venerdì 7 gennaio 2011

La Bellezza del Somaro

La Bellezza del Somaro
Italia, 2010
regia: Sergio Castellitto








Qualche risata me la sono fatta. Quando alla scena dello schiaffo, gli scurrili gemelli due file avanti a me, hanno gridato all'unisono - "Si, così impara sta sgallettata!" - qualche risata me la sono fatta. La coppia Mazzantini (scrittrice) e Castellitto (attore/regista) torna in scena dopo il successo di Non ti muovere (2004), senza bissarlo. Eppure, qualche risata me la sono fatta. Quando a Natale si ripropone la formula cinematografica dei Parenti Serpenti, l'alchimia comica funziona sempre. E poi i temi cari al così detto "nuovo" cinema italiano: il confronto generazionale, la crisi sociale, l'incontro con l'Altro e l'amore, l'amore, l'amore. Qualche risate comunque me la sono fatta, grazie ai riferimenti pepati alla psicanalisi Lacaniana che (anticipando il vostro commento) ha interessato soltanto me e una manciata di post-strutturalisti fanatici del Grande Altro.
Si, insomma, cos'è che non funziona in questo film? - Non funziona la forma. Esempio: scegliere P.I.M.P. di 50 Cents come colonna sonora da abbinare alle scene di confronto generazionale (in cui ovviamente compare il ragazzo di colore, tanto per foraggiare il buon vecchio stereotipo de "l'hippopparo nigga"). Ebbene, come sapete, non solo 50 Cents non è minimamente una popstar di riferimento della cultura pseudo-sinistroide a cui viene associata la giovane protagonista del film, ma la canzone in questione risale al 2003...otto anni fa! E non serve certo un esperto in sociologia per sapere che ormai le generazioni e le tendenze di riferimento cambiano ogni 2-3 anni e che la scelta di una colonna sonora del genere rivela un fallito upgrade degli autori con i codici di quella generazione chiamata "digital born" (nata sotto il segno del digitale). Ma qualche risata me la sono fatta lo stesso: gli scazzi familiari, la pungente saggezza senile, le sexy-gag all'italiana. Un microcosmo di caricature alquanto abbozzate dell'Italia Berlusconiana, all'interno di una cornice rustica che ricorda quella di Io Ballo da Sola di Bertolucci (senza l'ingenua sensualità di Liv Tayler ahimè). Isomma, un film il cui motto ricorda il luttazziano - "L'Italia è un paese di stronzi: lo sò perchè sono uno di loro" - non ci farà uscire dal piagnisteo del cinema nostrano perchè non è formalmente credibile. Qualche risata però me la sono fatta.

Esco dalla sala perplesso: perchè tutti ridono alla scena della torta in faccia e nessuno per la battuta su Il Settimo Sigillo di Bergman? E' proprio vero sto diventando un sociopatico d'essai e nessuno ha il coraggio di dirmelo. Ma forse è meglio così, come diceva Nanni Moretti, mi troverò sempre a mio agio nelle minoranze.Poi, ciondolando fra un lampione e l'altro, torniamo a casa mano nella mano.

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