domenica 24 aprile 2011

A Pasqua col Machete

Machete
Usa, 2010
Regia: Robert Rodriguez










Dopo Pasqua l'unico a risorgere dalle ceneri sarà Danny Trejo e il suo machete. Robert Rodriguez ce l'ha fatta: trasformare un trailer da quattro soldi in un vero lungometraggio. Si perchè come a cena, prima viene l'antipasto (un finto teaser apparso in Planet Terror), poi seguono i piatti da portata che si chiamano Steven Seagal, Robert De Niro e Jessica Alba. Tutti radunati dal crudele regista texano per un carnevale noir sotto il sole del Messico.




Le immagini di Machete - identiche in tutto a quelle del 2007 - vengono incollate fra loro con uno spruzzo di colla narrativa e via col gioco. Come nel più avanzato dei plug&play, il film si autoinstalla nell'immaginario dello spettatore tarantiniano e formatta ogni byte di verosimiglianza. Loading...
Il gioco parte con un prequel degna dei migliori anni'70 con una corsa mortale in automobile, teste mozzate, bambole mozzafiato e melodramma latino. Anni dopo. Machete il rinnegato, l'eroe bastardo ha un ultima chance per assaporare l'adrenalina del passato, per redimersi ed esorcizzare la tragedia familiare. Tradimento! Budella come corde - boom! - sesso, tequila e sorrisi elettorali - boom! - lame e sangue e rivoluzione e boom! Benedetta rivoluzione.

Suggerimento di lettura: guardate a Machete come un dipinto informale di Pollock o Burri, lasciatevi suggestionare dalla giustapposizione dei colori, dal ritmo visuale, da quelli che Bellour chiama "choc percettivi": uno spruzzo di sangue, il fuoco diabolico di un esplosione, il canion di rughe della faccia di Trejo. E' li forse che risiede il valore artistico di tutta un'operazione che se presa in maniera letterale rischia di diventare la solita trashata da nostalgico del brutto. Rodriguez, come Tarantino o Snyder, hanno fatto del visuale il paradigma stilistico su cui misurare e veicolare contenuti che vanno aldilà del così detto "tema del film". Insomma: fuck the story and think to the rest.

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