suicidare perchè secondo lei la vita non ha senso. Io devo ancora capire il senso di Ikea, figuriamoci quello della vita!"). E' vero, sono ormai decenni che Woody applica questo schema ma se ancora tutti non l'hanno afferrato, beh, è bene che continui ad insistere insistere insistere.    

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