La famiglia felice di Salvatores è un piatto ghiotto, primaverile, al pepe verde. Per esaltarne il gusto, consigliamo 3 raffinati abbinamenti cinematografici:
Mediterraneo (1991)
Dopo quasi un vent'ennio dall' Oscar, Salvatores torna ad interrogare il mare. In passato partendo da una remota isola dell'Egeo, oggi direttamente dalla testa, anch'essa remota, di Ezio (Fabio De Luigi), uno scapestrato autore di Milano. La fantasia, foglio bianco dell'esperienza, è il vero protagonista di questo film che "si" racconta con allegria e disnvoltura. Alla larga le masturbazioni da cinefìle, possiamo godere con tutta la famiglia una storia corale palesemente finta e proprio per questo più accattivante, perchè più onesta. Così ritroviamo un argentato Abatantuono (sempre con la battuta pronta) e scopriamo un sornione Fabrizio Bentivoglio e una piacevole Valeria Bilello (da Mtv a Salvatores non è mica male).
Hero (Zhang Ymou, 2002)
In entrambi i film il cromatismo è prepotente. In Happy Family giallo, rosso, verde, ma anche beige e blu cobalto. Puntuali come in un set televisivo ma equilibrati come in un quadro di Kandiskj, i colori coinvolgono tutti gli elementi dell'inquadratura: abiti, pareti, pietanze, comparse. Per il regista di Hong Kong servivano a connotare i netti punti di vista narrativi dei suoi personaggi. Qui invece i "piani-colore" si intersecano e il gioco di connotazione fotografica ad un certo punto salta. Qual'è la realtà, qual'è la finzione?
La Rosa Purpurea del Cairo (Woody Allen, 1985)
Uscendo dallo schermo di un piccolo cinematografo del New Jersey, il personaggio Tom (Jeff Daniels) si innamorava della sua spettatrice (Mia Farrow). Dal guizzo geniale di Allen alla sua massificazione hollywoodiana, il passo fu breve. Anche Ezio s'innamora di Caterina (Valeria Bilello) con la differenza che è stato lui stesso a scrivere il suo personaggio. Onanismo? Si: ma lavoro manus mentis (di mani e di fantasia). Scoprire la finzione è cosa ormai abusata, ma vivere accettando il "reale" della finzione stessa è decisamente più cinematografico (ecco il perchè di tanti sguardi in macchina). Così come il personaggio de La Rosa alla fine si confrontava col suo attore alter-ego nella realtà, osserveremo attraverso lo sguardo di Salvatores la "materia di cui sono fatti i sogni" rischiando anche una prematura fine del film...
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