venerdì 20 aprile 2012

Diaz di Daniele Vicari: "Un meccanismo c'è ma l'hanno messo bene nascosto"

Pastoso, accecante e viscido: il film di Vicari sulla mattanza alla scuola Diaz è questa melassa di immagine-emozione che ti impiastriccia il cervello, rovinandoti il sogno. Al botteghino due ragazzi comprano pop-corn-e-coca-cola: come mangiare durante una cagata di gruppo.
***
Diaz è questo: un grande affresco di merda e sangue, poetizzata attraverso il linguaggio filmico, e per questo ancor più fetido e pungente. Vicari lo sa. Nasconde le fonti (riportate nei titoli di coda) e preme sulla forma. Ma come dice il Colle: "Un meccanismo c'è, è l'hanno messo bene nascosto".
***
Barcellona, 11 anni dopo Genova. Vaghiamo in cerca del notturno per l'aeroporto e c'imbattiamo in una discussione su manifestazioni,violenza-non-violenza, G8, polizia e blackbloc. "Se bruciano le macchine è giusto che vengano picchiati" e "Non dico i pacifici, ma quelli che fanno casino". Dopo 11 anni "il meccanismo" è ahimè ancora ben nascosto. Nell'opinione comune Genova è stato un fatto brutto ma in fondo in fondo qualcuno se lo meritava, perchè qualcuno se l'era cercata. Spiego all'amico che la legge, non è mai Legge, ma semplicemente Una legge e che siamo esseri-di-diritto in un mondo di "casi" che decretano l'autorevolezza o meno del nostro agire.

***
Vicari tenta di svelare il meccanismo, concentrandosi sul pathos e sui profili psicologici dei capi, non tanto dei celerini. Loro, sbirraglia fascistizzata, sono un ammasso di caschi blu e manganelli: acusmatici, nascosti. Svelare il meccanismo: la ricerca del casus belli, la trasfigurazione mediatica, le infiltrazioni, la violenza psicologica e verbale dello Stato/Polizia. Cose note a chi c'era e chi c'è, ma ancora non entrate nel senso comune. Che un calciatore finga di cadere a terra per accentuare un fallo, quello si, lo sappiamo e lo accettiamo. Diaz riesce a giudicare il potere, non le persone.


Un film hardcore, in un tempo in cui movimenti e cultura Hip Hop dovrebbero tornare alleati.



giovedì 5 aprile 2012

Adagio: Beppe Grillo e l'Ideologia di Grillorama



"I giornali vivono di finanziamenti pubblici. Falli smettere". Era lo slogan del banner di Kindle sull'homepage di Beppe Grillo.it. Ulp! - esclamai - twittando la citazione a @partitopirata, che ritwittò a sua volta. Era il 27 Marzo 2012 e su Repubblica.it si parlava di "spaccatura sul web e resa dei conti" fra i grillini. Presi un pezzo di legno, vi feci uno smile e infilai 2 chiodi: "c'è molta crisi, molto egoismo per Beppe" - sogghignai.

***

Si chiama Capitalismo Etico e si basa sull'aumentare il potere d'acquisto di una merce inserendo un surplus di godimento-etico. Tutti sappiamo che la pubblicità non vende solo una merce ma un surplus: uno status-symbol, un'idea, un'emozione che genera godimento. Con il crollo delle ideologie, si è affermata una nuova ideologia della non-ideologia e con essa un nuovo tipo di surplus. Esso si basa sul principio che si possa essere altruisti acquistando bèni privati. Commercio Equo&Solidale, prodotti bio, collette alimentari e devoluzioni "a sostegno di". Iniziative certo lodevoli che nascondono un particolare: utilizzano come rimedio (il capitalismo) lo stesso sistema che ha causato il problemi (sempre il capitalismo). Il nostro è un godimento al negativo e proprio per questo più efficace del godimento "normale": godiamo della privazione del nostro denaro a fin di bene. Capitalismo Etico.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...