martedì 30 novembre 2010

Italia: la "Grande Guerra" del ddl Gelmini

"C'è grossa crisi, grosso egoismo. Qui non sappiamo più, dove stiamo antanto su questa terra. Miagoliamo nel buio.." - le parole di Quelo, risuonano in questi giornipiù efficaci che mai. Che ai resti di Pompei preferivamo i culi delle veline, già lo spaevamo. Ma che il valore della cultura fosse svilito e umiliato pubblicamente, questo no, non me l'aspettavo. Mi viene in mente la scena dell'ultimo film di Sophia Coppola, Somewhere, Leone d'Oro a Venezia. Un'annoiata star di Hollywood si reca in Italia per ricevere il famigerato "Telegatto" e a chiamarlo sul palco c'è una tiratissima Simona Ventura e un decadente Nino Frassica. "Grazie per" - non fa in tempo a finire la frase che parte un gigionesco stacchetto, con Valeria Marini nei panni della subrette siliconata. Ecco come interpretano la cul-tura italiana all'estero.



"Siamo un paese culturalmente sconfitto" - diceva a ragione Nichi Vendola. Sì perchè il corteo a cui ho partecipato oggi, quello al 99% pacifico degli studenti contro il ddl Gelmini, è la punta-senza-iceberg dell'Italia che ancora s'indigna. Che s'indigna non perchè gli piace andare a spasso fra "canne e chitarre", ma perchè studia, s'informa, critica e di conseguenza reagisce. Perchè così dovrebbe essere. Come per gli amanti di The Dreamers di Bertolucci, il cui cammino privato alla scoperta della sessualità sfocia e si dissolve in quello pubblico-sociale. Un sasso vola all'interno dell'abitazione in cui i tre stanno per morire soffocati dal gas: si apre un buco, si scende in piazza.

E siamo "culturalmente sconfitti" due volte: Uno, perchè il decreto passa lo stesso; Due, perchè trasformano la nostra protesta culturale in barbarie. Ma la vera "barbarie" è stata il volo mortale di Mario Monicelli, che mi ha offuscato la notte e congelato il risveglio. Poi ha piovuto tutto il giorno. Marciando ho ripensato al finale de La Grande Guerra dove ritroviamo simbolicamente il Vittorio Gassman de I Soliti Ignoti (che era finito "a lavorare" in cantiere) e l'Alberto Sordi di Un eroe dei nostri tempi (finito in polizia dopo numerose fallite truffe). I due personaggi sono ancora le due facce dell'italiano di oggi: una coraggiosa, leale, patriottica; l'altra facilona, opportunista, del "chiagn'e fott"("piangi e fotti").



La fine è la stessa per entrambi: dopo tante gag, la morte. Ma io non ci stò (alla morte, non alle gag!). Insieme allo switch-off del digitale terrestre, sta avvenendo lo switch on delle coscienze critiche. Di quelli che non seguono più le telenovelas su rete4, ma le series in lingua originale sul pc; di quelli che s'informano sulla rete e non solo sulle tv generaliste; di quelli che hanno imparato a dire "immigrato", e non "extra-comunitario"; di quelli che vanno meno allo stadio e più al cinema; di quelli che non sono nè compagni nè camerati nè colleghi, ma si sentono essenzialmente cittadini del mondo. Del nostro mondo.

 E in tuttociò: dopodomani mi laureo! Alla faccia di quello che dice che "sono fuori corso". 5 anni di piano di studi, e 5 anni d'iscrizione. Dopo il triennio mi sono preso un paio di anni sabbatici dove ne ho combinate di tutti i colori, ma iscritto alla magistrale sono arrivato "in corso" alla prova finale. Divertirsi e studiare si èuò fare: alleluja! In ogni caso, per chi ama solo divertirsi vi aspetto alle 10,30 circa per una sbornia mattutina in mio onore (e della "cul-tura"). Don't forget!

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