Oggi andare al Cinema è come andare in Autogrill. Entri per dare una rinfrescata al tuo immaginario e vieni avvelenato da merci inutli (il costo dei pop-corn in Italia è il più alto d'Europa!). I "non-luoghi" li definiva Marc Augè. Devo fare qualcosa...
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"Woody e Buzz sono tornati!" - Così aprirà la brochure di qualche laccato videoloneggio per catturare l'attenzione dei bambini. Ma Toy Story 3 non è un film per bambini, o meglio solo per quelli che hanno visto La Grande Fuga, The Ring e Il mio amico Totoro. Si dice che i bambini nati dopo il 2000, in piena era digitale, svilupperanno un cervello diverso da noi brontosauri semi-analogici. John Lasseter, deus ex machina di Pixar e Toy Story, sembra smentire questa ipotesi: la sua verve è sempre freshhh.
"Cioè calcola che Toy Story 3 a na certa m'ha fatto piange" - Così esordirà la teenager di turno durante l'ora di buco di matematica. Suspance+Sorpresa+Scioglimento = Commozione. Questa formula (che ho appena inventato sotto l'effetto delle mie letture notturne su Hitchcock) può essere applicata con una buona dose di creatività e di virtù critica: Toy Story 3 ne è l'esempio. In questo film la morte veste i panni di un orsetto dal sapore di fragola. Ma sempre di morte si tratta e ci fa piangere subito prima di farci ridere di nuovo. Poi la vita continua...
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10 minuti di pubblicità non-stop. Dopodomani comprerò un servizio di cavatappi firmato e non saprò il perchè.
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